«Morto per mille promesse» di Fulvio Milone

«Morto per mille promesse» «Morto per mille promesse» Centinaia di persone al funerale di Salvatore Fulvio Milone NAPOLI Sulla bara bianca la madre ha messo un modellino di macchina da corsa e un pallone. «Li desiderava tanto, la Befana è arrivata anche per lui», piange la donna. Racconta che Salvatore era solo un bambino, che ancora sognava i giocattoli. Un bambino, in realtà, cresciuto troppo in fretta, andato a morire in strada sabato scorso, ucciso da un poliziotto in borghese a cui voleva togliere la moto con una pistola finta. Con lui c'era un complice, un diciassettenne per il quale i giudici del tribunale dei minori hanno convalidato l'arresto. Ieri, ai funerali, il parroco Francesco Minervino ha detto parole di speranza ma anche di denuncia sul degrado della periferia napoletana: «Possiamo risollevarci, non dobbiamo avere paura delle tante situazioni che ci tengono prigionieri. In questi quartieri il bene è impriogionato e non non sappiamo più chiedere perdono». Ma paura e rabbia serpeggiano fra le centinaia di coetanei venuti qui a dare l'ultimo saluto al loro amico. Dicono che Salvatore non era come lo descrivono in questi giorni, un tipo tosto nonostante l'età, una sorta di malavitoso in sedicesimo. No, descrivono il ragazzo come uno dei tanti che vivono in questa periferia malata, uno che alla scuola alternava il lavoro di apprendista falegname. «Chissà che cosa gli è passato per la testa sabato sera», si chiedono. «Salvatore assassinato da mille promesse e da mille assassini», è scritto su un cartello attaccato ai cancelli della chiesa Maria Santissima Annunziata. Poche parole che fotografano la rabbia e la sfudicia della gente di Secondigliano, che si sente sola e abbandonata e ha paura per i propri figli, sedotti da modelli che fra questi casermoni di cemento si rifanno solo alla malavita. «Quanti tredicenni morti ammazzati ci saranno in queste strade dimenticare da Dio e dallo Stato?», chiede uno zio del bambino morto. Che aggiunge: «Io non voglio giustificare il gesto del ragazzo. Ha sbagliato, ma anche lui è una povera e fra poco domenlicata vittima di un sistema che non funziona». Centinaia di persone seguono il feretro dopo la messa. Il corteo attraversa strade che di notte diventano, attraversa il rione-giungla della 167 che al calare del sole si popola di tossicomani in cerca del pusher. Ragazzine con fasci di fiori bianchi parlano del poliziotto che ha ragito alla rapina: «Noi non sappiamo la verità. Se tutto è successo all'improvviso possiamo solo piangere. Ma se l'agente ha avuto anche un solo istante per riflettere, allora vogliamo giustizia perchè quell'uomo si è sporcato le mani di sangue e va trattato come un assassino».La verità sulla morte di Salvatore la conoscono solo in due; il poliziotto che ha sparato e un ragazzo di 17 anni, Thomas, il complice del ragazzo, ferito in modo lieve dallo stesso proiettile che ha ucciso l'amico. Ieri il giudice del tribunale dei minori Raffaella Esposito ha convalidato il suo arresto.

Persone citate: Francesco Minervino, Raffaella Esposito

Luoghi citati: Napoli