Risi: il mio Carlo Sianì, morto di camorra di Fulvia Caprara

Risi: il mio Carlo Sianì, morto di camorra IL REGISTA RIPRENDE IL CINEMA IMPEGNATO CON LA STORIA DEL GIORNALISTA NAPOLETANO DE «IL MATTINO» UCCISO NELL'85 Risi: il mio Carlo Sianì, morto di camorra «Non un "santo", un uomo come tanti che amava Maradona» Fulvia Caprara ROMA Giancarlo Siani aveva 26 anni, lavorava da poco nella redazione centrale del quotidiano di Napoli «Il Mattino» dopo essere stato a lungo corrispondente per il giornale da Torre Annunziata, il paese sotto il Vesuvio dove oggi c'è una scuola che porta il suo nome. Prima di farlo fuori, la sera del 23 settembre 1985, gli assassini lo aspettarono per ore sotto casa dei suoi genitori, sulla collina del Vomero, in Piazza Leonardo. Autore di importanti indagini giornalistiche sugli stretti legami che, dall'inizio degli Anni 80, univano criminalità organizzata, appalti e politica, Siani fu ucciso per ordine dei boss camorristi. La sua colpa, imperdonabile, era stata quella di aver accennato, in uno dei suoi pezzi, a un complesso intreccio di trappole e tradimenti fra cosche apparentemente alleate. La storia di questo cronista pieno di passione e di coraggio sta per diventare un film con la regia di Marco Risi, impegnato in questi giorni nel lavoro di sceneggiatura insieme con Andrea Purgatori e con l'americano Jim Carrington. «E' una vicenda che mi attrae sempre di più - spiega Risi -, perchè presenta versioni ufficiali, acclarate, ma anche altri aspetti riguardanti, per esempio, i finanziamenti che piovvero su Napoli nel dopo-terremoto. E poi ci sono tante persone finite in carcere, ma anche altre che dovrebbero starci e invece non ci stanno». E soprattutto, più forte di tutto, c'è la fine di «una persona che faceva bene il suo mestiere. E se questo, in un Paese che si dice normale, può portare a essere ammazzati, allora è veramente grave». Accantonata la prima idea, ovvero quella di basarsi completamente sul libro dell'autore napoletano Antonio Franchini intitolato «L'abusivo» e edito da Marsilio, Risi sta pensando, in questa fase iniziale della stesura, a una pellicola che non faccia di Siani un «santino» e che non si limiti a «rendergli omaggio con il ricordo». Spiega l'autore: «La chiave di questo film sta nel descrivere Siani a tutto tondo: la passione per il lavoro, ma anche la gentilezza, la simpatia, l'allegria, il tifo per il calcio e per Maradona, l'abitudine di andare alle partite, il legame con la fidanzata». E poi la morte, ovviamente inattesa, anche se, proprio quella sera, la vittima «aveva chiesto a un poliziotto di essere accompagnata a casa...Una cosa come quella la camorra non l'aveva mai fatta prima: i sicari attese¬ ro Siani per tre o quattro ore, li videro in tanti, in una strada che non aveva vie d'uscita, un posto difficile per un agguato». Eppure non si poteva aspettare, l'offesa recata ai boss da quel giornalista con gli occhialini tondi doveva essere lavata subito, l'operazione non poteva essere rimandata. Prodotto con il sostegno di Raicinema, il film, che sarà girato a Napoli e dintorni nella prossima estate, segna per il regista di «Mery per sempre» e «Il muro di gomma», il ritomo, dopo la fase delle commedie («L'ultimo Capodanno», «Tre mogli»), al cinema d'impegno, quello che, in effetti, gli ha dato le soddisfazioni maggiori: «Per me - dice Risi che non ama le etichette - i film d'impegno sono semplicemente quelli fatti bene. Devo dire che, all'inizio, nei confronti di questo progetto, ero molto sospettoso, proprio perchè ritenevo che non fosse facile riuscire a girare, su questa vicenda, un film che, appunto, non fosse solo di omaggio e di impegno». Poi, però, la forza della storia ha preso il sopravvento: «Prima di iniziare a scrivere abbiamo incontrato molte persone per capire se era il caso di andare avanti nell'idea e soprattutto in che maniera». Insieme con Andrea Purgatori che, con Stefano Rulli e Sandro Petraglia, aveva firmato la sceneggiatura del «Muro di gomma». Risi racconta che, alla fine, si è deciso di non limitarsi a seguire solo la strada delle indagini indicata nel libro di Franchini, ma di raccontare proprio come una vita può essere messa in pericolo semplicemente dal momento in cui chi la vive va a toccare certi punti nevralgici di un sistema dominato dalla violenza. E questo senza dimenticare l'aspetto puramente registico: «Sarà un film curioso, anche da quel punto di vista, ho in mente delle cose interessanti». Dice Risi: «Ricordo ancora l'impressione fortissima che mi fece la notizia della morte di quel giovane cronista, un ragazzo aperto, uno che guidava la sua Mehari in maniche di camicia, uno che dalla vita si aspettava tutto tranne quello che gli è successo». «La sua colpa era stata quella di accennare in uno dei suoi pezzi a un complesso intreccio di tradimenti fra cosche Fu ammazzato sotto casa al Vomero, dove i sicari lo avevano atteso per ore. Aveva una fidanzata guidava allegro la Mehari» Una drammatica immagine della uccisione di Carlo Siani nel 1985 al Vomero Marco Risi torna all'impegno

Luoghi citati: Napoli, Roma, Torre Annunziata