Gm: crediamo nel rilancio Fiat e la sosterremo in ogni modo

Gm: crediamo nel rilancio Fiat e la sosterremo in ogni modoIN TRE SEDUTE I TITOLI HANNO GUADAGNATO IL 19,407o. DOMANI NUOVO VERTICE DELLE BANCHE Gm: crediamo nel rilancio Fiat e la sosterremo in ogni modo Wagoner: è un marchio forte, la nostra collaborazione è destinata a durare a lungo Le azioni ordinarie del Lingotto recuperano un altro 7,407o e toccano quota 9,27 euro Paolo Baroni TORINO Fiducia nella Fiat. Lo dice la Borsa, dove il titolo recupera un altro 707o, e da Detroit lo conferma General Motors. «Vogliamo che il rapporto con la Fiat vada avanti», ha dichiarato ieri John Devine, direttore finanziario e numero due del gruppo di Detroit. «Crediamo fortemente che il marcino Fiat sia forte - ha aggiunto come è stato in passato, e che possa esserlo anche in futuro. Crediamo ha insistito - che la Fiat raggiungerà il punto di svolta». Ancora più esplicito il presidente Richard Wagoner: le joint-venture vanno avanti - ha confermato - e Gm continuerà la cooperazione a lungo tennine con Fiat, che «sosterrà in tutti i modi possibili». «In questo contesto - ha aggiunto siamo molto interessati che la Fiat abbia successo nel suo piano di ripresa lasciandosi alle spalle la pressione che ora è su di essa». E il piano Colaninno? Wagoner oppone un secco «no comment». Che Devine spiega usando praticamente le stesse parole impiegate nei giorni scorsi dai soci italiani per commentare le voci: «Non abbiamo ricevuto nessuna proposta da Roberto Colaninne, né siamo stati contattati da suoi rappresentanti. I nostri piani per Fiat quindi sono invariati». RIMONTAIN BORSA. Apiazza Affari i titoli del gruppo del Lingotto intanto continuano la loro risalita: nelle prime tre sedute dell'anno hanno recuperato il 19,460zó e, dopo aver toccato a fine anno un minimo di 7,7 euro per azione in seguito al declassamento del rating arrivato dall'agenzia di valutazione intemazionale Moody's, ieri sono tornati sopra quota 9 euro. Già in apertura del mercato, mentre l'intero listino arrancava, le azioni del gruppo facevano segnare un rialzo del 4,50Zn. Col passare delle ore l'incremento si è fatto più consistente sino a toccare a metà mattinata quota 9,24 (-t-7ro). Una breve frenata nel pomeriggio e quindi nuovo sprint in finale di giornata. La chiusura della Borsa fissava le ordinarie a quota 9,269 euro (9,115 il prezzo ufficiale) con un rialzo del 7,39 per cento. In aumento anche i volumi di scambio: 5,32 milioni di pezzi, contro i 4,49 di venerdì, per un controvalore di 48,5 milioni di euro. Performance positiva anche per i titoli delle holding di controllo: Ifi ■)-7,38"7oeIfil-t-2,890Zo. Le ragioni di questo rally? I dati comunicati nei giorni scorsi dal gruppo torinese, che per il quarto trime- stre 2002 segnalava una forte riduzione delle perdite operative e il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell'indebitamento netto concordati con le banche. E ovviamente, ancora, l'effetto-Colaninno. La nota diffusa venerdì sera a mercati chiusi dall'imprenditore mantovano (che confermava per i prossimi giorni la presentazione di una sua «proposta amichevole») secondo gli operatori di piazza Affari ha alimentato «acquisti speculativi e ricoperture». E il continuo tam-tam giornalistico, ancora una volta, ha fatto il resto. BANCHE E ANALISTI. Con la ripresa dell'attività lavorativa tornano a riunirsi le banche: per domani è in programma un nuovo incontro degli istituti che appoggiano finanziariamente il Lingotto (Banca Intesa, Capitalia, Unicredit e Sanpaolo Imi). L'incontro servirà per un aggiornamento della situazione ed un primo esame dei dati - come detto positivi - del preconsuntivo 2002 di Fiat. Non si parlerà invece dei propositi dell'ex presidente di Telecom Italia. La posizione degli istituti di credito, al riguardo, rimane immutata: il nostro intercolutore resta il Lingotto continuano a ripetere i banchieri sarà Torino, semmai, a sottoporci nuovi progetti e nuovi piani. Con Colaninno nessun contatto diretto. Intanto, dopo quello negativo di Moody's, entro la fine del mese arriverà anche da parte di Standard Sr Poor's il rapporto sulla solidità finanziaria del gruppo. Al di là delle voci e delle indiscrezioni, S&P ritiene sempre valida la possibilità che a partire dal 2004 la Fiat possa esercitare l'opzione put nei confronti di Gm e quindi cedere la restante quota di Fiat Auto. «La sola cancellazione del put, senza altre misure come ad esempio un aumento di capitale avverte l'analista di S&P, Virginie Casin - avrebbe un impatto negativo sul rating Fiat». LA CRISI SECONDO D'AMATO. Sul fronte intemo continuano i commenti. I sindacati insistono nel chiedere più attenzione per i piani industriali mentre il presidente di Confmdustria Antonio D'Amato toma a parlare della crisi dell'auto per negare che questa sia lo specchio del declino più complessivo dell'industria italiana. In una lettera agli imprenditori che viene pubblicata oggi su i/ Sole 24 Ore il leader degli imprenditori afferma che nel nostro paese «non c'è crisi di vocazione a fare impresa. E non è vero che la crisi della più grande azienda italiana, la Fiat, rappresenti la condizione complessiva del nostro sistema produttivo. Ne è vero che essa rappresenti la crisi del capitalismo italiano. È piuttosto - aggiunge D'Amato - la conferma che il mercato ha delle regole alle quali nessuno può sfuggire, neanche un'impresa col peso, la forza, la rilevanza che la Fiat ha avuto in un Paese come il nostro». Per questa ragione occorre battersi e impegnarsi per aumentare la competitività delle aziende. TRE MESI SOTTO I RIFLETTORI

Luoghi citati: Detroit, Torino