Il Cavaliere: così diventa una corsa a ostacoli di Ugo Magri
Il Cavaliere: così diventa una corsa a ostacoli LE REAZIONI DEL POLO AL DOCUMENTO DELL'OPPOSIZIONE Il Cavaliere: così diventa una corsa a ostacoli Bossi: comunque sia, ora ja sinistra la devolution la dovrà trangugiare retroscena Ugo Magri ROMA NON è dato conoscere con quali esatte parole Silvio Berlusconi, già di umor nero per essersi dovuto occupare di certe beghe forziste nel suo ultimo giorno in Sardegna, abbia commentato le proposte di riforma targate Ulivo. Ma dev'essere stato un giudizio decisamente aspro se il suo portavoce Paolo Bonaiuti (che di regola ingentilisce tutto) ieri sera manifestava apertis verbis «delusione». Sì, «perché alla porta che noi avevamo aperto, la sinistra risponde piazzando paletti tali da trasformare il cammino verso le riforme in una corsa a ostacoli». Tra quanti hanno avuto modo di colloquiare col premier circolano espressioni che non sarebbe corretto mettere in bocca al Cavaliere, ma certo ne descrivono lo stato d'animo, tipo: «Fassino e gli altri, o ci sono, o ci fanno. Non si rendono conto che in questo modo favoriscono solo la vittoria di Cofferati? Sarebbe un juaio». Di sicuro, ciò che più la infastidito Berlusconi è il preambolo del documento ulivista, quelle tre condizioni indicate come prioritarie per avviare un dialogo. «Hanno ritirato fuori il conflitto d'interessi», è lo sfogo che si raccoglie nell'entourage del premier, «rinverdito dalla tesi secondo cui la proposta Frattini non va bene quale base di partenza. Ma come, loro non lanno fatto nulla per anni quando erano maggioranza, e adesso si accorgono che del conflitto d'interessi addirittura non si può fare a meno per avviare le riforme?». Poi c'è quel richiamo al pluralismo televisivo che, se si dà retta ai fedelissimi del premier, non promette nulla di buono: «Se prima di fare insieme le riforme dobbiamo metterci d'accordo sulla Rai e dintorni, va a finire che non torniamo più a casa...». Ma la vera «polpetta avvelenata», come la definiscono dalle parti di via del Plebiscito, è l'altolà alla devolution: «Sembra studiato apposta per fare incazzare Bossi». Il leader della Lega non ha deluso le aspettative. «Quelli sono contrari alla devoluzione, ma se la dovranno trangugiare», ha annunciato in tarda sera alla Padania. Aggiudicandosi la palma della replica più sprezzante. Bossi ha soggiunto: «Da quel che mi dicono del documento ulivista, è la controprova che con la sinistra non si saprebbe neppure con chi trattare, tanta è la confusione sotto le stelle». Sandro Bondi, portavoce di Forza Italia, la pensa esattamente come il Senatur: «Se questo è il risultato massimo di unità e di capacità riformatrice dell'Ulivo, non c'è confronto possibile». In Casa delle libertà, peraltro, c'è pure chi fatica a escludere ogni speranza di dialogo. Anzi, il minimo comune denominatore di parecchi interventi è parso quello di lasciare aperto uno spiraglio, se non altro per dare l'impressione che a negare il dialogo sia la sinistra e non la destra. Si considerino i commenti di Renato Schifani, presidente dei senatori azzurri: «L'Ulivo mette paletti e alza cortine fumogene):, è l'incipit, ma «siamo comunque disposti a discutere serenamente in Parlamento». Altro partito, altro capogruppo, quello dei deputati di An Ignazio La Russa: «Pur nell'aridità delle proposte uliviste, ci sono alcune novità che vanno segnalate, quali l'indicazione formale agli elettori del candidato premier e la possibilità per il presidente del Consiglio di proporre lo scioglimento delle Camere». Proposte, se si dà retta a La Russa, «che avrebbero lasciato aperta la porta ad una minima speranza positiva se non fossero state accompagnate da premesse irricevibili». E purtuttavia, «dobbiamo essere responsabili». Inutile dire che i centristi della maggioranza sono al tempo stesso i più delusi e i più speranzosi poiché loro (diversamente da Berlusconi e da Fini) un dialogo a tutto campo lo vorrebbero davvero, e non solo per fare bella figura agli occhi di Carlo Azeglio Ciampi. Ecco dunque il ministro Rocco Buttiglione annotare che «da un lato ci vengono dati indici di contenuto interessante, con i quali sarebbe possibile raggiungere un'intesa feconda»; ma poi «si annunciano pregiudiziali difficilmente comprensibili e, se capiamo bene, inaccettabili». Insomma, se venissero accantonate, secondo Buttiglione (ma lo fa intendete pure La Russa) ci sarebbe già materia sufficiente per negoziare. Buttiglione: «Da un lato ci danno contenuti interessanti ma annunciano pregiudiziali poco comprensibili e inaccettabili»
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