L'infanzia in gioco, un affare per pochi di Raffaella Silipo

L'infanzia in gioco, un affare per pochi PASSATEMPI INFANTILI IN MANO ALLE MULTINAZIONALI: MUOIONO I VECCHI EROI, SI PROFILANO NUOVI PERICOLI L'infanzia in gioco, un affare per pochi Raffaella Silipo DA Berlino a Trofarello, da Siviglia al Wisconsin, tutti i pupi del mondo occidentale a Natale hanno sognato con «Harry Potter» e i suoi segreti, si sono accaniti sulle stesse playstation, hanno scambiato le stesse carte Pokémon e infilato nel videoregistratore gli slessi classici Disney. Altro che no global: il mercato della cultura per l'infanzia è concentralo nelle mani di poche multinazionali del divertimento, in concon-enza spietata tra loro. Il che non significa che la qualità dell'offerta sia scarsa, anzi. Ma certo si può sollevare qualche dubbio sulla pluralità di valori in gioco. Un attento studio sui modelli Droposti alle nuove generazioni e i oro possibili esiti formativi è quello di Pierre Bruno (La culture de l'enfance à llieure de la mondiali- sation) uscito in Francia. Si parte dalla constatazione che, dopo la caduta dell'Unione Sovietica, le pubblicazioni Disney hanno sostituito gli scritti di Lenin come opera più tradotta nel mondo, diventando il nuovo simbolo doll'intemazionalismo culturale. Un fenomeno di massa imponente che l'autore è attento a non demonizzare ma che, avverte, viene spesso analizzato solo in superficie. Le facili accuse che si muovono spesso a cartoni animali e videogiochi sono infatti quelle di incitare alla violenza, mentre secondo Bruno i rischi sono mollo più sottili e pervasivi. Inutile comunque coltivare illusioni nazionaliste, riducendo il problema a questioni di supremazia tra stati. Inutile anche ritenere che le multinazionali abbiano potere assoluto: in realtà Disney e Warner interpretano il gusto del tempo più che determinarlo. Così, per esempio, i cartoon si sono convertiti al polilically correct, presentando eroine femministe o esaltando le minoranze etniche, causando così effetti talvolta paradossali come la presenza nelle sale di un film come Spirit, storia ecologista di un cavallo amico degli indiani e in lolla contro i cattivi yankees, prodotta dal colosso yankee di Steven Spielberg. Non è neanche giusto, dice Bruno, condannare la cultura di massa tout court come vittoria della mediocrità. In realtà i lungo¬ metraggi d'animazione sono oggi assai più raffinali che in passato e i palinsesti via cavo offrono programmi di buon livello: è vero piuttosto che si sta affermando il criterio della doppia velocità, dove una stessa multinazionale offre opere di valore mollo diverso. Giochi e cartoon migliori per chi può permetterseli, prodotti Isopratlullo televisivi) vecchi, a basso costo, zeppi di stereotipi razziali o sessisti porgli strati meno avvertiti della popolazione. Non solo: lo slesso cartoon può essere letto in modi molto diversi a seconda della preparazione culturale, basti pensare all'HercuZes Disney, che gioca sulla moltiplicazione di riferimenti colli e strizzato d'occhio percepibili solo da un'elite. Insomma, se la scuola dell'obbligo si è affannata in questi anni a eliminare l'orientamento precoce che riproduceva la gerarchia sociale di par- lonza, il mercato ne è diventato il più spietato successore. Già, la scuola. E' proprio l'universo scolastico piuttosto di quello familiare la predominante della cultura infantile di oggi. Basti pensare a Harry Potter che proprio .nella scuola, piuttosto che nella famiglia, trova la sua casa. Questo, secondo Bruno, riflette lo inquietudini dei genitori sul futuro dei loro figli in una società competitiva e classista. E forse è per questo che i bambini amano tanto giocare alla Playstation o ai Pokemon: sono giochi capaci di razionalizzare e strutturare oggettivamente le gerarchie fra giocatori. Giochi «giusti» dove ognuno si può situare in una graduatoria precisa, vedendo premiate le proprie capacità. Giochi, dunque, altamente consolatori, per bambini che prestissimo si scontrano con una società tutt'altro che equa. Pubblicato in Francia un saggio che avverte: la formazione avviene a scuola, non in casa

Persone citate: Disney, Harry Potter, Lenin, Pierre Bruno, Steven Spielberg

Luoghi citati: Berlino, Francia, Siviglia, Trofarello, Unione Sovietica, Wisconsin