Evasione di Minghella, cadono le prime teste di Lodovico Poletto

Evasione di Minghella, cadono le prime teste BIELLA, I PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI PERIRE FUNZIONARI DEL CARCERE E DUE AGENTI Evasione di Minghella, cadono le prime teste I Provveditore generale: troppe negligenze e pessima figura davanti all'Italia Lodovico Poletto inviato a BIELLA Fuggito, ripreso. E adesso di nuovo in carcere, in cella di isolamento e sottoposto a controlli continui. Riprende la sua vita da detenuto Maurizio Minghella, il killer seriale delle prostitute, fuggito l'altro pomeriggio dall'ospedale di Biella dove lo avevano portato per esami specialistici all'addome e riacciuffato in poco più di otto ore. E proprio mentre lui toma alla routine dell'ergastolano, nella casa circondariale.alla periferia della città scoppia un mezzo terremoto. Che poi significa destituzioni da incarichi, polemiche sindacali, inchieste intome e via discorrendo. E sono propriu gli allontanamenti dalle mansioni del comandante del reparto di polizia penitenziaria di Biella, l'ispettore Emilio Verrengia, del responsabile del nucleo piantonamenti e traduzioni, Ignazio Monaci, e del responsabile dell'area sanitaria, Carlo Calesini, a,far discutere di più. li ha dispositi il Provveditore generale delle calce¬ li piemontesi, Giuseppe Rizzo che, ieri, ha passato l'intera giornata nella struttura penitenziaria biellese. «Ci sono state negligenze; su questa vicenda si deve fare subito chiarezza», dice a metà mattinata. Quando i provvedimenti sono già stati annunciati. Compreso quello che riguarda il responsabile medico del carcere, che non avieóbe organizzato la copertura del servizio sanitario durante la giornata del primo gennaio. «Tanto che - spiega Rizzo - quando il detenuto è stato male siamo stati costretti a richiedere l'intervento della guardia medica. Che ha disposto il trasferimento in ospedale». Poi pensa all'immagine del corpo: «Abbiamo fatto wia pessima figura davanti agli occhi dell'Italia intera. Basta poco per distruggere il lavoro di anni e di migliaia di persone coscienziose. Certe cose non devono capitare». L'altro giorno, però, sono accadute lo stesso. Minghella che va in bagno, Minghella che, indisturbato, scavalca la finestra e scappa, mentre due agenti lo aspettano fuori dalla porta. «Erano rima¬ sti lì per rispettare la sua privacy. Ma è una stupidaggine; imo dì loro avrebbe dovuto entrare con luì». | Quando dice queste cose Rizzo non ha ancora parlato con ì tre agenti dì scorta all'ex pugile genovese. «Li sentirò nel pomeriggio -dice - poi deciderò cosa fare». In quegli stessi istanti, invece, al comando provinciale dell'Arma si respira aria dì soddisfazione. «Lo abbiamo catturato grazie alla maglia strettissima dei controlli che avevano steso attorno alla città», annuncia il maggiore Giuseppe Campus, il comandante iterinale. Che spiega: «Unapattu5lìa del radiomobile lo ha notato e o ha bloccato quando orroai mancavano pochi minuti alle 22». I due «eroi» della giornata, berretto sotto il braccio e atteggiamento marziale, stanno in piedi dietro la sedia dell'ufficiale che racconta le ultime fasi della cattura. Non parlano, annuiscono soltanto Giancarlo Italiano e Giovanni Quirico, due appuntati che, sulle gazzelle, di strada ne hanno macinata quanto basta e di delinquenti ne hanno visti a carrettate, tanto da saperli riconoscere al volo: «Lo abbiamo notato mentre cercava di nascondersi e siamo intervenuti. Certo che sapevamo chi era. Paura? No, questo è il nostro lavoro...». In un giorno così si dimenticano anche le antiche rivalità con la Polizìa: allo steso tavolo con gli ufficiali dell'Arma e con il magistrato, il pm Nicola Serianni, siede anche il capo dì gabinetto della questura, Antonio Tofano: «Polizia e carabinieri hanno lavorato sodo, fianco a fianco, per rintracciare il fuggitivo». Che, spiega il magistrato, ha fatto tutto da solo: «La tesi dì una fuga organizzata, allo stato delle indagini, è davvero poco credibile...». Giornata finita, ma non del tutto. Al carcere va avanti l'inchiesta interna che potrebbe portare ad un procedimento discìpUnare nei confronti degli agenti. In procura, invece, si valutano loro eventuali responsabUità penali. Chiuso nella sua cella di isolamento, Minghella, aspetta dì poter uscire un'altra volta. Lo farà già oggi in occasione del processo per direttissima per quella brevissima boccata di libertà che s'è preso l'altro pomeriggio. La finestra del bagno nell'ospedale di Biella da cui è fuggito il serial killer

Luoghi citati: Biella, Italia