Il turismo in OSTAGGIO

Il turismo in OSTAGGIO RE PIÙ' DIFFICILE VIAGCÌ8AIIE TRA GUERRE E FONDAMENTALISMI Il turismo in OSTAGGIO analisi )omenico Quirico OGGI anche la sfrenata fantasia di Jules Verno dovrebbe capitolare, inorridita, nell'immaginare un giro del mondo: la corsa del suo Phileas Fogg finirebbe davanti al kal9Shi)ikov di un. guerrijgliero; sarebbe spezzato dall'insidia silenziosa di una mina : si esaurirebbe .su un aereo dirottato dagli inesauribili becchini di Al Qaida. Nel convulso accalorarsi delle nuove guerre, delle crisi tribali, il viaggiatore ha smarrito ogni segno di intangibilità. Il mappamondo delle terre di Caino, percorse dall'odio e dalla paura, si allarga, straborda. I fondamentalismi, la rabbia per la povertà lasciano pennellate gigantesche, colorano paesi regioni continenti. Antichi paradisi, lo Sri Lanka, l'Africa, dove si faticava a recitare il ruolo di mansueti Robinson, sono sbocconcellati dai massacri; sulle piste dove un tempo correvano spensierati i fuori strada dei turisti arrancano guerrieri e ribelli; antichi monumenti dove le fedi raccoglitevano l'universale silenzio della tolleranza friggono sotto urli fanatici. Il turismo normale, tutto compreso, pacioso e omologato dai programmi, si raggrinzisce all'Occidente. Per azzardarsi nel mondo occorre travestirsi da guerriero, allenarsi alla sopravvivenza. L'avventura il rischio il brivido del furto del sequestro dell'aggressione non sono un fuori programma. Il mondo è pieno di tanti, troppi Niger dove si spera di perdersi nella magia della natura e si finisce invece su una mina assassina. All'inizio del Novecento il pericolo più grande nell'attraversare l'Africa erano leoni e rinoceronti. Oggi dall'Algeria al Sud Africa, si moltiplicano aree impraticabili e rischi mortali. Le setose colline dell'Uganda dove Hemingway cercava tranquillamente vittime per il suo vitalismo muscoloso, sono percorse da bande di guerrieri imbottiti di droghe e a caccia di bottino. Il parco dove Dyane Fosset scrutava i suoi fragili gorilla è scomparso nel tumulto bestiale dei massacri tribali. All'aeroporto di Kigali, in Ruanda, intristiscono, sforacchiati dai proiettili, gli animali impagliati che davano, un tempo, il benvenuto ai turisti. Il Kenya era il simbolo di un'Africa ordinata, lustra come una stampa inglese. Oggi uscire dal recinto dei grandi alberghi, presidiati come caserme, assediate da briganti famelici, assomiglia a un tentativo di suicidio. Perfino in Sud Africa, dove la politica ha finalmente regolato l'orologio sulla democrazia, è vietata una passeggiata in centro: la rabbia per una povertà incancellabile, do- ve l'unica addizione al pianeta dei ricchi bianchi riguarda una esigua minoranza di neri, deve, per ora, accontentarsi di diventare delinquenza comune. Negli Anni Trenta Orio Vergani viaggiò in auto, da turista, da Massaua a Mogadiscio senza agguati imboscate pestilenze: oggi eserciti arrabbiati, eritrei e etiopici, accumulano odio schierate su frontiere ormai invalicabili. Solo un folle si azzarderebbe in Somalia: non c'è più nessuno in questa terra dove si è estinto lo Stato disposto a guardare il vostro passaporto, a darvi un visto, una garazia di sopravvivenza. La Costa d'Avorio e il Senegal erano, l'altro ieri, spot da club Méd: ora sono il paradiso ma per le brochure dei mercenari. Nello Yemen rapire gli stranieri è quasi una industria. E i capiclan stupefatti non riescono a comprendere perchè, ostinati, puntuali, le vittime continuino a affollarsi all'aeroporto. Il turista è diventato un'arma e un ostaggio della guerra. Fino a ieri era l'ambasciatore di un possibile futuro di cui distribuiva magnanimo le prime briciole. Oggi è il simbolo del McMondo che si ostina a farsi ostentatamente desiderare. Incarna, voglia o non voglia, la passione dell'inutile, dell'accessorio, una profanazione dove si lotta per sopravvivere. Rapire un turista, ucciderlo è facile; e dà diritto ad avere spazio nella grande lotta per trasformare il terrore in arma politica. Si arrampicavano in Nepal fino a ieri hippies incorreggibili e scalatori disposti a rischiare la vita appesi agli Ottomila. Ora dovranno guardarsi, molto più attentamente, da Guardie rosse insensibili all'anacronismo, che agitano mitra e libretti colmi di biasimo contro gli occidentali. Dal Marocco all'Indonesia il grande continente del fondamentalismo agita bandiere dove il disordine del mondo è ridotto a uno schema binario: noi e loro, buoni e cattivi, fedeli e infedeli. A Bali e Srinagar, sul Nilo dei Fratelli Musimani, a nessuno importa che i turisti portino lo zaino e non la valigia, rifiutino l'aria condizionata e siano lì «per capire». Arrivano dall'Altro mondo. Questo basta per etichettarli come nemici. In Perù e in Colombia dove il sequestro alimenta guerriglie e traffici privatissimi il turista è merce che vale nulla perchè non può pagare riscatti miliardari. Continenti interi, mezza Africa, squarci interi dell'Asia, nascondono poi sotto un centimetro di terra una insidia che è la manifestazione metafisica della guerra: le mine, assassini silenziosi, insensibili al passare del tempo e al mutare delle alleanze, che uccidono con insensibilità meccanica e non si lasciano intenerire dalle buone intenzioni. Le mete più rischiose a OCEANO GLACIALE ARTICO *^r'- La recente strage di turisti nella discoteca di Bali

Persone citate: Fosset, Hemingway, Jules Verno, Orio Vergani, Robinson