«Sulle pensioni trattiamo» Ma arriva il no della Cgil di Roberto Giovannini

«Sulle pensioni trattiamo» Ma arriva il no della Cgil «Sulle pensioni trattiamo» Ma arriva il no della Cgil Roberto Giovannini ROMA Una consapevole apertura politica dei Ds sulle pensioni nei confronti del governo? Un nuovo fronte aperto dal leader della Quercia nei confronti della Cgil e della «rete» di Sergio Cofferati? Fatto sta che ieri ha destato vivissime polemiche a sinistra l'anticipazione di una intervista di Piero Fassino a L'Espresso. Un'intervista in cui il segretario dei Ds si dice pronto al confronto con il centrodestra sulle riforma delle pensioni: e ricorda che «i cittadini vogliono che si dicano lutti i no necessari, e noi ne abbiamo detti molti, ma anche che si dicano dei si per evitare difficoltà che si scaricano sulla vita quuiioiana». Va da sé che le dichiarazioni di Fassino hanno provocato un vero vespaio di reazioni. Nel merito, ma soprattutto nel metodo, che evidentemente prefigura un confronto su un tema tanto sensibile come quello della previdenza col centrodestra. Quasi una risposta positiva all'invito (apparso ieri sull'Avvenire) del portavoce di Forza Italia Sandro Bondi di rilanciare il dialogo tra Casa delle libertà e Ulivo, allargando il confronto dai temi istituzionali a quelli economico-sociali, a partire dalle pensioni. E una nuova bacchettata a Sergio Cofferati e a chi osteggia negoziati stringenti con governo e maggioranza. Non a caso è stata immediata e durissima la replica della Cgil, che parla di «tragico errore». Critiche anche dalla Uil e dall'Ugl, mentre per adesso la Cisl si chiude in un significativo silenzio. Nel merito, Fassino nell'intervista è davvero molto esplicito: «Vogliamo affrontare il tema delle pensioni, dobbiamo allungare il tempo dell'età pensionabile, conseguenza delle maggiori attese di vita». Un allungamento ch^ dev'essere fatto su base volontaria, con incentivi ai lavoratori affinché rinviino nel tempo il pensionamento. Secondo Fassino, l'Ulivo non sta aspettando il 2006 ma si sta muo- vendo fin da ora, avanzando proposte su tutti i terreni. E sulle pensioni, ricorda come ci sia «un pezzo di società ancora vitale» e che bisogna «incentivare chi lo desidera a restare in attività», una riforma questa «che avrebbe un beneficio sulla gestione della spesa previden¬ ziale. E rafforzare il sostegno ai fondi pensioni e alla previdenza complementare senza smantellare la previdenza pubblica». Circa la disponibilità a votare anche una riforma delle pensioni proposta dalla Casa delle libertà, Fassino osserva - anche qui in polemica con Cofferati - che il centrosinistra non è mai stato «un'opposizione massimalista che dice no a qualsiasi cosa venga dal governo indipendentemente dal contenuto». «Non appartiene alla nostra storia, ci opponiamo o votiamo sì - sottolinea il segretario dei Ds - non in base a un pregiudizio o per legittimare Berlusconi, ma a seconda se una legge è utile o dannosa al Paese. Se è utile s'approva, se è dannosa - conclude Fassino - la si combatte, dov'è lo scandalo?». A caldo, dal sindacato di corso d'Italia giunge una risposta a muso duro. «Fassino non tratti con il governo Berlusconi sulle pensioni: sarebbe un tragico errore». Per Beniamino Lapadula, responsabile delle politiche sociali della Cgil, «una disponibilità dell'opposizione a trattare questo tema rappresenterebbe una sorta di soccorso rosso nei confronti della fallimentare politica economica del governo che ha bisogno soltanto di far cassa ancora una volta sulla pelle dei lavoratori». Dai Ds, Cesare Damiano ribadisce: «Nessun allungamento dell'età pensionabile: una scelta volontaria e incentivala del singolo lavoratore a proseguire nell'attività lavorativa». Il segretario confederale Cgil Morena Piccinini definisce prospettiva «preoccupante» un dialogo tra i partiti sulle pensioni. E un altro dirigente di prestigio. Paolo Nerozzi, dice che «non è tempo di discutere né di riforme istituzionali né di pensioni, ma di lavoro, difesa dello Stato sociale e di tutela dei salari». E se il numero due Uil, Adriano Musi, definisce le parole di Fassino «sorprendenti e superficiali», il leader dell'Ugl Stefano Celica parla di intervento «fuori luogo e intempestivo». E la polemica continua, con i commenti critici di Marco Rizzo, dei Comunisti Italiani, e.di Paolo Ferrerò, di Rifondazione. Dal centrodestra, il capogruppo forzista al Senato Renato Schifani si chiede «con chi deve parlare la maggioranza dopo ciò che sta accadendo nella sinistra. All'ombra dell'Ulivo è iniziala una guerra senza quartiere, che fa venire a galla le clamorose lacerazioni interne all'opposizione». E uno degli esperti di previdenza della Casa delle libertà, l'economista di Forza Italia Renalo Brunetta, chiede a Fassino di votare la risoluzione sulle pensioni degli azzurri all'Europarlamento. Intanto, il viceministro dell'Economia Mario Baldassarri rilancia il meccanismo di incentivi al rinvio della pensione contenuti nella delega del governo, pur mantenendo un'incertezza sull'entità del bonus. In pratica, un lavoratore medio con un reddito di 2,5 milioni di vecchie lire al mese potrebbe avere un bonus pari al 3307o (ovvero i contributi sociali) se decidesse di rimanere al lavoro una volta maturato il diritto ad andare in pensionelpotesi che non dispiace al leader cislino Savino Pezzotta, che però chiede approfondimenti. Il segretario delia Quercia «Si deve allungare il periodo lavorativo su basi volontarie perché sono migliorate le attese di vita» Polemici i sindacati salvo la Cisl: «E un tragico errore» Il viceministro Baldassarri offre un bonus del 33 0Zo per chi resta

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