L'Ulivo pronto a discutere ma teme i movimenti

L'Ulivo pronto a discutere ma teme i movimenti MENTRE I DALEMIANI ACCAREZZANO L'IDEA DI UN PREMIERATO CON IL POTERE DI SCIOGLIERE LE CAMERE L'Ulivo pronto a discutere ma teme i movimenti Pardi: «Perché mai ropposizione dovrebbe fidarsi di Berlusconi?» E se fallisse il confronto, il centrodestra pronto al decreto omnibus retroscena Fabio Martini ROMA AL Boscolo Grand Hotel di via Veneto mancava mezz'ora alla contro-conferenza stampa di fine anno e Francesco Rutelli propose agli altri segretari di partito di appartarsi per qualche minuto. Una volta chiusa la porta, Rutelli sfoderò dalla borsa di pelle una cartellina sulla quale era premesso in stampatello: «Nota importante: da non divulgare». Nella cartellina top-secret il coordinatore dell'Ulivo aveva messo nero su bianco le linee guida destinate a diventare la proposta del centro-sinistra sulle riforme istituzionali. Il piano dell'Ulivo sarà presentato l'B gennaio dopo qualche aggiustamento, ma dai primi riscontri informali si è capito che non ci si discosterà molto dalla proposta-Rutelli, incardinata su cinque punti: premierato soft, con semplice designazione del premier, senza potere di scioglimento delle Camere; mantenimento delle prerogative del Capo dello Stato, che non può essere titolare di funzioni di governo; conferma del sistema elettorale; referendum per la Costituzione europea; questione-informazione. Ma quella raccomandazione alla massima riservatezza non era di routine. Certo, in questi giomi una ventata di ottimismo sembra pervadere politici di tutti i colori, ma Francesco Rutelli ha imparato a conoscere i particolarismi, le sensibilità, i narcisismi dei partiti dell'Ulivo e dunque sta provando a giocarsi la partita delle riforme con una dose speciale di diplomazia. Rutelli e anche Piero Fassino sono preoccupati dai mal di pancia dei piccoli partiti (Pdci, Verdi), di pezzi dei partiti maggiori (la sinistra ds, i popolari come Nicola Mancino) ma anche dalla ripresa di un accerchiamento che sembrava disperso: quello dei movimenti. Ed effettivamente lo spauracchio di una saldatura tra Cofferati, girotondi e tutto il movimentismo anti-inciucista non appare infondata. Sostiene il professor Panche Pardi, uno dei leader dei girotondi: «Il presidente del Consiglio ha fatto passare leggi incostituzionali che garantiscono impunità ai potenti e ai mafiosi: perché ora l'opposizione dovebbe fidarsene? Qualche maestro saccente risponde: quando si stabiliscono principii di natura generale non possiamo farci fuorviare da elementi contingenti. E bravo! Cosi rafforziamo ancora di più i poteri di Berlusconi, fino ai limiti della sua vita attiva». I movimenti si preparano ad una nuova mobilitazione anti-Ulivo all'insegna di slogan del tipo: «Con Berlusconi non si tratta su nulla», «Guai a ripetere gli inciuci della Bicamerale». E la saldatura tra girotondini e Cofferati si preannuncia al convegno di Firenze del IO gennaio. E un vago timore di accerchiamento trapela dalle parole di Gavino Angius, presidente (dalemiano) dei senatori ds: «Ogni volta che sento parlare di tavoli istituzionali mi viene l'orticaria. Non ci saranno tavoli segreti e chi allude a possibili inciuci ogni volta che si riapre un discorso sulle riforme mostra un inaccettabile dileggio del Parlamento». E se la sinistra riformista prova ad esorcizzare la sindrome da Bicamerale, anche dall'altra parte della "barricata" non mancano insidie e sospetti. Tanto è vero che le proposte di dialogo del centrodestra si accompagnano alla predisposizione di un contropiano nel caso in cui il clima di questi giomi volgesse di nuovo al brutto. Spiega Francesco Spe¬ roni, capo della segreteria del ministro per le Riforme Umberto Bossi: «Non si può escludere che prima o poi si possa arrivare alla predisposizione di un disegno di legge omnibus nel quale tenere assieme devoluzione, presidenzialismo e seconda Camera». In altre parole, se l'Ulivo decidesse di restare sulle proprie posizioni, il centrodestra potrebbe passare al contrattacco: approvazione a maggioranza delle "sue" riforme, indizione di un unico referendum istituzionale "prendere o lasciare" sulla Grande Riforma. Nel quale si consumerebbe un unico giudizio popolare sulla devoluzione e sul presidenzialismo. E il pericolo del doppio referendum - pericolo denunciato nell'ultimo vertice informale dell'Ulivo dai socialisti Boselli e Villetti - deve aver indotto Massimo D'Alema a bruciare i tempi. Il 9 gennaio, a poche ore dalla presentazione della propo¬ sta dell'Ulivo, nella sede di ItalianiEuropei si terrà un seminario sulle riforme, al quale parteciperanno tutti i leader del centro-sinistra. Ci sarà anche Arturo Parisi, a conferma del ritrovato rapporto con D'Alema e il dibattito si svolgerà attorno ad una relazione del professor Stefano Ceccanti che proporrà una versione forte del premierato, una proposta per trovare un accordo con il centro-destra: «Al premier - spiega Ceccanti viene riconosciuto sempre il potere di scioglimento, compresa la settimana che segue una eventuale sfiducia delle Camere. Nel 1998 Prodi avrebbe avuto 7 giorni per decidere se dimettersi o indire nuove elezioni. Con questo deterrente, diventa effettivo anche il potere di revoca dei singoli ministri: se Berlusconi volesse revocare Mdroni, Bossi non potrebbe minacciare crisi...». Sulla cartellina di Rutelli, «da non divulgare», i punti caldi: premierato soft, senza potere di scioglimento delle Camere; conferma del sistema elettorale, referendum per la Costituzione europea L'aula di Montecitorio La sinistra Ds prova a esorcizzare lo «spettro Bicamerale» Angius promette: «Non ci saranno tavoli segreti e accordi fuori dal Parlamento»

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