Francesco e Simone, il buio oltre le pasticche di Monica Perosino
Francesco e Simone, il buio oltre le pasticche I DEVASTANTI EFFETTI SULLA PSICHE DEI CONSUMATORI Francesco e Simone, il buio oltre le pasticche Gli amici: «Così quella droga ha rovinato per sempre due bravi ragazzi» le storie Massimo Noma e Monica Perosino ECSTASY: a Simone ne è bastata una. Francesco è andato avanti per tre anni. Due storie che se non fossero cosi comuni sarebbero estreme. Sabato pomeriggio, giardinetti di piazza Guala. Il solito giro: alcuni ragazzi sono seduti sulle panchine, altri arrivano in auto, accostano per due chiacchiere, per una sigaretta o, semplicemente, per passare il tempo insieme prima di cena. Le ragazze stanno decidendo se farsi un giro in centro o andare a casa a riposare: la serata sarà lunga. In programma, come ogni fine settimana, una pizza o un hamburger, poi una birra in un pub del centro, la nottata a ballare in una megadiscoteca alle porte della città. «Ma prima si va a fare la spesa», scherza con l'aria da bullo S., vent'anni: «Che cosa credi, che si possa ballare fino all'alba senza calare niente?». La prima a spiegare è una biondina infagottata in un cappotto che le arriva fino ai piedi: «Per la serata passiamo a rifornirci di "paste", di ecstasy. E' così ogni sabato. Nelle feste anche durante la settimana». Insomma, consumatori abituali di ecstasy, sballoni del week-end. «Macché sballoni, mica ci facciamo le pere. Una cala non ha mai fatto male a nessuno», interviene irritato M., 21 anni, studente universitario. I medici dicono che l'ecstasy brucia le cellule cerebrali: «Infatti a me comincia a partire la memoria - dice candidamente M. - mi dimentico le cose, faccio fatica a studiare e ho un sacco di flash-back». E allora? «E allora niente. Sto bene. Inutile farsi paranoie. La situazione è sotto controllo, no problem». A qualcuno però proprio bene non è andata. Francesco, uno della compagnia, da sei mesi ha rinunciato alle serate con gli amici. Come ha rinunciato al lavoro, alla stadio la domenica e alla sua passione, le moto da cross. La scorsa primavera, dopo una serata «esagerata», gli amici dei giardinetti non lo vedono per due giorni. Non è al solito bar, al lavoro lo cercano, a casa non c'è: la madre è impazzita dall' angoscia. Denunciare la scomparsa neanche a parlarne. L'ultimo a vederlo è un amico a cui Francesco ha dato un passag¬ gio a casa: «Mi ha salutato a stento, era ancora un sacco "su" - si doveva essere calato almeno tre paste quella sera - e faceva discorsi strani, tipo che prendeva una strada alternativa perché qualcuno ci stava seguendo». Il terzo giorno partono in quattro macchine, rastrellano il quartiere, battono i luoghi di ritrovo abituali e, finalmente, lo trovano, che vaga tra i cantieri e le zone industriali della zona. Non riconosce nessuno degli amici, farnetica e ripete ossessivamente che qualcuno lo sta cercando per ucciderlo, che non poteva telefonare perché il telefono era sotto controllo: sembra invecchiato di cento anni. Ha gli occhi cerchiati e lo sguardo allucinato, perso nel vuoto. L'occhio sinistro converge verso l'interno, le mani gli tremano e, quando gli amici cercano di caricarlo in macchi¬ na e portarlo a casa, combatte con tutte le forze che gli restano. Sono passati sei mesi. Francesco non esce più di casa se non guardato a vista dalla madre, che lo cura con ansiolitici per calmare i tremori e la paura. La parte sinistra del viso è quasi totalmente paralizzata, l'occhio ancora girato innaturalmente verso il naso. La capacità di comprendere la logica delle parole è ridotta al minimo. Francesco alterna discorsi apparentemente sensati - «oggi non sto tanto bene "raga", ci si vede domani» - a risposte mute a semplici domande. Francesco ha preso ecstasy per tre anni. A Simone ne è bastata una. Simone è un diciottenne come tanti altri. Frequenta con profitto un liceo prestigioso della città, ama sciare, suona la batteria nel complesso della scuola, ha le sue cotte, si prepara alla maturità con impegno - dopo vuole iscriversi a Giurisprudenza - ma senza essere un secchione che si rovina la vita sui libri. Simone, un «bravo ragazzo». Un anno e mezzo fa l'esperimento: «Ne ho provata una, solo una: volevo vedere l'effetto che faceva. Ho passato la serata a ballare, mi sono divertito, stavo bene con me stesso e con gli altri. Avevo voglia di parlare, di muovermi, di sentire la musica dentro». L'indomani il «down», «si sa che è così, il giorno dopo». Ma il giorno doA j è durato sei mesi. In principio Simone inizia solo a essere meno socievole, a chiudersi in se stesso: passa ore e ore nella sua stanza, al buio, senza far niente, come in un ritiro progressivo dalle cose. Gli amici si rassegnano al cambiamento e rispettano il suo desiderio di stare solo. «E' una forma di solidarietà - spiega lo psichiatra che ora lo ha in cura - i ragazzi non si intromettono: qualsiasi sollecitazione viene considerata come un'invasione nel suo mondo e nelle sue "scelte"». Poi i primi problemi con lo studio, la depressione, l'aggressività, la perdita totale di interessi, una depersonalizzazione che lo porta a vedere se stesso come un oggetto. Simone ha paura: «Io pochi mesi fa ero normale. Cosa mi succede? Non mi riconosco più». La madre, preoccupata, si rivolge al medico di famiglia: stress da maturità, è la prima ipotesi, ma intanto il consiglio è di rivolgersi ad uno psichiatra. Sono passati sei mesi da quell' unica assunzione. Allo psichiatra Simone ammette che l'unica spiegazione che si dà è quella pastiglia: tutto è iniziato da lì. Ora Simone sta bene. E' stato curato con antidepressivi a basso dosaggio per quattro mesi, ha perso l'anno a scuola, due concerti della sua band, la settimana bianca con i compagni di classe, ha ancora sporadici episodi di sbalzi di umore e irritabilità. «Tutti mi dicevano che una pastiglia non aveva mai fatto male a nessuno». ^6k Uno'':ai:ica ^^ a riconoscere chiunque e ripete ossessivamente che c'è chi lo sta braccandoper ucciderlo Pare invecchiato di cento anni SQ fafa L'altro "™ è stato curato per quattro mesi con antidepressivi a basso dosaggio Ma ha ancora sbalzi di umore ed è irritabile WS
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