«Nel 2003 un cinese andrà nello spazio»

«Nel 2003 un cinese andrà nello spazio» L'ANNUNCIO UFFICIALE DOPO IL RIUSCITO LANCIO DELLA SHENZHOU IV «Nel 2003 un cinese andrà nello spazio» La leadership di Pechino mira anche alla Luna e a Marte, ma in primo luogo ai risvolti economici e militari. Il paese è disseminato di centri di ricerca: tutti servono la «città delle stelle» di Xichang, nel Sichuan Francesco Sisci PECHINO Il viaggio nello spazio serve al vecchio scopo di sempre, controllare la Terra. Per la Cina si tratta di un'iniezione di orgoglio fino alle stelle. Non sarà solo il primo cinese, ma anche il primo asiatico nello spazio: ieri la Cina ha annunciato che nella seconda metà di quest'anno manderà il suo primo uomo fra le stelle, e romperà così un duopolio durato oltre 40 anni. Dal 1961, quando il sovietico Jurij Gagarin fu il primo uomo nello spazio, solo russi e americani hanno mandato gente in cielo. L'annuncio era nell'aria da mesi, ma è stato dato ufficialmente solo dopo il successo del lancio, lunedì scorso, della nuova navicella Shenzhou IV (il nome significa «vascello divino»). Il lancio è stato effettuato da un razzo di nuova generazione per il Paese, il Lunga Marcia 2F a combustibile solido. Era il quarto esperimento cinese sulla strada dell'uomo nello spazio, un sogno inseguito da decenni, ma sfuggito per mancanza di sostegni economici adeguati. Gli ultimi 20 anni di crescita economica stratosferica hanno acceso i razzi al sogno. La Cina così dice di volere inseguire i grandi su ogni loro terreno, e vuole provare in questo modo di avere una scienza che è all'altezza della sfida. E già ì sogni si ingigantiscono. Dopo l'uomo nello spazio la Cina vuole portare la sua bandiera a cinque stelle sulla Luna e poi vuole persino essere il primo Paese a raggiungere Marte. Quest'annuncio appare importante sotto ogni punto di vista, tanto più che la stampa americana in questi giorni ha rivelato che le aziende statunitensi Hughes e Boeing avrebbero ceduto tecnologia spaziale ai cinesi e per questo saranno multate da Washington. Da un altro versante si sa che da anni Mosca collabora con Pechino per la tecnologia spaziale e per l'addestramento degli astronauti. L'identità degli astronauti cinesi, tutti piloti d'aviazione, per ora rimane segreta. Si sa solo che sono stati sottoposti a test severissimi e solo uno su 100 è riuscito a entrare nella rosa dei prescelti. , La collaborazione con gli stranieri è stata in effetti cercata assiduamente dopo che, nella metà degli anni '90, il Paese fallì una serie di lanci e rivelò molti problemi nel controllo della traiettoria dei razzi e nel passaggio dal combustibile liquido a quello solido. Ma, quasi a volere sfatare l'idea che l'aerospazio cinese sia solo un furto di scienza straniera, i giornali cinesi spiegano che il Paese è disseminato di centri di ricerca sulla materia. Ce ne sono nelle città di Pechino, Shanghai, Xi'an, Chengdu. Tutti però servono la città delle stelle di Xichang, nel Sichuan: la base missilistica una volta era assolutamente proibita agli stranieri, ma poi - dalla metà degli anni '90 è diventata la vetrina della tecnologia d'avanguardia cinese per ospiti dall'estero illustri e interessati. In ballo, però, non c'è solo la gloria delle stelle ma molto più concretamente i mille interessi terreni dello spazio. Perché, come spiegano tutti gli strateghi, è dall'aria che si controlla la Terra. La primissima ricaduta saranno i lanci commerciali, un lucroso mercato dove ci sono liste d'attesa lunghissime per mettere in orbita satelliti di ogni tipo. La seconda ricaduta riguarderà poi il vero e proprio mercato dello spazio per controllare il pianeta. La Cina vorrebbe riuscire ad avere una flotta di satelliti anche militari per la sorveglianza del territorio e vorrebbe poi riuscire a mettere a punto un suo sistema di posizionamento globale via satellite. Gli americani oggi sono i soli a possederne uno completo e accurato, mentre anche i russi ne hanno uno incompleto e impreciso. Il sistema serve ai naviganti per sapere dove sono sulla Terra, e questa è la versione commerciale dove c'è un margine di errore di qualche metro. La versione militare è precisa quasi fino al centimetro, e servirà ai missili e ai cannoni degli americani a centrare senza sbaglio i bersagli della prossima guerra in Iraq. I cinesi non hanno praticamente nulla, e gli orizzonti della nuova guerra supertecnologica ne fanno dei reietti, senza una copertura spaziale. Le loro ambizioni di potenza non possono continuare a tenerli scoperti. Il terzo aspetto è una fabbrica di denaro, e riguarda le telecomunicazioni. I segnali televisivi, ma anche quelli telefonici, passano e passeranno sempre di più attraverso i satelliti. Qui affari e strategia si tengono per mano. Il mercato televisivo cinese è potenzialmente il più grande del mondo e anche il più concentrato: 1,3 miliardi di persone in uno spazio grande quanto l'Europa. Per coprirli tutti e bene bastano pochi satelliti per le telecomunicazioni. Un'inezia di investimento. se confrontato ai problemi di raggiungere i 400 milioni che parlano inglese e sono sparpagliati in ogni angolo del pianeta. Questo il motivo per cui la Hughes, azionista della rete televisiva Direct TV negli Usa, avrebbe collaborato con i cinesi: avrebbe voluto poter avere in futuro qualche licenza per la programmazione televisiva. D'altro canto, però, il mercato televisivo cinese è molto protetto anche per ragioni di controllo politico. E il lancio del 2003 lo potrebbe difendere meglio. La navicella Shenzhou III al rientro in Mongolia dopo il volo dell'anno scorso Il lancio, lunedì scorso, del razzo Lunga Marcia 2F che ha messo in orbita la navicella spaziale Shenzhou IV

Persone citate: Francesco Sisci, Hughes, Jurij Gagarin