NEPAL Sangue nell'ex regno dei figli dei fiori

NEPAL Sangue nell'ex regno dei figli dei fiori UN CONFLITTO DIMENTICATO SUL TETTO DEL MONDO NEPAL Sangue nell'ex regno dei figli dei fiori reportage PECHINO PER decenni in Occidente abbiamo visto e raccontato così il Nepal: un pacifico regno sulle pendici dell'Himalaya, a ridosso del magico Tibet, e perciò idolatrato degli hippy di tutto il mondo. Il Nepal è invece oggi più che mai insanguinato da una guerra intestina che ha fatto migliaia di morti e il cui passo sta accelerando negli ultimi mesi; una guerra che rischia di far esplodere il Paese, che sta seminando destabilizzazione in India, che è fonte di imbarazzo e tensione con la Cina, e che potrebbe avvelenare i rapporti tra India e Cina, i due paesi che da soli rappresentano oltre il 40 per cento della popolazione del pianeta e che sono armati di bomba atomica. Una guerra che forse solo le cartoline di tante nostre illusioni e false percezioni occidentali potevano coprire. La guerra è sporca e oppone una democrazia molto autocratica, che fino a un decennio fa era assoluta, a dei ribelli di ispirazione maoista. Secondo delle stime non ufficiali le persone uccise sono circa 7.000 da quando i ribelli hanno lanciato la loro rivolta nel 1996. Le vittime sono però salite a 5.100 negli ultimi 12 mesi, di cui 4.000 caduti sotto i colpi di esercito e polizia. I ribelli sono attivi in 72 dei 75 distretti del Paese, grande la metà dell'Italia con 25 milioni di abitanti, e si starebbero anche infiltrando nelle città, roccaforti del potere centrale. Intanto la repressione rozza e spietata delle forze dell'ordine spesso non fa che peggiorare la situazione. Ci sono molte denuncio a organizzazioni intemazionali di casi in cui l'esercito irrompe nei villaggi e apre il fuoco contro presunti ribelli falciando nella ressa anche contadini innocenti. I maoisti rispondono anche con durezza. Nell'ospedale di Kathmandu le vittime dei ribelli mostrano le gambe ingessate, sono state loro rotte sotto il ginocchio perché accusati di essere informatori della polizia. Altri, si dice, sono stati decapitati. II governo li dipinge come una fazione assolutamente estremista, fratelh germani dei famigerati khmer rossi cambogiani, e non è chiaro se esagera per raccogliere simpatie all'estero per il suo potere. Perché d'altro canto la monarchia negli ultimi tempi ha dato pessima prova di sé. Nel giugno del 2001 il re Birendra e la regina Aishwarya furono uccisi dal figho Dipendra, erede al trono, in un massacro di palazzo. Per di più l'assassino era probabilmente ubriaco e drogato e si suicidò in circostanze misteriose. Ancora oggi sull'episodio ci sono molte ombre, e grava il sospetto che tutto sia stato un complotto di corte per sbarazzarsi in un colpo solo del re e del suo erede. In ogni caso il trono allora lo prese l'attuale sovrano Gyanendra. Si aprirono dei negoziati con i ribelli, ma subito dopo si arrivò a una rottura. I maoisti da allora hanno scatenato una nuova fase dell'insurrezione, mentre circolano voci sempre più insistenti suH'iUegittimità dell'attuale sovrano, alimentate da ex ministri del defunto re Birendra. I maoisti così sono passati da agguati isolati ad attacchi a caserme e vere battaghe campali con la polizia. Da allora il turismo, la principale industria del Paese, è crollato. Il primo ministro Sher Bahadur Deuba è stato deposto dal re, che ha poi anche rinviato le elezioni sine die e guida oggi il Paese con un governo ad interim. La situazione sembra per molti versi così simile a quella del 1990, quando i politici di sinistra si rifugiarono nella clandestinità dopo la fine dell'esperimento democratico nel Paese e lo scioglimento delle camere da parte del re. Allora i dirigenti maoisti chiedevano una riforma della costituzione del Paese e libere elezioni. Oggi quegli stessi dicono di volere una revisione costituzionale, mentre, a differenza del 1990, più partiti sono oggi legali, anche se quello maoista è stato dichiarato incostituzionale.. Così gli Stati uniti hanno cominciato ad intervenire a fianco del governo, impegnandosi per 38 milioni di dollari in aiuti umanitari e 17 milioni in armamenti e addestramento militare per combattere la guerriglia. Però i problemi sono solo in parte intemi. Infatti la fede neo maoista si sta diffondendo nell'India del nord, in Assam, dove è ancora radicato il vecchio grande latifondo, e non si sa che miscela possono creare l'incontro, o lo scontro, dei neo maoisti, con i nazionalisti induisti del BJP, il partito di governo in India. Il Nepal è poi l'unico paese dove l'induismo è religione di stato, cosa che in teoria dovrebbe aiutare il dialogo con New