Il presidente diventato simbolo del calcio «vinci e getta»

Il presidente diventato simbolo del calcio «vinci e getta» RITRATTO DEL CONTROVERSO FINANZIERE CHE IN DIECI ANNI HA PORTATO I BIANCOCELESTI A RISULTATI MAI RAGGIUNTI PRIMA Il presidente diventato simbolo del calcio «vinci e getta» Dal caso Enimont al caso Veron, uno slalom continuo fra grandi successi, grandi acquisti e grandi cessioni personaggio Roberto Beccantìni Ef stato il simbolo del calcio «vinci e getta», l'architetto deir«ultimo business globale», parole sue e soldi di chissà chi. Romano di Porta Metronia, Sergio Cragnotti ha portato la Lazio in Borsa, prima società italiana, e a livelli mai raggiunti in precedenza. Sette trofei in dieci anni, scudetto incluso, il secondo della storia. Eppure i tifosi gli hanno sempre tenuto il broncio, troppo diversa, la sua spericolata gestione, dal catechismo curvaiolo, fedele alle bandiere, renitente alle banderuole. Cragnotti è stato, è, un acrobata dell'alta ? bassa finanza, scoperto da Raul Cardini e con lui e per lui marchiato dal caso Enimont, all'epoca di Mani pulite. Cragnotti patteggiò. Cardini si sparò. Pelati di tutti i tipi, dalla Cirio a Veron, guai per tutti i gusti, da Tangentopoli a Passa•portopoli (Veron, ancora lui), grandi intuizioni e temerarie speculazioni. Motto aziendale: al cuore si comanda, e come. L'unico slogan che il tifoso detesta. Ottocento miliardi di vecchie lire profuse sul mercato, e un solo titolare fisso: Cesare Ceronzi (Banca di Roma). Il matrimonio fra Cragnotti e la Lazio si celebra il 20 febbraio del 1992, 25 miliardi a Cianmarco Calieri e via all'assalto dei poteri forti, la Juve e le milanesi, la Roma di Sensi sorpassata pestando il clacson e facendo le corna. Primi acquisti: Cascoigne, Signori, Fuser, Winter, Graverò. CU allenatori: Zoff, Zeman, ancora Zoff, Eriksson, Zoff, Zaccheroni, Mancini. Quando, nel giugno del '95, mette in vendita Beppe Signori, destinazione la Parmalat dell'amico Tanzi, scoppia il finimondo: in cinquemila gridano «Cragnotti vattene». Lui, sor- do, finge attimi di amarezza e tira dritto. I fili che tesse. Penelope delle stock option, disorientano la piazza, ma non.la classifica. Se Vieri è il capriccio di una stagione, Nedved, Veron e Salas contribuiscono a trasformarlo in un nuovo Re Mida, non importa se dalle obbliga¬ zioni contate. E così il 2000, anno del Giubileo e del centenario laziale, coincide con il Te Deum dello scudetto, strappato alla Juve. Quattordici maggio: fra l'Olimpico e Perugia succede di tutto, tre gol comodi alla Reggina, il diluvio sul Curi, Collina con l'ombrello, la lunga, sfibrante attesa, il lampo di Calori. Che foto, quella foto: Cragnotti in tribuna, pallido come un deserto e poi improvvisamente vulcano. Nulla e nessuno gli fanno cambiare strategia. Arriva Crespo, se ne vanno Veron, al Manchester United, e il diletto Nedved, alla Juventus, fino al fatale 31 agosto del 2002: tocca a Crespo e a Nesta, l'ultima delle bandiere, il capitano entrato a furor di padrone nel Consiglio di amministrazione. Crespo, come Vieri, si sistema all'Inter. Nesta al Milan. Tutto si può dire di Cragnotti, tranne che non abbia lesinato debiti pur di trasfor¬ mare la Lazio da brutto anatroccolo in cigno. Il suo impero si regge su sofisticati e misteriosi equilibri, in campo e fuori, soprattutto fuori, là dove il razzismo degli Irriducibili sporca l'immagine, i club stranieri non ne possono più di rate virtuali e le banche cominciano a perdere la pazienza. Il crack della Cirio segna la fine della partita. Stipendi in ritardo, società messa in mora, «advisor» sul sentiero di guerra. Nonostante tutto, la Lazio è a un punto dalle milanesi, a conferma del naso cragnottiano, un naso che è diventato materia di studio e di indagine per gli sceriffi del ramo (Consob, Covisoc). A 63 anni, colui che Enrico Cuccia aveva definito «una fattucchiera» potrà sempre dire: sono stato un presidente «impagabile». Al di là delle battute e delle cattiverie che, maliziosamente, accompagnano i ricchi caduti in disgrazia, il popolo laziale gli deve almeno un brindisi di gratitudine. Cragnotti è stato questo: un algido e chirurgico asportatore di passioni, ma anche un freddo e tenace raccoglitore di successi. Le vie di mezzo, e i mezzi, non lo hanno mai interessato. Ha trovato il Paese giusto. Il resto, ce l'ha messo lui. I SETTE TROFEI DELLA SUA GESTIONE La Società Sportiva Lazio è | stata fondata il 9 gennaio 1900. Sergio Cragnotti ne è diventato proprietario nel febbraio del 1992. Questi I successi della sua gestione: 1 Scudetto (1999-2000) 2 Coppe Italia (1997-98,1999-2000) 2 Supercoppe italiane (1998,2000) 1 Coppa delle Coppe (1998-99) 1 Supercoppa d'Europa (1999) In precedenza, la Lazio aveva vinto 1 Scudetto (1974) e 1 Coppa Italia (1958).