Bush: sono ore cruciali ma noi siamo pronti di Paolo Mastrolilli

Bush: sono ore cruciali ma noi siamo pronti DISCORSO DEL PRESIDENTE Al MILITARI DI FORT HOOD Bush: sono ore cruciali ma noi siamo pronti Nuove truppe Usa nel Golfo. Il «Financial Times» rilancia le voci di una pressione diplomatica araba per spingere Saddam all'esilio Paolo Mastrolilli NEW YORK «Ore cruciali potrebbero attenderci. Ma noi siamo pronti e preparati». E' l'avvertimento che ha lanciato ieri il presidente americano Bush, parlando ai militari della base di Fort Hood, mentre i Marines hanno mobilitato altri soldati da mandare nella regione del Golfo Persico, nonostante la diplomazia araba continui a lavorare all'ipotesi dell'esilio per Saddam Hussein. Fort Hood, nel Texas, è la più grande base dell'esercito sul territorio degli Stati Uniti, e se ci sarà la guerra i suoi uomini avranno un ruolo centrale da svolgere. «Se Saddam ha detto il Presidente - dovesse sigillare il suo destino rifiutandosi di disarmare, ignorando l'opinione del mondo, voi non dovrete combattere per conquistare qualcuno, ma per liberare un popolo». Quindi ha lanciato ,iV proprio monito: «Saddam deve fare la sua scelta, Noi certamente preferiremmo ràccettàzione volontaria delle richieste sul disarmo: l'uso della forza è l'ultima opzione del nostro Paese. Se però la forza dovesse diventare necessaria per togliere all' Iraq le armi di distruzione di massa, per garantire la sicurezza della nostra nazione e mantenere la pace, l'America agirà con decisione e vìncerà, perché abbiamo le migliori forze armate del mondo». Quindi Bush è tornato a spiegare la differenza che vede tra Pyongyang e Baghdad: «Nel caso della Corea del Nord, il mondo deve continuare a parlare con una voce sola, per convincere quel regime ad abbandonare le sue ambizioni nucleari. Nel caso dell'Iraq, invece, il mondo ha già parlato». L'avvertimento del Presidente è stato seguito subito dai fatti, perché il Pentagono continua a preparare la sua macchina militare. Dopo l'ordine di mobilitazione consegnato nei giorni scorsi ai membri della Terza divisione di fanteria, ieri anche il corpo dei Marines ha rivelato di aver attivato alcuni reparti della Prima Expedìtionary Force di Camp Pendleton, in California. Il numero degli uomini destinati a raggiungere il Golfo Persico non è stato specificato, ma a loro dovrebbero aggiungersi anche dei soldati della base di Camp Lejeune. Nello stesso tempo lo U.S. Army's V Corps, di base ad Heidelberg in Germania, ha confermato di aver inviato nella zona delle possibili operazioni circa 800 specialisti di intelligence, comunicazioni e ingegneria militare. Il Pentagono, insomma, continua i preparativi a pieno ritmo, per essere pronto se la Casa Bianca dovesse decidere di attaccare. Nella mattinata dì ieri le autorità irachene avevano già detto di non credere ai propositi pacifici dì Bush, accusandolo di voler comunque invadere il Paese, indipendentemente dai risultati delle ispezioni dell'Onu che finora non avrebbero trovato nulla: «Non puoi insegnare a un cane a tenere la còda dritta», ha scrìtto il giornale ufficiale «Ai-Iraq». Infatti due brigate della Guardia Repubblicana, cioè i reparti migliori dell'esercito di Saddam, hanno condotto in questi giorni esercitazioni per il combattimento urbano, dimostrando che la leadership si aspetta il conflitto e vuole portarlo sul terreno più difficile per i militari americani. Il «Financial Times», però, ha rilanciato le voci dei giorni scorsi, secondo cui alcuni leader arabi stanno cercando di convìncere Saddam ad accettare l'esilio, per evitare un bagno dì sangue. E' una vìa difficile da percorrere, perché secondo il quotidiano inglese il leader iracheno è più incline a combattere, e comunque vorrebbe lasciare il potere al figlio Qusai, che sarebbe inaccettabile per Washington. I contatti segreti però continuano, mentre il governo britannico ha convocato una riunione straordinaria del suo corpo diplomatico per discutere la crisi. Comunque gli ispettori dell' Onu continuano il loro lavoro sul terreno, e il loro capo, Hans Blix, ha confermato che andrà in Iraq tra il 18 e il 20 gennaio, cioè prima di presentare il rapporto complessivo atteso dal Consiglio di Sicurezza per il 27 del mese. Il diplomatico svedese non ha anticipato le conclusioni a cui sta arrivando, ma ha chiarito che conterranno anche i risultati dì esami condotti in laboratorio su materiali sequestrati. Il rapporto di Blix potrebbe diventare la causa scatenante del conflitto, e il capo degli ispettori ha avvertito che prima dì consegnarlo, ha «molte domande da porre alla leadership dì Baghdad riguardo la loro dichiarazione sulle armi». Il presidente Bush in giubbotto militare durante il discorso nella base di Fort Hood, in Texasn grande imbroglio dietro lo §Scudo»

Persone citate: Blix, Bush, Hans Blix, Hood Bush, Lejeune, Pendleton, Saddam Hussein