Edwards si landa verso la Casa Bianca di Paolo Mastrolilli
Edwards si landa verso la Casa Bianca TERZO A SCENDERE IN LIZZA FRA I DEMOCRATICI PER LA SFIDA A BUSH ALLE PRESIDENZIALI DELL'ANNO PROSSIMO Edwards si landa verso la Casa Bianca Lo chiamano «il Kennedy del Sud» Paolo Mastrolilli NEWYORK Qualcuno lo descrive come un John Kennedy,con l'accento del Sud, se non altro perché si presenta bene. E a giudicare dai sondaggi John Edwards avrà bisogno di tutto questo carisma, se davvero vuole mostrare a George Bush la porta della Casa Bianca nelle elezioni del 2004. Ieri il giovane senatore della North Carolina è stato il terzo democratico a scendere ufficialmente in gara, dopo il collega John Kerry del Massachusetts e il governatore del Vermont Howard Dean, in attesa di vedere che cosa faranno altri possibili contendenti come il leader della minoranza al Senato Tom Daschle, il leader della minoranza alla Camera Dick Gephardt e l'ex candidato alla vice presidenza Joseph Lieberraan. Eppure è quello che sembra accendere di più la fantasia dell' opposizione umiliata e offesa, almeno fino a quando Hillary Clinton non deciderà di presentarsi, se mai lo farà. Edwards ha 49 anni, è nato in South Carolina ed è diventato ricco facendo l'avvocato. La sua specialità erano le cause per infortuni, vinte a quintali soprattutto quando doveva sfidare grandi aziende. Annunciando la candidatura ha detto che vuole essere «il campione della gente comune», e qui è racchiuso il programma con cui pensa di prendere alle spalle Bush. Il presidente, infatti, è l'erede di una dinastia politica americana, col padre ex capo della Casa Bianca e il nonno senatore, e ha lavorato solo perché doveva costruirsi una reputazione, non perché avesse bisogno di soldi. John, invece, è figlio di un operaio tessile e una postina e si vanta di essere stato il primo membro della sua famiglia ad andare all' università. Bush, dunque, rappresenta l'establishment: i ricchi che sono sempre stati al potere e lo controllano con i loro grandi interessi e i loro finanziamenti elettorali. Edwards, invece, rappresenta la gente della strada, che secondo lui dopo due anni di presidenza repubblicana già vuole cambia¬ re, piegata dalla crisi economica curata con le riduzioni fiscali per chi ha le tasche traboccanti. Sarebbe un profilo alla Clinton più che alla Kennedy, con la differenza che la fedeltà coniugale non sembra un problema: il senatore, infatti, è legatissimo alla moglie Elizabeth, con cui tra l'altro ha dovuto superare la perdita di uno dei loro quattro figli, Wade, morto a 16 anni rovesciandosi con la Jeep. John, però, ha una faccia alla Camelot, punta ancora sui diritti civili delle maggioranze escluse dal grande giro e proietta un'immagine di novità molto salutare nel dopo-Gore. Il problema, dicono amici e nemici, è la mancanza d'esperienza. E' stato eletto senatore solo nel 1998 e vorrebbe entrare nella Casa Bianca alla fine del suo primo mandato. E' vero che prima delle presidenziali del 2000 Bush non sapeva neppure il nome del leader pakistano, ma dopo l'il settembre lo ha imparato a memoria e la gente si chiede se il giovane John.possa ispirare la stessa fiducia negli elettori durante una nuova epoca segnata dalla guerra. Il corollario di questo problema è che se i finanziatori non si convinceranno che può diventare il cavallo vincente, non scommetteranno soldi su di lui, lasciandolo subito a piedi nella costosissima corsa presidenziale. Tra i democratici, almeno per ora, non c'è un superfavorito e questo gli consente di muovere i primi passi con tranquillità. I sondaggi dicono che Hillary sarebbe la preferita, se si presentasse. Se però l'ex first lady rimanderà al 2008, Edwards potrebbe ispirarsi al marito Bill, che a novembre del 1992 era uno dei «sette nani» così insolenti da sfidare Bush padre, ma a gennaio stava a Pennsylvania Avenue. Il senatore John Edwards, che ieri asceso In campo per leelezioni dell'anno prossimo
Luoghi citati: Massachusetts, North Carolina, Pennsylvania, South Carolina, Vermont
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