Sensori per ascoltare il «cuore» del vulcano di Pierangelo Sapegno

Sensori per ascoltare il «cuore» del vulcano LA PROTEZIONE CIVILE CONTINUA A MONITORARE L'ISOLA Sensori per ascoltare il «cuore» del vulcano A Stromboli continuano le frane, ma ora c'è una maggiore sicurezza. Sirchia: «Basta allarmismi, non è un'altra Pompei» reportage Pierangelo Sapegno inviato a LIPARI UN tempo questo sangue che scende dalla montagna non faceva tanta paura. Tutti quelli di Stromboli dicono che l'hanno ammirato almeno una volta nella loro vita. «E' il nastro sangue», dicono. Anche per noi che lo guardiamo adesso con apprensione ha qualcosa di magnifico nel suo fluire, nel suo rotolare verso il mare facendo nubi di vapore, mentre risplende nei colori violenti del costone, e ribolle e fiammeggia. E'la sua bellezza che attrae e spaventa. E' davvero tutto qui il pericolo di Stromboli? Pure il ministro della sanità Girolamo Sirchia dice che si sta provocando troppo allarmismo, e che «il vulcano non ha mai fatto catastrofi». Mario Pruriti, la guida, rimasto di guardia sull'isola a Ginostra, giura di «conoscerlo bene». In fondo, è un amico, come ripete Antonio Oliva, muratore, un'altra delle sentinelle. Sarà eoa II vulcano è buono. Solo che qualche volta è l'ira dei buoni quella che bisogna temere di più. Oggi tira il vento, e c'è una nuvola che fa come un cappello, una coltre che sovrasta il cono dell'isola e poi si sfrangia allungandosi e sperdendosi sopra il mare. Il boato del cratere si confonde con i rumori del vento. Lame di luce filtrano a fatica spandendo lividi chiarori. Le fratture del costone sono ricoperte da questa cipria grigia, questi colori opachi che rilasciano immagini illividite, che trasfigura¬ no una terra che pare abituata a riposarsi al sole come per ima vacanza eterna. Gli uomini della Protezione civile corrono fra l'erba alta e i cespugli sul versante tracciato di sangue. Bernardo de Bemardinis spiega che «hanno posizionato laprima boa ondametrica», in pratica un sensore per segnalare l'allarme alla gente dell'isola. Quando scatta suonano le sirene, e gli abitanti devono scappare almeno 40 metri in alto, per evitare l'urto di un'altra onda anomala. «L'abbiamo messo a sessanta metri di profondità», dice de Bemardinis. Poi hanno messo gli altri, una rete vera e propria attorno al fumo di vapore che si leva sotto la sciara di fuoco. Hanno montato un faro a Punta La Bronza. Altri sensori sono stati piazzati sul vulcano. E' stato predisposto un piano d'emergenza e rafforzato il controllo attraverso la rete dei simsografi. Il sindaco, Mariano Bruno, se ne ralle¬ gra a nome di tutti: «Finalmente è cominciata l'opera di messa a punto della tanto auspicata rete di monolitoraggio di tutta l'isola che renderà lo Stromboli il vulcano più controllato». Sarà per tutto questo che molti cominciano a sognare di tornare In tutto, nei tre villaggi dell'isola, sono più di cento quelli rimastiavegliare il vulcano, e ogni giorno vanno e vengono altri per controllare la casa e le robe dimenticate, i mobili, gli oggetti, i gioielli, i quadri, i libri, pure una barca magari, ma anche una lettera o una foto, tutte quelle cose che stanno dentro alla nostra vita e che lasciamo in un posto che ci appartiene, proprio come la vita. Bartolo Oliva vorrebbe raggiungere i suoi cugini Antonio e Stefano, che sono rimasti a Stromboli, e dice «beati loro». E anche Gaetano Fumalaro vorrebbe rientrare a Ginostra, come Gianluca Giuffré. Spiega Giufire che non possono «per una questione di logistica. Dobbiamo lasciare alla Protezione Civile la possibilità di lavorare tranquillamente». Ce ne sono tanti come Gianluca, che vorrebbero tornare. L'isola è come una casa, affacciata sul mare, di fronte al mondo. Noi, le nostre, ce le abbiamo sopra gli ingorghi e le piazze. Forse, facciamo più fatica a capire. Bartolo e gli altri sperano che questa attesa finisca presto. «Ojggi abbiamo dìù speranza di ieri. Poi nessuno sa Dene quello che potrà succedere. Ma se la Protezione Civile riesce a lavorare bene, i rischi saranno attenuati per tutti». Con questo, lo sanno bene anche gli esperti, non è che la situazione non sia più critica. Il magma all'interno del vulcano continua a spingere e la lava trova sfogo attraverso le due bocche che si sono aperte su un lato della montagna, con queste due strisce rosse di fiamme e di caldura che la percorrono tutta. Le fratture sono cinque, e una è sotto il livello del mare. Per questo i vigili del fuoco piazzeranno pure una telecamera subacquea per controllarla. Il fatto è che mai un'isola è stata guardata a vista come capita a Stromboli in questi giorni, accerchiata dappertutto, nei suoi fianchi, e da sotto e dal cielo, con dieci elicotteri che ronzano sopra e 15 motovedette e tre navi militari che le girano intomo per mare. Eppure, in questo momento di pace, con il vento che tira e la sua gente che sogna di tornare, nonostante gli ammonimenti di Sirchia e con Maria Mandarino che dice che «se ci fossero anche tutti gli altri oggi sembrerebbe proprio un giorno come gli altri», l'isola mantiene ancora la sua paura incomprensibile, questa vaga sensazione che qualcosa possa accadere e ci colpisca al cuore. Certo, il ministro della Sanità Girolamo Sirchia ha detto che «Stromboli non è Pompei» e ha molta ragione. Ha pure detto che «troppo allarmismo fa più danno del vulcano stesso. Non sono convinto che la situazione di Stromboli sia cosi grave come viene dipinta, perché il vulcano, anche se attivo, non ha mai provocato catastrofi. Alla fine, ci rimette solo il turismo». Può darsi. Però, è anche vero che in molti hanno sottolineato come Roberto Pagliero che «alla fine è andata bene perché il crollo e l'onda anomala sono capitate dopo Natale, quando qui non c'era quasi nessuno. Se fosse successo d'estate, con le case e le spiagge piene di bagnanti chissà quante lacrime avremmo dovuto versare». Un po' d'allarmismo, allora, senz'altro c'è stato. Solo che magari questa volta non è stato del tutto senza fondamento. Ogni tanto, meglio quello del silenzio. Forse ha ragione Pagliero. La verità è che il vulcano buono «è stato gentile». Stato d'allerta anche in Calabria per l'attività eruttiva dello Stromboli. Intanto una circolare della Protezione civile allerta i sindaci della costa tirrenica della Calabria: la caduta di materiale lavico e di detriti dalle pendici del vulcano potrebbe provocare un'onda anomala simile a quella che nei giorni scorsi ha investito le isole Eolie. I e prefetture precisano comunque che non esiste un rischio incombente, ma comunicano come comportarsi se dovesse scattare l'allarme, che sarà lanciato con il rintocco di campane o attraverso il suono di sirene. La colata che ancora scende dallo Stromboli

Luoghi citati: Calabria, Lipari, Pompei