Rutelli: caro Cofferati adesso abbiamo una proposta sola

Rutelli: caro Cofferati adesso abbiamo una proposta sola I: E' ANDATA MOLTO, MOLTO Rutelli: caro Cofferati adesso abbiamo una proposta sola I leader del centrosinistra: anche Ciampi aveva chiesto di avviare la discussione. L'idea del "preambolo" gli è venuta pochi giorni fa «Nessun paletto ma solo un contesto ampio, dal conflitto alle tv» colloquio Fabio Martini ROMA CON il Cinese che da giorni sparava sul quartier generale. Con le spalle esposte al fuoco amico, non era semplice uscirne. Ma ora che le telecamere sono spente, ora che è finita quella conferenza stampa che si era caricata di così grandi aspettative, Francesco Rutelli può ritirarsi nelle sue stanze ai Santi Apostoli. E può rilassarsi: «E' andata molto, molto bene...». I politici, tutti i politici, hanno sempre l'interesse a spacciare ottimismo, ma Rutelli sembra soddisfatto per davvero. Anche se il dubbio resta intatto: la sortita di Cofferati non continua a condizionarvi? Rutelli resta impassibile e chiama in causa il Colle: «Il Capo dello Stato ci ha fatto un richiamo e noi abbiamo fatto una proposta». Una pausa e poi scandendo bene: «Questa è la proposta dell'Ulivo, di tutto l'Ulivo. Chiaro?». Insiste Rutelli: «Quella di Cofferati è stata una reazione fisiologica, ma io il termine trattativa non lo userò mai. Cofferati potrà pure dire: non mi fido. Ma intanto noi siamo uniti e abbjamq una posizione politica chiara. Da oggi i problnmi sono del centro-destra: chiaro?». Còme dire, senza dirlo, ma facendolo capire: chi, come Cofferati, si rifiuta al confronto con la maggioranza, disattende le esternazioni di Ciampi. E l'ex segretario della Cgil sappia che i partiti del centrosinistra hanno trovato una proposta unica. Certo, una piano che è un minimo comun denominatore, «perché tra di noi - riconosce Rutelli - c'è chi vuole il presidenzialismo, chi il proporzionale, ma alla fine l'Ulivo ha trovato una posizione chiara». E Rutelli fa una scommessa: «L'assemblea di tutti i parlamentari dell'Ulivo? Avrà molto da discutere, ma immagino che non ci saranno particolari problemi. Il terreno è arato». Sono le cinque della sera e sono rimasti pochi funzionari nel piccolo appartamento dell'Ulivo che si affaccia su piazza dei Santi Apostoli, la piazza della festa del 21 aprile 1996, la piazza nella quale Romano Prodi e Walter Veltroni - senza aspettare Massimo D'Alema - squillarono la tromba della vittoria. Nelle stanze c'è un clima intimista e il Rutelli ringalluzzito racconta di aver «iniziato alla grande il 2003: ho avuto anche un grande successo sportivo. Cose che a me capitano soltanto a Natale. O il primo aprile!». A golf? A tennis? Rutelli sorride: «A Mercante in fiera». Ora Rutelli scherza, ma i primi giorni del 2003 per lui sono stati complicati assai. Da una parte Cofferati e Flores d'Arcais che gridavano al tradimento: con Berlusconi non si tratta e in ogni caso i problemi sono altri. Dall'altra i partiti più piccoli - Verdi, Pdci, Udeur - tornati diffidenti verso qualsiasi tipo di premierato. In qualsiasi salsa: svedese, inglese, israeliana. E a complicare il guazzabuglio c'era da governare mille spinte divergenti. Il monito di Ciampi. Lo spauracchio per l'Ulivo di restare con il cerino in mano e dunque con la colpa del nulla di fatto. Il terrore di dover affrontare, in caso di forfait unilaterale, un referendum unico e doppio su presidenzialismo e federalismo. Con molte probabilità di perderli entrambi. Come uscirne? Ad un certo punto, quando le buone idee sembravano