Toro, adesso servono 4 mesi da Champions di Roberto Condio
Toro, adesso servono 4 mesi da Champions SOLTANTO UN RITORNO MIRACOLOSO PUÒ SALVARE UNA SQUADRA TENUTA IN VITA DALLA MEDIOCRITÀ DELLE RIVALI DIRETTE Toro, adesso servono 4 mesi da Champions Roberto Condio TORINO Diciamo subito che se in coda questo fosse un campionato «normale», con i suoi miserrimi 8 punti messi assieme in 15 giornate il Toro sarebbe già morto e sepolto. Invece no: può ancora legittimamente sperare di sopravvivere perché al di sotto del limite della decenza ha trovato la compagnia di altre quattro disperate e la quota del quint'ultimo posto ( 12 punti) si è pertanto abbassata a livelli record. Di fatto, il salvagente granata finora è stata la mediocrità altrui. È pensabile che Como, Reggina e Piacenza non se la scrollino di dosso; l'Atalanta sembra invece ragionevolmente pronta a cambiare passo. In tal caso, o crolla una delle squadre che adesso stanno ben più su (il Modena?) o il Toro, per sfangarla, deve mettersi a correre come non fa ormai da un anno intero (appena 5 vittorie nelle ultime 29 partite di campionato). I conti sono presto fatti. Per garantirsi la permanenza senza puntare troppo sulle disgrazie della concorrenza servono almeno 37-38 punti. Mancandone ancora 29-30, i granata dovrebbero viaggiare fino al 25 maggio a una media da Champions League. Fantacalcio, o quasi. Soprattutto per una squadra che ha raccolto il primo punto negli scontri diretti soltanto l'altro ieri in casa contro l'Atalanta, in uno spareggio da vincere a ogni costo. Servirebbe un miracolo, insomma. Anzi, quattro mesi e mezzo di miracoli. Renzo Ulivieri non la vede proprio così, un po' per convinzione, molto per dovere: «Servirebbe che una partita ci girasse bene - dice il tecnico granata -. Che riuscissimo finalmente a vincere. Io ci credo ancora nella salvezza, per forza. Ma l'importante è che ci credano i giocatori. E questi ragazzi hanno bisogno di un sorriso, di risultati che premino il lavoro e i progressi che stanno facendo in campo. Io sono sempre li a dare punture, a pizzicare questo e quello, e la squadra devo dire che mi sembra ancora viva, gioca, ha qualità. Però, se non si vince mai...». E il Toro non vince da due mesi anche perché, nonostante ore e ore passate in settimana a sudarci sopra, sulle famose «palle inattive» continua a prendere gol e a non farne. «Ci lavoreremo ancora - assicura Uliveri -. Per le reti subite, vale la storia della coperta corta: ci siamo organizzati meglio sul primo palo e adesso becchiamo sul secondo. Davanti, invece, cominciamo finalmente a creare occasioni: Vergassola due volte contro la Roma, Delli Carri e Comolto contro l'Atalanta hanno sfiorato il gol dopo corner o punizioni. Prima non ci capitava nemmeno questo». Il Toro non vince semplicemente perché segna meno di tutti. Ma nemmeno la sterilità di Lucarelli, i due ruggenti ingressi a metà partita di Ferrante e la povera impressione fornita nelle ultime tre partite da Sommese e Magallanes, teorici supporti dell'unica punta, fanno cambiare idea all'Ulivo. «Questo Toro due attaccanti non è in grado di reggerli se non in certe occasioni, magari contro chi difende a uomo. Finora ho scelto Lucarelli perché è l'unico che sa attaccare gli spazi, perché ho bisogno di uno grande e grosso che mi prenda palla quando siamo costretti a lanciare alto. Ma con me ogni martedì tutti ripartono da zero». Per Empoli, dunque, caccia aperta al posto. Non solo per lo scalpitan- te Ferrante, ma anche per Conticchio, fuori da un mese. «Era calato, si è ripreso - dice Ulivieri -. Lui è uno serio, di quelli che mi stanno simpatici: lavora, sta zitto, tiene sempre la testa sul manubrio ed è bravo. Merita molto, mi è spiaciuto tenerlo in panchina». In panca sabato potrebbe tornare intanto il redivivo uruguaiano José Franco, che ieri dopo l'allenamento a Orbassano ha pranzato tutto solo in un angolino ma che l'ambiente granata sta aspettando quasi come un messia. Un po' come i rinforzi che non arrivano. Mazzola butta li che se tutto dovesse andare bone potrebbe esserci un annuncio in settimana, ma la situazione appare più che mai caotica fra le sparate di Cimminelli e Romero che contraddicono o quantomeno complicano le mosse del responsabile del mercato, i «no» che continuano a piovere e i soldi che sono quelli che sono, cioè pochi. I nomi in ballo? Bilica e Dellas, Castroman e Tomic, Manfredini e Savoldi i più credibili. Ma un «progetto» è un'altra cosa. Ulivieri insiste: «Non reggiamo le due punte» E il mercato langue fra le contraddizioni ^ Ili 1 Mezzano (al centro) festeggia con Vergassola e Castellini il gol del pari con l'Atalanta
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