Dopo Ciampi parte il dialogo, più forte il premierato

Dopo Ciampi parte il dialogo, più forte il premierato IL 10 GENNAIO SI RIUNISCE IL CONSIGLIO DEI MINISTRI PER PARLARE DI RIFORME il. i yj v3i.iiiiìiz-m\-» Ji murji-iv^L. iu \.\jiHJìyjì.i\j u»ti ivhimi j i m rcr\ rMr\LMr\c ui r\ir\-»r\ivic Dopo Ciampi parte il dialogo, più forte il premierato Mercoledì prossimo l'Ulivo presenterà la sua «proposta unitaria» Amedeo La Mattina ROMA Silvio Berlusconi aveva annunciato che tra Natale e Capodanno il governo si sarebbe occupato delle riforme istituzionali. La tabella di marcia non è stata rispettata, ma adesso il premier toma alla carica fissando per il IO gennaio il Consiglio dei ministri in cui si parlerà di modifiche costituzionali. Ma non sarà questo il solo appuntamento per capire in quale clima politico si apre il 2003. L'Ulivo infatti vuole bruciare i tempi e mercoledì prossimo (almeno così promette Rutelli) presenterà «una proposta unitaria e utile per tutto il Paese, raccogliendo così anche l'invito del Presidente della Repubblica». Tuttavia, il vero banco di prova per verificare la sincera adesione all'appello di Ciampi, sarà il confronto in Parlamento, a partire dalla devolution e dalla riforma federale ancora incompleta. Intanto a metà gennaio il Senato comincerà l'esame di una sventagliata di disegni di legge in materia di forma di governo, che vanno dal semipresidenzialismo alla francese al cancellierato alla tedesca, al premierato. Come se non bastasse, il Parlamento dovrà occuparsi di giustizia, indulto, legge sul conflitto di interessi e del progetto Gasparri sui riordino del sistema radiotelevisivo. Sarà l'anno delle riforme, ha promesso Berlusconi, ma è tutto da vedere se sarà anche quello della concordia e dell'unità, come ha chiesto il capo dello Stato. Lo premesse non fanno ben sperare. Le posizioni di partenza sono ancora molto lontane, ma dopo l'intervento di Ciampi si sta formando un fronte trasversale a favore del premierato. Non mancato le divergenze dentro la Casa delle libertà; divergenze che potrebbero già affiorare al Consiglio dei ministri del IO gennaio. La Lega vuole al più presto incas¬ sare la devolution; una premessa per dare il via libera al presidenzialismo voluto da An. Ma i centristi frenano l'una e l'altra ipotesi. «Non possiamo bruciare i tempi. Un presidenzialismo affrettato - dice Buttigliene - non serve a controbilanciare una devolution frettolosa. A noi piace Ciampi e la figura di un presidente della Repubblica di garanzia: nel Paese dei guelfi e ghibellini è vitale. Abbiamo visto cosa succede quando al Quirinale l'inquilino non è super partes». Ma quello che più preme a Buttiglione è una riforma organica del federalismo («se nessuno la presenta farò io delle proposte»), che includa e modifichi la devolution di Bossi: «Così com'è avrebbe effetti devastanti e noi non potremmo votarla». E anche per Rutelli il capo dello Stato deve mantenere una funzione di garanzia, anche perché «il presidenzialismo non è adatto all'Italian. Un presidente eletto dal popolo, aggiunge Rutelli, anziché rappresentare l'unità della nazione,cliventa espressione di parte. Ecco, quindi, che il puzzle delle riforme si comincia a complicare. Nella maggioranza l'Udc fa notare che nel programma della Casa delle Libertà non c'è alcun vincolo ad una soluzione istituzionale. An insiste per il modello francese, sa però che il presidenzialismo sta perdendo quota; in ogni caso esclude che Ciampi abbia bocciato questa opzione.. Semmai, «pone un prpblema reale quando fa riferimento alla necessità di trovare un luogo di neutralità costituzionale», precisa il portavoce Mario Landolfi. Il quale va oltre: «Non è detto che sia proprio il presidente della Repubblica a dover incarnare il ruolo di garante super partes. Credo che si possano trovare altri luoghi per far funzionare quel meccanismo di pesi e contrappesi di cui Ciampi ha parlato. Penso alla Corte costituzionale». Se nel centrodestra la partita è ancora tutta da giocare, nell'Ulivo sembra profilarsi una scelta più orientata al premierato. Ovviamente non mancano i distinguo. I Verdi rilanciano il Cancellierato alla tedesca, lo Sdi di Boselli punta sul premier eletto dai cittadini, ovvero il «Sindaco d'Italia» formulato da Mario Segni. I Ds non escludono né un governo del primo ministro né il cancellierato. «È fondamentale - spiega Vannino Chiti, coordinatore della segretaria che il presidente del Consiglio abbia non solo il potere di nominare i ministri ma anche di revocarli, cosi come oggi possono fare con gli assessori i presidenti delle regioni». Queste le posizioni ai blocchi di partenza. Fuori dal coro i radicali con Daniele Capezzone che vede il formarsi «di una vera e propria unità nazionale dei partiti contro i cittadini». Perché, si chiede Capezzone, si discute solo di semipresidenzialismo alla francese, di cancellierato alla tedesca o di premierato, e non si spende una sola parola sull'ipotesi presidenzialista americana? il presidente Ciampi nel messaggio di Capodanno

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