Donaggio: «Senza musica non vivo più di un'ora»

Donaggio: «Senza musica non vivo più di un'ora» DAI FASTI DEGLI ANNI 60 ALLE COLONNE SONORE PER CINEMA E TV Donaggio: «Senza musica non vivo più di un'ora» Giorgio Destefanis VENEZIA Settanta milioni di dischi per un paio di centinaia di diverse versioni («venti o trenta solo in Giappone»). Centoventi centrotrenta milioni all'anno di diritti d'autore («ma il grosso se lo becca l'editore: almeno un mezzo miliardo a semestre») a 38 anni dal debutto a Sanremo. Colonna sonora ricorrente di spot vari sparsi per tutte le tv del mondo. Batte tutti i record «Io che non vivo», musica ed esecuzione di Pino Donaggio al Festival di Sanremo del 1965, tuttora una delle canzoni più eseguite al mondo. Dusty Springfield ne ha fatto un must in inglese, Elvis Presley l'aveva inserita in 18 dei suoi Ip, Cher l'ha ripresa pochi anni or sono, ultimamente l'ha incisa anche l'immarcescibile Tom Jones. E lui, l'autore di tanta meraviglia, che fine ha fatto? «Continuo a scrivere musica, ma non la canto più». Appoggiato al pianoforte nel suo studio che s'affaccia su Rio di Noale, a Venezia, Pino Donaggio racconta volentieri la sua storia di musicista dalle molte facce. «Che sono sostanzialmente tre: quello che dovevo fare, quello che ho fatto per caso e infine quello per cui, forse, ero destinato. Con al centro, ovviamente, sempre la musica, visto che vengo da una famiglia di musicisti, ho fatto il conservatorio e a undici anni mi avevano già messo in mano il primo violino». Carriera precoce e breve, quella di concertista, ma ugualmente ricca di soddisfazioni: a 17 anni, non ancora diplomato, già in scena con Abbado e prima ancora con i Solisti Veneti di Scimone. Ma le lusinghe di canzonette e successo sono dietro la porta. «Ho incominciato a cantare a qualche festa, come tanti. I miei pezzi forti erano "Diana" di Paul Ankai e "Bernardine" di Pat Boone. Le ragazze insistevano e cantando... si aveva più successo che suonando il violino. Mio padre era arrabbiatissimo». Battaglia perduta in partenza (quella di papà). Qualche porta ostinatamente chiusa, qualche altra che si apre, fino al fortunato incontro con Bruno Pallesi (cantante di buon nome negli anni 50-60) che lo presenta a Danzi. «Canti come un selvaggio», sentenzia l'autore di «Mia bela Madunina», ma intanto spunta un contratto. Due anni di nulla e il bum: «Come sinfonia», mattonella e «pelle d'oca», come la ricordano i contemporanei. Se ne innamora anche Mina. Sanremo è la destinazione prescelta, ma La Tigre è già impegnata con un'altra canzone e convince Radaelli a farla cantare all'autore. Il giorno dopo la canta tutta Italia. Pino Donaggio ha sfondato. Come autore, ma anche come cantante. Siamo nel '61. Anche papà s'è felicemente rassognato. Altre canzoni, altri successi (come dimenticare «Motivo d'amore» o «Il cane di stoffa»?), Sanremi, Canzonissime, trionfi spagnoli, fino al mitico «Io che non vivo». Poi? «Sono tornato a fare quello per cui ero destinato: il musicista. A Sanremo c'ero finito per caso». E per caso Pino Donaggio intraprende la sua nuova carriera. Un produttore gli chiede la musica per «A Venezia... un dicembre rosso shocking». Non si ferma più. Conservatorio e talento non sono acqua fresca: quasi 150 le colonne sonore scritte finora dal M." Donaggio. Senza contare la tv: «Don Matteo», «Lo zio d'America», «Commesse», «Il maresciallo Rocca» sono le cose più fresche. «Dovevo scegliere. Nell'Sl, poi, ho avuto un esaurimento nervoso che m'è durato un anno. Ho scontato le tensioni dei 15 anni di carriera da cantante. Quello non era il mio mestiere. Così ho scelto di scriverla e basta, la musica». Decisione evidentemente esatta. Pino Donaggio non fa più innamorare fidanzatini sulla mattonella, ma è uno dei più quotati autori di colonne sonore al mondo. Il preferito di Brian De Palma, tanto per citare a caso, per cui ha scritto la musica anche di «The Toyer», che si girerà in febbraio a Venezia (e sarà, questa, la sesta collaborazione fra il re del brivido e il musicista). Internet piazza due suoi lavori al primo e al terzo posto delle più belle colonne sonore di tutti i tempi. Sanremo esiste ancora: ci va da giurato. La musica italiana continua a seguirla e gli piace: «A parte i cantautori tipo Dalla, Venditti, Vecchioni, che seguo anche perchè sono miei amici, ci sono giovani bravi: Giorgia mi piace moltissimo. Anche Elisa. E Tiziano Ferro, i Tiro Mancino». E Pino Donaggio? Neanche un revivalino anche piccolo, per i nostalgici di «Come sinfonia» e «Io che non vivo»... «No. Assolutamente. Quella è una parentesi chiusa. Non ho nessuna intenzione di andare a farmi dire "guarda come s'è ridotto"». Pino Donaggio cantante e autore «Il cantante non era il mio mestiere, meglio scrivere. Revival? Non voglio farmi ridere dietro»