«Non si sorprendano difendiamo la Carta»

«Non si sorprendano difendiamo la Carta» PEPINO (MAGISTRATURA DEMOCRATICA) «Non si sorprendano difendiamo la Carta» intervista Livio Pepino (MLIVIO Pepino, uno dei leader storici di Md, la corrente più combattiva dell'Anm, oggi è in Cassazione alla prima sezione penale, dopo tanti anni passati «in prima linea» a Torino. Dalla presidenza di Magistratura democratica, componente di maggioranza dell'associazione delle toghe italiane. Pepino replica agli attacchi del centrodestra dopo la decisione annunciata da Bruti Liberati di presentarsi alle inaugurazioni dell'anno giudiziario con una copia della Costituzione in mano. Soprattutto, Pepino trova «sorprendente» che sia stata definita una iniziativa provocatoria, perché i magistrati sono tenuti ad essere soggetti proprio a quel testo varato nel 1948. Consigliere Pepino, anche lei il 13 gennaio al Palazzaccio avrà la Costituzione in mano, davanti alle autorità dello Stato? «No, abbiamo deciso questa iniziativa soltanto per le inaugurazioni degli anni giudiziari nelle varie Corti d'Appello, il 18 gennaio. Non volevamo creare momenti di tensione in Cassazione, alla presenza del Presidente della Repubblica». Perché la Costituzione? «Vorrei ricordare prima di tutto che la scelta è stata presa all'unanimità dall'Anni, consultando tutte le componenti, compresa Magistratura Indipendente. Detto questo, trovo sorprendente che sia ritenuto provocatorio impugnare la Costituzione, perché è "il" fondamento della legittimazione dei magistrati, l'unico documento sul quale hanno giurato fedeltà. Lo si fa perché temiamo che la Costituzione sia in pericolo e qualcuno la voglia modificare». Ci sono tante proposte di revisione: quali temete? «Temiamo l'alterazione dei rapporti attuali tra i poteri dello Stato, cosi come sono fissati dall'articolo 101 della Costituzione, secondo il quale "i giudici sono soggetti soltanto alla legge". E sottolineo quel "soltanto", qualcu¬ i) no lo ha dimenticalo)). Cosa significa? «Che i giudici non possono essere soggetti né al governo né al ministro della Giustizia, né ad articolazioni interne alla slessa magistratura, cioè la Corte di Cassazione o i dirigenti degli uffici. La Costituzione, a garanzia dei cittadini, stabilisce l'indipendenza e l'autonomia di ogni singolo magistrato». Il governo garantisce che non vuole mettere in dubbio la vostra autonomia e indipendenza. «Se cosi fosse, non ci sarebbe alcuna ragiono di doversi sorprendere della nostra iniziativa. Anzi, dovrebbero condividerla e sostenerla... Perché scandalizzarsi so qualcuno brandisce la Costituzione?». Il sottosegretario Vietti vi ricorda che dovete applicare le leggi. «Nessuno se ne e dimenticalo. Ma i magistrali hanno il diritto e il dovere di segnalare le loro preoccupazioni. Questa libertà fu sottolineata da una circolare del primo Guardasigilli dell'Italia liberala...». Vuol dire Togliatti? «No, il leader comunista fu il secondo ministro alla Giustizia. Il primo fu Vincenzo Arangio Ruiz. giurista insigne e liberale, il quale ritenne di segnalare l'importanza della partecipazione dei magistrati al diballilo già allora in corso sulle riforme della giustizia. Sei mesi fa abbiamo fatto uno sciopero contro il progetto del nuovo ordinamento giudiziario e il ministro Castelli ha risposto con qualche modifica: non fu inutile, quella protesta». Castelli dice che dovete migliorare la produttività. «Non c'è un nesso tra i due problemi. Anch'io vorrei un "servizio giustizia" più efficiente per i cittadini. Ci sono responsabilità di singoli magistrati, forse, ma la principale è del governo e del ministro, che non ha predisposto le misure organizzative, il ministro Castelli ha rinviato due dei tre concorsi, lesina le risorse. In Cassazione i giudici non hanno né un computer né una stanza. Il ministro non deve controllare i magistrati, ma organizzare i mezzi per farli lavorare», [g.pa.l Livio Pepino (Mei)

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