PILOTI USA Top gun all'anfetamina di Paolo Mastrolilli

PILOTI USA Top gun all'anfetamina L'USO DEGLI PSICOFARMACI È' EMERSO DA UN'INCHIESTA SU UN MORTALE INCIDENTE IN AFGHANISTAN PILOTI USA Top gun all'anfetamina retroscena Paolo Mastrolilli NEW YORK DROGATI per combattere? Questa era un'insinuazione che si poteva fare a proposito dei guerriglieri colombiani o peruviani, dei seguaci di Osama bin Laden, dei vietcong sulla pista di Ho Chi Minh lungo il confine con la Cambogia e il Laos, o magari di qualche reparto speciale della vecchia Unione Sovietica. Ma è possibile che i piloti americani, i top gun alla Tom Cruise, prendano anfetamine per colpire meglio? Non è una voce, o un sussurro scandalistico della propaganda disfattista. E' un'accusa precisa, lanciata durante un processo militare in Louisiana, e almeno in parte confermata dal Pentagono. Era il 17 aprile scorso, quando questa storia imbarazzante è cominciata. I maggiori dell' aviazione Harry Schmidt e William Umbach stavano sorvolando l'Afghanistan meridionale, non lontano da Kandahar, la città che aveva cullato i taleban del mullah Omar e ancora oggi non si è rassegnata al governo di Hamid Karzai. Schmidt, nato 37 anni fa a St. Louis, aveva alle spalle una carriera tanto perfetta, da essere diventato istruttore di top gun nella Marina. Umbach, 43 anni, figlio di un pilota veterano della guerra di Corea, si era diplomato alla «Air Force Academy» e aveva prestato servizio per sette anni, prima di entrare nella compagnia civile «United Airlines» e iscriversi nella «National Guard» dell'Illinois. La loro missione durava già da sei ore e non era stata eccitante: nulla da segnalare, a bordo del caccia F-I6 armato con bombe a guida laser. Verso la mezzanotte, però, Schmidt aveva notato colpi di arma da fuoco nella zona di Tarnak Farm, un ex campo di addestramento di Al Qaeda. Aveva chiesto il permesso di sparare sull'obiettivo con il suo cannoncino da 20 millimetri, ma il comando gli aveva risposto di aspettare e aveva chiesto informazioni più precise. Sedici secondi dopo, in base ai documenti raccolti da una commissione d'inchiesta militare, il top gun aveva ripreso la comunicazione così: «Abbiamo alcuni uomini sulla strada, e quello che sembra un pezzo di artiglieria che sta sparando contro di noi. Li sto attaccando, per autodifesa». Qualche attimo dopo aveva avvertito: «Le bombe stanno cadendo». Il comando aveva ripreso le comunicazioni 25 secondi dopo, con questo messaggio ragge laute: «Occhio, perché intorno a Kandahar ci sono truppe amiche: venite via di li appena possibile». Era già troppo tardi. Le bombe a guida laser dell'F-16 avevano colpito, a un metro dall'obiettivo, un nido di mitragliatrici. Ma dentro non c'erano i taleban irriducibili o i fedeli di Bin Laden tornati alla riscossa: erano militari canadesi, che stavano facendo un'esercitazione notturna anticarro usando razzi e munizioni vere. Il sergente Marc Leger, il caporale Ainsworth Dyer, e i soldati semplici Richard Green e Nathan Smith erano morti sul colpo, e altri otto colleghi erano rimasti feriti. Il Canada non perdeva uomini in combattimento dalla guerra in Corea, e quindi l'incidente aveva fatto molto scalpore. Ottawa aveva chiesto e ottenuto una commissione d'inchiesta militare, che ha raggiunto le sue conclusioni, accusando Schmidt e Umbach di aver violato le regole d'in¬ gaggio. Mercoledì il tribunale si è riunito alla «Barksdale Air Force Base» della Louisiana, per preparare l'audizione del 13 gennaio che deciderà se deferire i due ufficiali alla corte marziale. L'avvocato di Umbach, l'ex pilota dei Marines David Beck, ha accusato il governo di voler usare il suo cliente come capro espiatorio per placare i canadesi, ha rimproverato i comandanti perché non avevano avvertito i loro uomini delle esercitazioni amiche in corso, e poi ha fatto la rivelazione più infamante: «Le capa¬ cità di giudizio dei due top gun erano offuscate perché durante la missione avevano preso anfetamine allo scopo di restare più svegli». Secondo il legale, Umbach aveva ingoiato la «dexam ohetamine», nota anche come a «go pili». Sulle istruzioni per l'uso c'è scritto che non è raccomandata a chi deve operare macchinari pesanti, eppure l'Air Force vieta ai piloti di volare se non la mandano giù. Perciò i due top gun, stanchi, stressati e condizionati dalle anfetamine, avrebbero commesso il loro drammatico errore. Il tenente Jennifer Ferrau, portavoce dell'aviazione militare americana, ha ammesso che la ego pili» viene utilizzata come «strumento per controllare la fatica» e tenere i piloti all'erta durante le loro lunghe missioni. Però ha aggiunto che l'uso avviene solo su base volontaria, e comunque gli effetti sono stati provati a fondo: «Ci sono stati decenni di studi sull'efficacia e la praticità di queste medicine. Il Suvgeon General, ossia la più alta autorità sanitaria degli Stati Uniti, ha lavorato a stretto contatto con i nostri comandanti su questo tema». Alla vigilia della possibile guerra con l'Iraq, e ricordando altri episodi tragici come l'incidente di Cavalese, non sono dichiarazioni troppo rassicuranti. Pochi giorni fa, infatti, la giornalista deir«Abc» Amanda Onion ha rivelato che il Pentagono, tramite l'agenzia «Darpa», sta studiando rimedi scientifici per «curare» il sonno e consentire ai soldati di operare bene anche senza dormire. Nel frattempo, se il tribunale della Louisiana deciderà che le anfetamine non sono una scusa sufficiente, Umbach e Schmidt finiranno davanti alla corte marziale, dove rischiano una condanna a 64 anni di prigione. Due aviatori americani colpirono soldati canadesi «Le loro capacità erano offuscate dall'uso di dexanfetamina, la go-pill» Un pilota americano pronto a una missione ai comandi del suo F-15: ora i comandi militari ammettono che è consentito l'uso di anfetamine E' stato precisato che l'uso avviene soltanto su base volontaria e che «gli effetti sono stati provati a fondo»