Belili. Ma questo è solo un corno del problema, l'altro corno, forse an¬ cora più complesso, è il rapporto con Pechino. La Cina ha sempre avuto un rapporto quasi idilliaco con il regno del Nepal, nonostante le profonde differenze ideologiche. Da un lato, in Cina, c'era il Dotere di un partito votato al'egualitarismo assoluto, dall'altro c'era invece un re il cui trono, in segno di potere assoluto, era coperto delle pelli di tutti gli animali, compresa quella dell'uomo. Il Nepal infatti si è sempre appoggiato molto alla Cina per timore di essere risucchiato dall'India, e la Cina ha sostenuto sempre questo Paese che era una protezione contro l'India e un'assicurazione verso una temuta secessione del Tibet. E sua volta il Tibet era retto fino a 50 anni fa da una specie di teocrazia non induista ma buddista, come circa il 10 per cento della popolazione del Nepal, ma i riti e le forme della società e del potere erano comunque molto simili in Nepal e Tibet. I cinesi poi sono imbarazzati per la ribellione in Nepal perché i ribelli si dichiarano fedeli a Mao Zedong, le cui ideo sono nascoste in scaffali sempre più alti nella Cina in corsa verso il capitalismo. Oggi l'ultima cosa che Pechino vuole vedere è il rafforzamento della guerriglia maoista in Nepal. Le idee dei guerriglieri oggi si diffondono a sud, verso l'India, ma domani potrebbero spargersi a nord, verso la Cina, e magari combinarsi in modo strano con il nuovo risentimento di zone rurali del Paese. E poi gli inquieti vicini buddisti Tibetani, vittime per decenni degli eccessi maoisti cinesi, come accoglierebbero i neo maoisti nepalesi? D'altro canto New Delhi vorrebbe vedere dei cambiamenti a Kathmandu, troppo vicina a Pechino per i loro gusti. Ma posso- no i neo induisti del BJP, impegnati a diffondere il loro nuovo credo nazional-religioso in India, opporsi all'induismo tradizionale della corte nepalese? Inoltre la realtà del contagio rivoluzionario dei neo maoisti nell'India del nord spaventa il governo di New Delhi. Così l'intervento americano potrebbe essere una manna dal cielo, che evita ad Indiani o Cinesi di sporcarsi le mani in un intervento pieno di rischi per cinesi e indiani e destinato a sollevare le obiezioni dell'altro vicino. D'altro canto la presenza americana nel Paese potrebbe non sortire alcun effetto, ed essere accompagnata da un ulteriore peggioramento della situazione, e a lungo termine essere vista con irritazione da entrambi Cinesi e Indiani. Comunque, proprio la diffidenza e l'ostilità di tutti i vicini hanno impedito finora la crescita esponenziale dell'insurrezione. I ribelli hanno pochissime armi modeme, sparano con fucili stagionati della seconda guerra mondiale o con quelli che sottraggono ai soldati. Non hanno soldi, raccolgono fondi con rapine ed estorsioni più o meno arbitrarie ai più ricchi dei villaggi, i contadini li sfamano per pietà, timore e un senso d'insoddisfazione verso il governo centrale. Queste non sono basi che possono far crescere ima ribellione, o meglio non lo sarebbero, perché invece i ribelli aumentano. E per le strade di Kathmandu questa sembra naturale. Le vacche sacre entrano ovunque e mangiano ogni cosa, lasciando escrementi che vengono usaci quasi ovunque come combustibile o materiale di costruzione. Sono l'incarnazione della fede nazionale, in questo che è uno dei Paesi più poveri del mondo, che vede le bestie ingrassare mentre molta gente precipita nella fame. La strategia americana sembra quella dei soccorsi che dovrebbero aiutare la povera gente e contribuire ad isolare i ribelli. I consiglieri Usa poi vorranno insegnare alle forze dell'ordine che sparare ai contadini è controproducente, visto che spinge la popolazione tra le braccia dei guerriglieri. Inoltre i nepalesi, eccellenti soldati come mercenari sotto gli inglesi, i Gurkha, si stanno rivelando incompetenti davanti a pochi guerrigUeri male armati. Se i pochi aiuti americani riescono a compiere il miracolo di stabilizzare la situazione in Nepal il peso di Washington ih tutto il continente asiatico potrebbe crescere in maniera esponenziale. Il Paese è.devastato da una guerra tra il governo e i ribelli maoisti che negli ultimi mesi sta accelerando il passo con il rischio di avvelenare i rapporti tra India e Cina Gli Stati Uniti hanno cominciato a intervenire a fianco del re impegnandosi per 38 milioni di dollari in aiuti umanitari e 17 milioni in armi e addestramento militare COntrO gli InSOrtl Re Gyanendra vestito con un abito da cerimoniale nel palazzo di Kathmandu Una guerriglìera maoista nepalese arringa la folla contro il «corrotto» governo del monarca

Persone citate: Assam, Bahadur Deuba, Mao Zedong, Sher