Israele, nuovi mìssili per difendersi da Saddam di Paolo Mastrolilli

Israele, nuovi mìssili per difendersi da Saddam FORZE SPECIALI E AGENTI CIA SAREBBERO GIÀ INFILTRATI PER DARE LA CACCIA ALLE RAMPE DEL RAISS Israele, nuovi mìssili per difendersi da Saddam Riuscito il test per evitare i danni che gli Scud inflissero nella guerra del '91 Paolo Mastrolilli NEW YORK Poche ore prima che i terroristi versassero ancora sangue a Tel Aviv, le forze armate israeliane avevano completato un ambizioso test del sistema di difesa antimissilistica Arrow, a dimostrazione di come il Paese si stia preparando anche alla possibile guerra con l'Iraq. Sempre ieri, infatti, il «Boston Globe» ha scritto che circa 100 membri delle forze speciali americane e 50 agenti della Cia si sono infiltrati nel Paese del Golfo Persico quattro mesi fa, per dare la caccia alle rampe di lancio degli Scud, che in caso di attacco da parte di Washington potrebbero essere usati per colpire ancora lo Stato ebraico. Durante la guerra del 1991 Baghdad lanciò 39 missili contro Israele: solo 2 persone rimasero uccise dagli ordigni, ma altre 72 persero la vita per cause direttamente collegate agli attacchi, come ad esempio malori cardiaci provocati dalla paura. Allora gli Stati Uniti avevano fornito sette batterie di Patriot, per proteggere l'alleato ebraico ed evitare che si facesse coinvolgere nel conflitto, provocando la reazione degli alleati arabi. Quelle difese, però, non furono abbastanza efficaci. Stavolta, in vista della possibile guerra, Washington ha deciso di cofinanziare un sistema di difesa missilistica più efficace, costato 2,2 miliardi di dollari. Tre batterie di Patriot potenziati si trovano già in Israele, e altre due sono in arrivo, ma al centro del progetto ci sono i nuovi missili Arrow, protagonisti del test di ieri. Onesti vettori contano sul sistema radar Green Pine, che offre un preavviso tra 5 e 7 minuti quando viene lanciato un missile ostile, ossia quasi il doppio rispetto ai 3 minuti del 1991. A ciò si aggiunge il sistema Aegis montato sulle navi, e il supporto del nuovo satellite Ofek-5, che è stato lanciato nel maggio scorso e orbita a un'altezza di 230 miglia, al preciso scopo di tenere sotto controllo i Paesi arabi vicini ad Israele. L'apparato di difesa è stato poi completato con l'acquisto di tre sottomarini Dolphin dalla Germania, che con alcune modifiche possono lanciare anche testate nucleari. Gli Arrow hanno la capacità di individuare vettori partiti da una distanza superiore alle 300 miglia, e possono intercettarli e distruggerli fino a 55 miglia di altezza. Sono molto più precisi dei Patriot e ogni batteria dovrebbe essere in grado di monitorare e colpire 14 missili in arrivo. Un primo centro di lancio è stato costruito nella base militare di Palmachin, poco a Sud di Tel Aviv, mentre un secondo si trova nella città settentrionale di Hadera e un terzodovrebbe diventare operativo a breve termine. Il test condotto ieri aveva proprio lo scopo di valutare la capacità degli Arrow di rispóndere ad attacchi multipli. Un missile con testata è stato lanciato in mare dalla base di Palmachin, e ha distrutto il suo obiettivo simulato al computer, mentre altri tre disarmati sono stati sparati per provare il sistema. Secondo il comandan¬ te dell'aeronautica militare, il generale Dan Halutz, la capacità attuale degli iracheni di colpire Israele «è molto, molto limitata». I test, comunque, hanno un doppio scopo: da una parte servono a tranquillizzare la popolazione, dimostrando che le difese sono migliorate rispetto al 1991, e dall'altra servono anche ad individuare gli eventuali limiti del sistema e correggerli. Durante la prima Guerra del Golfo il governo israeliano aveva promesso di non rispondere alle provocazioni di Saddam. Ma stavolta il premier Sharon, pur dichiarando di non volere il coinvolgimento, ha avvertito che si riserva il diritto di reagire a seconda delle modalità e l'entità dell'attacco subito. Ouindi, per evitare che si creino le condizioni di un allargamento del conflitto allo Stato ebraico, la prevenzione assume un'importanza cruciale e così si spiega anche l'infiltrazione in Iraq delle forze speciali americane. Secondo il «Boston Globe» con i commando di Washington si trovano anche reparti giordani, inglesi e australiani: forse sono arrivati in segreto fino a Baghdad. Lo scopo generale della missione è individuare gli obiettivi per la possibile guerra e proteggere i pozji petroliferi. Ma alcuni di quésti ' uomini sarebbero andati apposta nella regione occidentale dell'Iraq, con l'obiettivo di individuare le rampe di lancio che Saddam potrebbe utilizzare per colpire Israele, e disattivarle prima ancora che possa partire il primo Scud. Uomini-rana israeliani sollevati dal mare durante esercitazioni congiunte con forze americane e turche nel Mediterraneo orientale

Persone citate: Dan Halutz, Green Pine