Solo il giovane Faud può far arrestare chi l'ha massacrato di Angelo Conti

Solo il giovane Faud può far arrestare chi l'ha massacrato IL MAROCCHINO AL QUALE HANNO TENTATO DI MOZZARE LA MANO Solo il giovane Faud può far arrestare chi l'ha massacrato I carabinieri hanno individuato il gruppo di spacciatori tra i quali si nasconde chi l'ha aggredito: tocca al nordafricano identificarli Angelo Conti I carabinieri hanno le idee sempre più chiare su quanto accaduto a Faud Salih la notte di Capodanno. Esiste una ricostruzione dei fatti, c'è un movente per la crudele amputazione del^ la mano (il furto della droga), è stata individuata una ristretta cerchia di persone fra le quali si nascondono i trafficanti che l'hanno aggredito. Ma, a questo punto, diventa assolutamente importante l'atteggiamento del ferito: è lui che, riconoscendo i feritori sulle foto segnaletiche che i militari gli sottoporranno probabilmente già oggi, potrà giustificarne l'arresto ed un eventuale rinvio a giudizio per il reato di lesioni personali gravissime (pena prevista da 6 a 12 anni). D'altronde, proprio l'altro ieri, congedando il console marocchino a Torino che era stato a trovarlo, Faud si era detto disponibile ad aiutare i carabinieri a identificare i suoi aggressori «di persona od in fotografia». Ne avrà dunque la possibilità. Stamattina, infatti, Faud Salih sarà dimesso dalle Molinette. I mihtari lo interrogheranno subito dopo, questa volta in caserma, e gli verranno sottoposte le foto segnaletiche dei sospettati: dalle risposte dipende il futuro dell'inchiesta ed anche quello di Faud. Se il ragazzo dovesse continuare a mantenere un atteggiamento omertoso, i carabinieri hanno già annunciato di volerne chiedere l'immediata espulsione dall'Italia (come prevede la legge), anche se il ferito potrebbe tentare di ottenere un permesso di soggiorno sostenendo la T-^cessità di «cure sanitarie specialistiche» impossibili nel suo paese. Un atteggiamento non collaborativo potrebbe inoltre giustificar'e un provvedimento da parte del pm Valerio Longi in relazione all'ipotesi di favoreggiamento. Per intanto, comunque, confidando in una svolta collaborativa, i carabinieri proporranno al giovane marocchino una sistemazione abitativa protetta (probabilmente fuori Torino), anche per escludere eventuali contatti con i trafficanti che lo hanno ferito e che potrebbero tentare di intimidirlo oppure di comprarlo come hanno già tentato di fare nel corso di un blitz nel reparto del professor Solini alle Molinette. Dal quartiere San Salvarlo, dove è nata e si è sviluppata tutta la storia, arrivano intanto altri particolari, relativi soprattutto all'arma usata per compiere la mutilazione. I maghrebini che hanno assistito all'episodio l'hanno descritta usando un termine che in italiano è traducibile con «spada», anche se ha dimensioni inferiori a quelle del tipo che noi comunemente associamo agli spadaccini od ai guerrieri medioevah. La «spada» usata per mutilare Faud sarebbe un'arma appuntita e tagliente, di buone dimensioni e di peso consistente (come ha confermato anche il medico legale). L'avrebbero vista in tanti, quella sera, considerato che l'amputazione è stata preceduta da un inseguimento lungo la via Bèrthollet e poi sotto i portici di via Nizza fino all'altezza della profumeria Cocchis. Questo spadino arabo sarebbe comunque usato, nell'ambiente maghrebino, anche per sfregiare i rivali, in virtù della sua punta acuminata e tagliente. C'è dunque il sospetto che l'intenzione dei quattro aggressori fosse, almeno all'inizio, soltanto quella di tagliare il volto del pusher che li aveva traditi impossessandosi di eroina non sua, e che l'amputazione sia stata soprattutto conseguenza della rabbia maturata durante il lungo inseguimento. C'è un altro aspetto, intanto, da chiarire nel caso Faud. I carabinieri si stanno chiedendo per quali ragioni il giovane marocchino non sia stato subito espulso all'inizio di dicembre, subito dopo aver finito di scontare la pena detentiva alla quale era stato condannato per direttissima del Tribunale di Torino. Proprio la sua nonespulsione ne avrebbe poi favorito il rientro nel giro della droga di San Salvarlo. E' intanto emerso che il periodo di detenzione del giovane marocchino nella «terza sezione» del carcere delle Vallette fu particolarmente turbolento, contrappuntato da falsi tentativi di suicidio e da episodi di autolesionismo, portati a termine per indurre i sanitari ad autorizzare il suo trasporto al pronto soccorso di un ospedale o per ottenere più elevati dosi di farmaci ansiolitici (che in carcere vengono spesso ridotti in polvere e poi sniffati come fossero cocaina). Faud Salih, in ospedale dopo il difficile intervento per riattaccargli la mano

Persone citate: Cocchis, Faud Salih, Valerio Longi

Luoghi citati: Italia, Torino