<<L'estremismo e in crescita ma qui non ci sono tribunali»

<<L'estremismo e in crescita ma qui non ci sono tribunali» STUDIOSI E LEADER DELLE COMUNITÀ' MUSULMANE <<L'estremismo e in crescita ma qui non ci sono tribunali» Per lanciare una «fatwa» basta che i fedeli chiedano un parere airimam, che emette la sentenza. «Finora non è mai accaduto» testimonianze Francesca Paci TORINO FAUD Salih con la mano sinistra amputata. La peruviana Angelica Cariales Canani uccisa a colpi d; pietra dal convivente d'origine marocchina «geloso della sua vita indipendente». Più o meno come Kabira: ventottenne, di Casablanca, accoltellata dal marito perché «indossava vestiti provocanti». Torino sfoglia l'elenco delle vittime e ascolta la domanda che nessun liberal vorrebbe farsi: il nuovo integralismo comincia da qui? Il sospetto d'un nesso tra l'aroma speziato del kebab e le decisioni inappellabili della legge islamica s'insinua tra le pieghe d'una integrazione complicata da reciproche diffidenze. Il sociologo algerino Khaled Fouad Allam, docente di Storia dei paesi islamici all'università di Trieste, ci legge «privati regolamenti di conti». Ma ammette che «il taglio della mano aggiunge un'impronta neosacrale a una probabile faida tra gang». C'è da temere il peggio? Che sotto un'arcata buia della stazione di Porta Nuova o tra i banchi addormentati del mercato di piazza della Repubblica, tribunali clandestini decretino fatwe, come quella, emessa in Iran, che condannò a morte lo scrittore Salman Rushdie? «Un'analisi razzista», dicono i nordafricani che ogni mattina sollevano le saracinesche dei bazar di via del Cottolengo, viale Giulio Cesare, viale Regina Margherita. «Improbabile», aggiunge il commissario Luciano Nigro, fino a due mesi fa responsabile del reparto investigativo di Dora Vanchiglia, alle prese con «frange integraliste certamente intransigenti, ma lontane dall'idea d'una importazione della sharia». Tacciono i torinesi, per ora attenti a capire. In teoria, mettere su una corte è semplice. «Basta un leader carismatico, un emiro, eventualmente un imam», spiega Stefano Allievi, esperto d'Islam e autore del recente saggio «Musulmani d'occidente». I fedeli richiedono un parere e il capo emette il verdetto, la fatwa. Niente rituali, si può fare in un bar, al telefono, su un sito Internet tipo www.fatwa-online.com, che risponde ai quesiti di cyber-credenti. Secondo lo studioso di Padova: «In Italia non è mai accaduto finora. Esistono casi di giurisdizioni religiose parallele a quella ufficiale in paesi come l'Algeria, dove il Già interpreta la legge coranica a modo suo». Nel caso del giovane Faud Salih, l'idea di Allievi è che si tratti d'«un regolamento di conti tra bande, sul modello dei malavitosi che tagliano la lingua allo spione di turno. Inoltre, manca l'ufficialità d'un tribunale, fosse pure clandestino». La comunità nordafricana fa quadrato, nega, anche se poi magari si interroga nel chiuso delle sue abitazioni. La difesa d'ufficio tocca a Bouriki Bouchta, ma l'imam macellaio non è l'unico a definire Faud un ladruncolo, uno che probabilmente sarebbe stato «graziato» sia dalla legge islamica ufficiale, sia da quella popolare: «Il re dei piccoli scippatori», l'ha bollato l'as¬ semblea di immigrati autoconvocatasi ieri sera per discutere la giornata, tra la macelleria «Al imam» e il ristorante «Grand Magreb». «Lo conosciamo tutti, ogni giorno sul solito pullman a rubacchiare», racconta il geometra di Casablanca Mustafà Kobbah, che l'ha identificato dal giornale. L'ombra d'un tribunale islamico clandestino però, allarma la città. Convinti teorici del «complotto antislamico», pronti a leggere l'amputazione di Faud come «un'intimidazione mafiosa». Possibilisti al¬ la Fouad Allam, sicuro dell'esistenza «di gruppi religiosi che sfuggono al controllo e creano spazi d'autonomia capaci anche di legiferare». Chi prova a mediare è preso in una tenaglia. Dal Gruppo Abele di Don Luigi Ciotti, la responsabile delle attività per il recupero dalla prostituzione, Mirta Da Prà, non ricorda denunce di ragazze minacciate da punizioni religiose stile sharia. «Mutilazioni sessuali, sì», ammette. Ma a firma di macellai comuni che s'accaniscono sul corpo delle donne in Italia come a casa loro. La responsabile di un gruppo di recupero delle prostitute «Non ci sono denunce di donne minacciate dalla sharia, soltanto di mutilazioni sessuali»

Luoghi citati: Algeria, Iran, Italia, Padova, Torino, Trieste