Due navi di Mosca nel Golfo «a tutela dei nostri interessi»

Due navi di Mosca nel Golfo «a tutela dei nostri interessi» NEL CASO Di UN'ESCALATION MILITARE TRA STATI UNITI E IRAQ Due navi di Mosca nel Golfo «a tutela dei nostri interessi» La «Maresciallo Shaposhnikov» e la «Ammiraglio Panteleev» unità antisommergibili, sono partite dal porto di Vladivostok retroscena Giulietto Chiesa SILENZIO ufficiale, ma motori in movimento per la «Maresciallo Shaposhnikov» e per la «Ammiraglio Panteleev». Stanno partendo, forse sono già partite, dal lontano e freddo porto di Vladivostok, alla volta del caldo Golfo Persico, dove la guerra sta per cominciare. La notizia è spuntata fuori all'improvviso, anonima e molto indiretta - a tal punto che Interfax l'ha avuta da Vienna alla fine dell'anno. Nessuno l'ha confermata, e nessuno l'ha smentita, ma risulta da fonti diverse che non è campata in aria. E, in ogni caso, indica che c'è qualcuno, a Mosca, che vuole far sapere che non c'è nessun entusiasmo dalle parti del Cremlino, per la prossima guerra americana contro l'Iraq. Proprio così risulta dalla notizia: la missione sarà di «proteggere gli interessi nazionali della Russia nella Regione nel caso di una escalation del conflitto militare tra gli Stati Uniti e l'Iraq». Il testo rivela subito molti pensieri reconditi. Mosca considera questa guerra come una faccenda degli Stati Uniti e solo degli Stati Uniti. Non fa parte, fioè, della grande lotta contro il terrorismo internazionale alla quale il presidente Vladimir Putin ha finalmente deciso di associarsi con tutta l'anima dopo l'assalto al teatro «Na Dubrovke». E' così che la pensa Putin? Forse la pensa così, forse no. Ma, certo, la pensano così alcuni dei suoi generali e ammiragli, ai quali si può addebitare la notizia della «Shaposhnikov» e della «Panteleev». I quali navigli vanno a «proteggere gli interessi nazionali della Russia» in una Regione che sarà pure non lontana dalle frontiere russe, ma è comunque area di preminente interesse americano, come la Storia e la cronaca lasciano capire. Una terminologia di questo tipo a Washington deve risuonare molto strana, reminiscente di tempi ormai sepolti, quando la Russia, anzi l'Unione Sovietica, pretendeva di ficcare il naso in aree non propriamente contigue ai suoi confini. Una frase cosi dura Vladimir Putin non se la lasciò sfuggire di bocca nemmeno quando i genieri americani, lo scorso inverno, in piena guerra afghana, cominciarono a costruire le loro basi militari in Uzbekistan e in Kirghizia senza nemmeno informare Mosca. Neppure quando inviarono i loro consiglieri militari in Georgia. Che succede, dunque? Succede, con ogni probabilità, che le carte con cui si sta giocando la partita, prima dell' intervento militare, sono ap- parse al Cremlino molto male mescolate. Mosca fa sapere che, con un mazzo truccato, non parteciperà alla partita. In realtà a Mosca sanno perfettamente che perderanno la partita anche senza partecipare al gioco. Quando Saddam Hussein sarà stato fatto fuori, e un nuovo governo insediato su quello che resterà in piedi di Baghdad, chi garantirà alle imprese russe che i debiti irache- ni saranno saldati? A guerra finita quale sarà il governo di Baghdad che, mettendosi una mano sul cuore, terrà fede agli impegni del defunto Saddam, di pagare il debito di 8 miliardi di dollari contratto con Urss e Russia per le forniture di armi? Il negoziato segreto tra Putin e Bush - il «mazzo di carte» - avrebbe dovuto dare al Cremlino almeno una piccola quota di garanzie in materia. Se Mo¬ sca ha deciso, alla fin dei conti, di votare la risoluzione 1441 del Consiglio di Sicurezza dell' Onu - come le veniva insistentemente chiesto da Washington è stato perché le fu spiegato che, altrimenti, non avrebbe visto nemmeno il becco di un quattrino. Ma adesso che la risoluzione c'è, con il voto anche di Mosca, si sarebbe dovuto discutere delle quantità: quanti miliardi di dollari ci garantite, quanti pozzi di petrolio ci concederete, quanti milioni di barili iracheni ci toccheranno, quante e quali saranno le compagnie petrolifere russe che parteciperanno alla spartizione del bottino? Qui le cose si sono arenate, a quanto pare. Se la «Shaposhnikov» e la «Panteleev» sono partite da Vladivostok, per un viaggio che - da solo - estinguerà il budget della marina militare russa, vuol dire che George Bush non ha promesso niente di serio al suo grande amico Vladimir Putin. Per la verità neanche Saddam Hussein si è mostrato conciliante nei confronti di Mosca. Il comportamento di Putin all'Orni non è piaciuto nei palazzi di Baghdad, dove si contano i minuti che restano per dare addio alla vita e non solo alle ricchezze, e dove quindi si pens^ ai destini umani più che al portafogli. Così quando gli emissari della potente Lukoil sono arrivati a Baghdad per trattare un'importante commissione di attrezzature in cambio di petrolio, e prelazioni sullo sfruttamento dei pozzi a lunga prospettiva, il Raiss li ha rimandati a casa senza un foglio di carta scritta. Come dire: se volete fare affari con quegli altri, allora non veniteli a fare da noi. Che, a ben pensarci, potrebbe essere considerata una discreta manifestazione di sicurezza. Comunque sia, Saddam ha amici a Mosca e questo potrebbe spiegare molte cose. Anche il fatto che le due navi si siano mosse. Per quanto concerne il reale significato militare dei movimenti della «Shaposhnikov» e della «Panteleev», non c'è molto da elucubrare. Le due navi sono definite come «antisommergibili». Contro quali sommergibili potrebbero agire? Gli americani non ne hanno bisogno per il tipo di guerra che si accingono a lanciare. I sommergibili iraniani stanno dall'altra parte, e comunque non si muoveranno. I russi vanno laggiù soltanto per far dire e scrivere che loro ci sono, che continuano a contare qualcosa e che vogliono essere tenuti in considerazione. Se Saddam dovesse sopravvivere - cosa del tutto improbabile - quelle due navi saranno la prova che Mosca non lo ha lasciato dèi tutto solo. Le altre capitali arabe sapranno su quale aiuto contare, quando toccasse a loro. L'iniziativa si spiega con il fallimento della trattativa segreta con Bush nella quale Putin chiedeva una contropartita per il via libera al conflitto Il comportamento della Russia alle Nazioni Unite non è piaciuto agli iracheni che hanno lasciato cadere una contrattazione milionaria con la Lukoil I presidente russo Vladimir Putin