Verdone: debolezze umane in cerca di forza di Daniele Cavalla

Verdone: debolezze umane in cerca di forza IL REGISTA MORINO PRESENTA «MA CHE COLPA ABBIAMO NOI» IN USCITA NEI CINEMA IL 10 GENNAIO Verdone: debolezze umane in cerca di forza «Una storia corale, scherzosa e seria, sulla psicoterapia» Daniele Cavalla TORINO «E' una pellicola a cui tengo molto, ne sono orgoglioso. Crediamo di aver fatto un film corretto, leale, sincero. Sul set si è creato un bel gruppo: siamo soddisfatti». Sono parole di Carlo Verdone, ieri a Torino con l'attraente spagnola Raquel Sueiro e Antonio Catania per presentare il suo nuovo film «Ma che colpa abbiamo noi» in uscita nelle sale italiane venerdì 10 gennaio. A tre anni di distanza da «C'era un cinese in coma», l'attore romano è tornato dietro la macchina da presa per questa storia di «otto personaggi in cerca di un analista»: lo stesso Verdone è il ricco Gegè oppresso dal padre impersonato da Sergio Oraziani, Margherita Buy è invece l'amante di un uomo egoista, Anita Caprioli impersona una bulimica corteggiata via e-mail da un misterioso interlocutore, Antonio Catania è un uomo disperato dall'esser stato cacciato fuori di casa dalla moglie e che ora vive sui treni. Max Amato un gay che si è invaghito di un coetaneo sposato, Luciano Gubinelli un depresso musicista quarantenne che abita ancora a casa della mamma. Lucia Sardo una donna che non si arrende agli anni che passano, Stefano Pesce (il protagonista di «Dazeroadieci» di Ligabue) un trentenne silenzioso che abita in una casa «tecnologica». Gli otto protagonisti vanno due volte a settimana tutti insieme dall'anziana dottoressa Lojacono e quando la psicanalista muore decidono, dopo un goffo tentativo di affidarsi a una specie di santone, di «autogestirsi» le sedute. «E' difficile fare un film corale - spiega Verdone -, occorre curare bene gli attori ed è fondamentale il rapporto esistente tra regista e sceneggiatori. Questo mio lavoro ricorda nella struttura "Compagni di scuola" ma è tuttavia completamente diverso. In un momento in cui mancano i punti di riferi¬ mento, ho infatti voluto parlare di debolezza umana e di bisogno di comunicare: per farlo non ho abbandonato la mia tipica ironia ma quando tratti un tema come la terapia di gruppo non puoi limitarti a girare un film di gags». Il titolo della commedia rievoca un successo degli anni Settanta dei Rokes di Shel Shapiro. Ha detto Verdone: «Dopo un mese che giravo intorno a due temi quali le carenze affettive e i sensi di colpa, ho scelto "Ma che colpa abbiamo noi" chiedendone il permesso a Shel Shapiro, che ultimamente sto citando più del mio mito Jimi Hendrix così non si arrabbia più e si fa un po' di pubblicità, anche se ho ritenuto di non mettere la sua canzone nel film visto che, data la storia e l'ambientazione, sarebbe stata superflua». Questo diciottesimo lavoro di Carlo Verdone è il primo film italiano ad apparire sugli schermi nel 2003, sull'onda del successo che la cinematografia nostra¬ na sta ottenendo con «Natale sul Nilo» e «La leggenda di Al John e Jack». «Sono titoli che vanno sul sicuro, fatti ad arte - rileva il regista -. Panettoni a volte però con fin troppi canditi, un po' strani. Dovrebbe comunque far riflettere il fatto che una gran massa di persone va a vedere un determinato film soltanto per divertirsi, per non pensare. Aldo, Giovanni e Giacomo potevano forse tentare qualcosa in più, osare maggiormente». «Il nostro cinema non è compatto - sottolinea Verdone - ma si sta creando un gruppo di giovani interessanti: innanzittutto Gabriele Muccino, di cui mi piace il modo in cui racconta le storie e l'abilità nell'usare la macchina da presa, Matteo Garrone, autore di quel "L'imbalsamatore" che reputo il miglior film di questa stagione, e Marco Ponti, il cui "Santa Maradona" ò un film fresco, giovane, molto ben scritto e che mi ha oortato a scegliere Anita Caprioi per il mio "Ma che colpa abbiamo noi"». Otto persone in cura dalla stessa analista decidono di «autogestirsi» quando muore il loro analista Tra gli attori la Buy Antonio Catania e Stefano Pesce Il ritorno dietro la macchina da presa dopo tre anni Una scena del film di Carlo Verdone «Ma che colpa abbiamo noi» I titolo s'ispira a un successo dei Rokes

Luoghi citati: Morino, Torino