Colaninno-Fiat, dubbi dei sindacati di Marina Cassi

Colaninno-Fiat, dubbi dei sindacati FREDDE LA CGIL E LA UIL SMENTITE NUOVE INDISCREZIONI SUL PIANO Colaninno-Fiat, dubbi dei sindacati Marina Cassi TORINO Alla vigilia dell'ennesimo ponte festivo il sindacato ha sospeso per un giorno il dibattito - che venerdì aveva conosciuto una qualche asprezza - sull'ipotesi di sciopero generale per riflettere sul futuro della Fiat mentre ancora il piano Colaninno deve arrivare. E a riprova che il progetto sia ancora tutto da definire ieri è stato lo stesso imprenditore mantovano a smentire le nuove indiscrezioni apparse su il Sole 24 Ore che ieri riferiva di un nuovo assetto di Fiat Auto delineato dal piano in preparazione. Secondo il quotidiano di Confindustria, Fiat spa sarebbe scesa dall'80% al 400A, Gm salirebbe al 40"/) e il restante 200Zo sarebbe destinato alle banche e alla cordata di Colaninno. «Prive di alcun fondamento», cosi ambienti vicini allo stesso Colaninno hanno definito queste notizie. Tornando ai sindacati, va detto che tra Cgil, Cisl e Uil non c'è per ora una posizione comune sulla possibilità di un intervento dell'ex presidente della Telecom Italia nella storica azienda di automobili. Ce chi ò più ottimista, chi più cauto, chi più nettamente negativo. Mentre il leader della Cisl Savino Pozzolta toma a chiedere alla Fiat di «faro chiarezza», il segretario della Firn, Giorgio Caprioli, preferisce «aspettare il piano Colaninno per dare giudizi». Ma analizza: «Il gruppo Fiat ha problemi di sottocapitalizzazione ed è necessario che qualcuno ci metta soldi in più: innanzitutto gli Agnelli, ma anche altri privati». E ammonisce: «Purché questi soldi servano a un rilancio industriale e non a un'operazione finanziaria che miri a profitti di breve periodo». Più possibilista il segretario confederale Cisl ed ex metalmeccanico, Pierpaolo Bai otta: «Quella di Colaninno è una proposta interessante perché rappresenta una novità in un panorama che sembrava statico e anche perché la sua è una cordata italiana o che comunque entra nel gioco con una ipotesi di rilancio». E aggiunge: «È vero che Colaninno ha una caratteristica più finanziaria che industrialo, ma d'altra paito il problema che c'ora stato prospettalo sulla Fiat era prevalentemente finanziario. Insomma un intervento che può essere positivo, ma va verificato sia nelle prospettive di merito sia nella tenuta finanziaria». E secondo Barella Colaninno deve presentare un piano «che garantisca la presenza dell'industria dell'auto in Italia in termini di capacità produttiva, di tecnologie e addetti». Molto più negativo il giudizio del segretario confederale Uil, Franco Lotito che sentenzia: «Colaninno non chiede di finanziare la Fiat, ma di prenderne il controllo con soldi non suoi, cioè vendendo assets della Fiat». Aggiungo: «Vedo preoccupanti somiglianze con l'operazione Telecom». Per Lotito «si profila un grande scontro: gli Agnelli metteranno in campo tutte lo forze di cui dispongono per fronteggiare il disegno di Colaninno». Per il dirigente Uil «il ricordo della vicenda Olivelli non è buono». Infine sfida l'imprenditore: «Se Colaninno ha alle spalle una forza finanziaria dell'ordine che ha prospettato allora lo dica. Non basta chiedere di voler fare l'amministratore delegato della Fiat, ci sono tante cose da chiarire». Sempre mollo negative le valutazioni della Fiom. Il segretario generale, Gianni Rinaldini, polemizza; «In queste ore si sta parlando di tutto, meno che del piano industriale e dell'occupazione in Fiat». E ricorda: «Abbiamo già chiesto un intervento sulla trasparenza e, se questo non dovesse avvenire, nei prossimi giorni decideremo altre iniziative per impedire la totale degenerazione della crisi Fiat». Giorgio Cremaschi rincara la dose: «Si rischia di passare dalla padella alla brace. Per quanto ci riguarda l'esperienza che abbiamo avuto con la gestione Colaninno della crisi Olivetti è stata disastrosa. Alla fine l'unica cosa che era rimasta del gruppo industriale era il titolo azionario». Con un pizzico di veleno nei confronti della Fiom il commento del vicesegretario della Ugl, Renata Polverini: «Dal punto di vista sindacale siamo interessati a valutare il piano industriale, se c'è, di Colaninno: il suo curriculum ci preoccupa di meno visto che non se ne occupò neppure la Cgil quando il ragioniere conquistò bruscamente Telecom». E infila una considerazione negativa: «Per la Fiat serve un forte progetto industrialo mentre ancora oggi siamo fermi agli assetti finanziari che preludono alla spartizione del tesoro dell'ex-impero torinese».

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