In Piemonte e in Toscana il cacao all'italiana

In Piemonte e in Toscana il cacao all'italiana UNA GRANDE TRADIZIONE CHE VIVE TRA AZIENDE, MUSEI E KERMESSE In Piemonte e in Toscana il cacao all'italiana Gigi Padovani RACCONTANO i giornali ottocenteschi di Torino che quando il vento soffiava dalla Valle di Susa il profumo di cacao investiva le prime case di via Dora Grossa (oggi via Garibaldi) per richiamare ragazzini a frotte. Fu in quella zona che nel 1826 Pier Paul Caffarel trasformò la conceria in una fabbrica dolciaria. E dal 1865 incominciò a produnre il gianduiotto, il famoso cioccolatino torinese a base di nocciola. Chi oggi voglia ritrovare {uei profumi d'antan, alla ricerca di siti cioccolatosi simili al )arco «più dolce del mondo» in Pennsylvania, non la molte possibilità. Inutile cercare un viale della Nutella ad Alba o una piazza dei Baci a Perugia, come la Chocolate Avenue di Hershey. Il profumo, però, sì: sotto le torri medievali della capitale delle Langhe si alternano folate al mentine Tic-Tac o coinvolgenti zaffate nutellose. In attesa che la Ferrera realizzi una Kinderland o una Nutellopoli delle Langhe ogni anno 8 mila fortunati ragazzini delle scuole visitano il più grande stabilimento dolciario italiane (3500 dipendenti) ad Alba, mentre sono circa duemila quelli che a Novi Ligure si intrufolano nel quartiere generale della Elah-Dufour-Novi, tra metri di toffe cubik (la mou nata nel 1909) che ha riunificato in un moderno impianto tre storici marchi del Novecento. A pochi chilometri, un altro marchio famoso, la Pemigotti. E come dimenticare, nel distretto dolce piemontese, la Val Pellice? Tra None e Lusema San Giovanni ci sono i capannoni di Caffarel, Streglio e della più recente Domori, con le amare rarità create dal «guru» del cacao, Gianluca Franzoni. A San Sisto, piccolo centra a pochi chilometri da Perugia, si trova invece l'unica galleria privata dolce visitabile tutti i giorni (tranne sabato e domenica), cioè il «Museo storico della Perugina», aperto dal 1997 (è della multinazionale Nestlè). Chi invece voglia dedicarsi agli artigiani del cacao, non ha che l'imbarazzo del gusto: a Torino il maestro cioccolatiere emergente è Guide Gobino, mentre in Toscana fa furori tra gli appassionati la «Chocolate Valley» dei più famosi d'Italia, da De Bondt di Pisa (vicino alla stazione) ad Amedei di La Rotta (Pontedera) a Mannori di Prato a Catinari di Agliana (Pistoia): le loro tavolette saranno in mostra dal 24 gennaio nella rassegna «Cioccolatosità» di Monsummano Terme. Tappa siciliana d'obbligo, tra un monumento barocco e l'altro, è invece l'Antica Dolceria Bonajuto di Modica. Dopo le abbuffate inventate da «Eurachocolate» (a Perugia in ottobre e a Roma in marzo) e il «CioccolaTò» sotto la Mole dal 6 al 23 marzo, la riscoperta del «cibo degli deb conquisterà anche - dal 27 al 2 febbraio - 220 librerie d'Italia: si potrà degustare praline o leggere uno dei 100 volumi al cacao. Come scriveva Oscar Wilde : «U solo mezzo per liberarsi dalla tentazione è cederle».