«Cari colleghi, è l'ora di aprire la porta» di Gigi Padovani

«Cari colleghi, è l'ora di aprire la porta» PATRONO (MAGISTRATURA INDIPENDENTE) «Cari colleghi, è l'ora di aprire la porta» intervista Gigi Padovani fi Antonio PatronANTONIO Patrono, 47 anni, fu eletto alla guida dell'Associazione nazionale magistrati il 16 marzo dell'anno scorso: non solo fu il più giovane presidente Anm, ma anche di quelli che restarono meno in carica: si dimise due mesi dopo, il 15 maggio, in polemica con la decisione di andare allo sciopero generale dei magistrati contro il governo. Patrono è un esponente di Magistratura Incapendente, la componente più moderata dell'Anm, ed ha lasciato ora il suo posto a Bruti Liberati, di Magistratura Democratica, cioè la corrente di sinistra. Oggi sostituto nella Procura Antimafia, Patrono non può essere considerato un «filogovernativo», anche perché fu uno dei cinque giudici sollevati dal ministro Castelli, al ministero di via Arenula, perché aveva sottoscritto un documento critico sulla legge delle rogatorie. Non stupisce che oggi Patrono sia molto cauto sulla nuova ondata di proteste che si appresta ad accogliere l'inaugurazione dell'anno giudiziario in tutte le Corti d'Appello il 18 gennaio prossimo. Procuratore Patrono, andrà anche lei alla cerimonia con la Costituzione in mano? «Guardi, devo ancora decidere se ci andrò e come. D'altra parte, io faccio parte della Procura Antimafia e non ho una Corte di appartenenza precisa... Noi siamo fuori dalla giunta di Anm che ha deciso questa manifestazione». Una protesta che ha suscitato molte perplessità. «Non credo che sia lecito trame spunto per nuove polemiche, non è questo il significato». Cosa intende dire? «Non è una protesta, ma un semplice richiamo, rivolto a tutti, ai principi della Costituzione». Non siamo più alle toghe nere di un anno fa? «La situazione è diversa. Un anno fa le toghe nere furono una o (Mi) vera e propria protesta contro una mozione del Senato interpretata come un'interferenza da parte del potere politico sull'esercizio della giurisdizione». Oggi si è aperto un «cantiere giustizia», qualcosa si sta muovendo? «Nel rispetto delle prerogative istituzionali di tutti, credo sia giusto che la magistratura dica la sua sulle riforme che riguardano la giustizia». Il dialogo era partito con lei presidente dell'Anm. «Si, il governo aveva appena presentato il disegno di legge sull'ordinamento giudiziario. C'era la minaccia di scioperare e l'interesse da parte dell'esecutivo ad evitarlo, con molti richiami opportuni da parte del presidente Ciampi ad instaurare un dialogo. La porta fu aperta...». Poi ci fu lo sciopero del 20 giugno. «Aderii allo sciopero, anche se ero convinto che potesse interrompere quel momento di dialogo. E avevo ragione. Allo stato attuale non so a che punto stiamo: oggi il governo ha meno interesse al confronto con i magistrati, mi pare. E' un dovere per tutti dimenticare il passato, però, e ricominciare a discutere». Ma il sottosegretario alla Giustizia Viotti in una intervista alla «Stampa» ha dichiarato che i magistrati devono lasciar lavorare il Parlamento. «Vogliamo poter dare la nostra opinione tecnica, anche mentre si fanno le leggi. Il nostro parere può soltanto aiutare il Parlamento. In ogni caso le leggi, anche se non approvate da noi, saranno sempre applicate dai magistrati». Dottor Patrono, i Poli ce la faranno a superare le contrapposizioni e ad arrivare a un progetto di riforma comune per far funzionare la giustizia, che poi è quanto interessa i cittadini? «Sono un ottimista per natura, ma l'esperienza mi insegna che non è un atteggiamento sempre giustificato. Purtroppo la voglia di aprire polemiche, che poi creano rancori, rimane ancora troppo alta». Antonio Patrono (Mi)

Persone citate: Antonio Patrono, Bruti Liberati, Castelli, Ciampi, Patrono, Viotti