al lumicino, due giorni fa a Rutelli è venuta in mente la trovata del "preambolo". E ne ha parlato con il suo principa- Ìe sodale di questa stagione: 'iero Fassino. «Perché non facciamo precedere la nostra proposta di riforma istituzionale da un cappello nel quale diciamo che si deve discutere prima di conflitto di interessi e di monopolio informativo?». L'idea del preambolo è piaciuta a Fassino anche perché consente di consegnare il cerino nelle mani di Berlusconi. Quei paletti sono un'assicurazione sulla vita? «No, non chiamiamoli paletti - dice Rutelli - quello che proponiamo è un contesto: il processo di riforma deve avere ,in cima la risoluzione di questi due problemi essenziali: conflitto di interessi e monopolio informativo». L'astuzia rutelliana sarebbe questa: se il centro-destra rifiuta il preambolo, la colpa del flop si può cercare di scaricarla su Berlusconi, Fini e Bossi. Ma può anche accadere il contrario: se il Polo apre uno spiraglio su un solo aspetto - per esempio il Cda Rai - l'Ulivo può giocarsi l'apertura con i movimenti guidati da Cofferati. Un grimaldello per riaprire il dialogo lo indica Paolo Gentiloni, la mente più fine del rutellismo: «Sarebbe interessante se si riaprisse un dialogo sulla legge che stabilisce i criteri di nomina del Cda Rai». In altre parole: se cam- bla la legge, salta anche il Cda. Senza bisogno di sfiduciare apertamente Antonio Baldassarre. Ora Francesco Rutelli respira, ma esce da settimane difficili e un periodo altrettanto complicato si apre. Anzitutto dentro la Margherita. Per quasi due anni Rutelli ha potuto giostrare su tre forni: quello dei prodiani, quello dei popolari di Marini e quello dei popolari di Castagnetta Da qualche settimana i prodiani di Parisi e di Santagata si sono riavvicinati al nemico storico Franco Marini e ora le due ali della Margherita sono in posizione critica rispetto al piglio presidenzialista di Rutelli. E proprio in queste ore si sta consumando un trasloco altamente simbolico e inimmaginabile soltanto pochi mesi fa: Franco Marini sta lasciando la storica sede di piazza del Gesù e chi si è offerto di ospitarlo? Nientedimeno che Arturo Parisi. Prima di Natale Parisi si è visto con Marini e gli ha proposto: «Perché non venite nella ex sede dei Democratici?». E Marini, gongolante, ha accettato. Proprio in queste ore gli ex popolari stanno sgombrando il primo piano del palazzo di piazza Gesù che avevano ereditato dalla de e che ora torna all'Università della Sapienza. Un piano che senza enfasi si può definire storico: vi si trova la sala della Direzione de nella quale per decenni si sono affrontati Moro, Fanfani, Rumor, Cava, Forlani, De Mita. Il trasloco di Marini in casa Parisi non può non aumentare la diffidenza di Rutelli. Che però in queste ore si gusta il successo tattico incassato ieri, che segue l'adozione del nuovo regolamento per i gruppi, approvato nelle settimane scorse: «Certo - dice il coordinatore dell'Ulivo - quel regolamento non è una Smart, ma ora abbiamo una procedura». E Gentiloni chiosa così l'ennesima giornata di passione del suo amico Francesco: «Dopo una fase di grandi problemi, da un mese 1 Ulivo ha imboccato la strada dei piccoli passi: regolamento per i gruppi, proposta sulle riforme, Non è il grande Ulivo che tutti continuiamo a sognare ma è un passo avanti rispetto all'Ulivo-caciara...». «Questo 2003 è iniziato benissimo anche in campo sportivo Ho stravinto a Mercante in fiera» I leader della Margherita Francesco Rutelli v 6

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