I prof severi che davano lezioni di vita

I prof severi che davano lezioni di vita I prof severi che davano lezioni di vita «Registro» riceve una lettera: «Buono è il professore che è in grado di trasmettere il piacere della cultura al proprio allievo, offrendo continuamente stimoli ed entusiasmo: così leggevo su "Il registro" della scorsa settimana. Condivido, senza passione non si ottengono mai risultati significativi. Premetto che non ho figli, quindi non sono coinvolto direttamente, ma comprendo che la scuola oggi sia cambiata e anche parecchio. Si intuisce già solo leggendo questa rubrica. Ma vorrei ritomare sul professore ed il suo molo. Quando ero al liceo io, primi Anni 70, c'erano ancora tanti insegnanti vecchia maniera. Quelli insomma che la cattedra ce l'avevano già ben prima del '68 e a cui il '68 non aveva fatto né caldo né freddo. Intendo dire che erano duri e severi a tal punto che, in corrispondenza dell'ultimo trimestre, interrogavano a raffica, continuamente in ogni materia. Un reale bombardamento: orale, scritto, e poi c'erano i foglietti, dieci frasi dieci minuti. Fioccavano i due. Il terrore era tanto che ad aprile stavo col cappotto in classe perché, per la paura di sbagliare una interrogazione e finire a settembre, mi si era abbassata fin la temperatura corporea. Altro che compiti annunciati, interrogazioni programmate, diritti dello studente. Non esisteva nulla di ciò. Dopo tanti anni quei terribili professori ancora li ricordo. Con affetto. Mi hanno dato molto: ma non trasmettevano solo la loro incredibile cultura né mi hanno lasciato solo aride nozioni. Mi hanno insegnato a vivere, a comportarmi, a rispettare i miei compiti ed i miei impegni. Credo a crescere. Ogni tanto sono ritornato a trovarli a scuola. Erano veramente felici di vedermi ed io non ero certo mai stato il primo della classe. Quando sono andati in pensione con un paio di loro sono rimasto in contatto. Non mi vergogno di dire che ho pianto quando se ne sono andati: con loro se n'è andato un pezzo di me». ni.low@libero,lt