E Fassino sbottò: solo io contrasto Cofferati

E Fassino sbottò: solo io contrasto Cofferati MILLE DIVISIONI E L'OMBRA DELL'EX SEGRETARIO CGIL. CASSATA L'IDEA DI UN'ASSEMBLEA DEI PARLAMENTARI SULLA GUERRA E Fassino sbottò: solo io contrasto Cofferati Il segretario Ds ai «colleghi» di Pdci e Verdi: voi state sempre a lisciargli il pelo retroscena Maria Teresa Mélf ROMA AL vertice dell'Ulivo, naturalmente, lui non c'è ma è come se ci fosse. Se ne parla il meno possibile, però quando lo si fa scattano i nervi. Lui, è ovvio, vista la sede, è Cofferati Sergio, il Cinese che dice "no" al confronto con la maggioranza, il Cinese che è diventato l'assillo di Piero Fassino. «Nessuno di voi lo contrasta si lamenta al summit il segretario ds - nessuno gli replica, gli dice come stanno le cose... lo faccio solo io...». Scende il silenzio, dopo quello sfogo, e qualcuno nella sala si scambia questa confidenza: «Il dramma è che Piero spesso gli risponde, e alla fine gli dà ragione». Cala il gelo anche quando il leader della Quercia perde le staffe con i colleghi del pdci e dei verdi: «Ma dove volete andare voi con questo Cofferati...state sempre lì a lisciargli il pelo». E ancora all'ex segretario della Cgil e al suo rapporto stretto con tutto l'arcipelago della sinistra non ufficiale sta pensando sicuramente Fassino quando propone un forum con 1 movimenti. «Dobbiamo stringere dei rapporti con loro - spiega - perché sennò continueranno ad attaccarci». Secca, e alquanto maliziosa, la replica di Arturo Parisi: «Piero, penso che questo sia un problema tuo, che devi gestire tu». «Va bene; ho capito», sospira il leader ds. Ma la verità è che Cofferati, in quel consesso, è un problema un po' per tutti. E' un problema che lui definisca, seppur in confiden¬ za, «confuso e contraddittorio» il documento finale del vertice. E' un problema anche per Francesco Rutelli e Parisi che, come Fassino, vogliono andare a vedere le carte della maggioranza sulle riforme. Propone allora Parisi, per dare un pizzico in più di anti-berlusconismo alla posizione dell'Ulivo: «Si potrebbe costituzionalizzare il conflitto d'interessi». Il pdci Marco Rizzo e il verde Alfonso Pecoraro Scanio sono d'accordo. Fassino si lascia andare sulla sedia e rephca: «Sarebbe come dire che non si vuole andare al confronto sulle riforme». Obiezione accolta. Anzi si decide che il tema dei conflitto d'interessi non può essere impugnato come una pregiudiziale ultimativa (benché poi, in conferenza stampa, Rizzo dica l'esatto contrario). E si va avanti. A lavorar di lima? No, di accetta. Perché dal documento inviato il 30 dicembre da Fassino e Rutelli agli altri leader scompare il tema della legge elettorale. C'era scritto che si voleva il mantenimento dell'attuale sistema, ovvero del maggioritario. Verdi, pdci e Udeur si oppongono. Parisi e Rutelli fanno resistenza. «Ma come facciamo a elùninarlo, non si può», dice 0 presidente della Margherita. Si può, si può. Lo dimostra Fassino: «Di fronte a queste resistenze, togliamolo», osserva il leader ds, con l'occhio rivolto,alla sua minoranza intema. Che altro si' può edulcorare? C'è quella frase del documento originale che non va bene, è eccessiva: perché dire che il candidato premier va indicato sulla scheda elettorale? Meglio depennare perché da lì all'elezione diretta 0 passo è breve. E come dice Rutelli, quasi immaginando una futura sconfitta: «Quelli, con la maggioranza che hanno e il premier eletto direttamente, ci fanno cappotto». Ma lo sdi Enrico Boselli si oppone: allora io voto contro. Non si può fare: ci vuole l'unanimità a tutti i costi. Giunge, provvido, il compromesso: più genericamente, il candidato «va indicato al Paese». Messi finalmente tutti d'accordo, non si può rischiare di rompere l'unanimità di qui a qualche giomo. Perciò l'assemblea dei parlamentari dell'Ulivo sulla guerra viene "cassata". Quplla sulle riforme? «Vediamo, seguiamo le procedure, se ne occuperanno i capigrup- pò», spiega quanto mai vago Rutelli. E più d'uno al vertice capisce che potrebbe slittare all'infinito anche quell'appuntamento. Ovviamente, lì dentro, si litiga pure su "dialogo sì, dialogo no". Dice Fassino: «Io credo che il Polo stia facendo un bluff: le riforme sono solo un diversivo per nascondere il fallimento del govemo. Ma noi, comunque, dobbiamo aprire il dialogo e andare a vedere il bluff». Parisi è d'accordo sul dialogo, non sul bluff: «Il centrodestra - afferma - vuole fare la riforma e vuole fare quella più favorevole alla maggioranza». Boselli rincara la dose: «Caro Piero - dice - il govemo non fa finta. Vuole la riforma più favorevole e più popolare tra gli italiani». Verdi e comunisti non vogliono sentir parlare di dialogo. Boselli replica loro: «Eppoi come glielo spieghiamo a Ciampi? Comunque, se non apriamo il confronto quelli faranno la riforma a maggioranza, quindi ci sarà il referendum confermativo che noi perderemo. Vi sia chiaro». E Rutelli? Si barcamena tra i contendenti. Con il terrore che Cofferati dica con parole più forbite quello che Fabio Mussi dice in toscanaccio: «Il dialogo con il Polo? E' come il gioco del randazzo: noi gli diamo il culo e loro ci danno il...». Ma intanto le prime parole che rompono l'unanimità del vertice, suscitando prima lo stupore e poi l'ira di Fassino e Rutelli, le pronuncia Rizzo in conferenza stampa: «Sono d'accordo con Cofferati: il dialogo con questa maggioranza è impossibile». Ancora il Cinese. C'è solo uno nel centrosinistra che non ha questo assillo. E' quel Clemente Mastella che spedisce a Fassino e Rutelli una lettera in cui ricorda che «giungono a scadenza alcuni importanti consigli d'amministrazione» (Inps, Impdail, ecc), perciò, ammonisce, non pensate di metterci solo «vostri rappresentanti». Su questo, è il suo invito, ci vuole una discussione «seria e riservata» nell'Ulivo. Per Mastella, il Cinese può ben attendere. «Bisogna stringere dei rapporti con la piazza, altrimenti continueranno ad attaccarci». Parisi: «È un problema tuo» Mastella: sarebbe più importante occuparsi di alcuni consigli d'amministrazione in scadenza

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