Dura nove ore la fuga del killer delle prostitute

Dura nove ore la fuga del killer delle prostitute CARABINIERI LO HANNO ARRESTATO ALLA PERIFERIA DELLA CITTA Dura nove ore la fuga del killer delle prostitute Minghella era fuggito dall'ospedale di Biella, aveva finto un malore dall'inviato a BIEtLA Era lì da solo, a pochi metri dalle vetrine ancora illuminate di «Mercatone Uno», megastore di mobili alle porte di Biella. Si guardava intorno e cercava di passare inosservato con quei suoi capelli canuti e stretti a codino e quell'abbigliamento insolito in questo periodo invernale: un maglione di colore chiaro, leggero leggero, pantaloni di tela blu e banalissime scarpe da ginnastica. Maurizio Minghella, 46 anni, il killer della prostitute, l'uomo che deve rispondere davanti al tribunale di Torino di quattro omicidi, e alle spalle ha già un ergastolo per altri delitti commessi a Genova, ieri ha provato a riprendersi la libertà. Ma la sua fuga è durata lo spazio di un attimo: neanche nove ore, dalle 13,30 di ieri pomeriggio alle 22. Poi un passante lo ha notato e ha avvisato il 112. Allarme, corsa verso il piazzale di Mercatone Uno e arresto mentre lui tentava di nascondersi dietro una siepe. Un carabiniere lo ha placcato e bloccato a terra, sotto lo sguardo stupito e un po' impaurito dei pochi passanti. Tempo un minuto, forse due e su quello spiazzo di asfaltò e cemento sono piombate una, due tre, auto delle forze dell'ordine. La prima quella della Squadra Mobile di Torino, che proprio sotto lo Mole lo aveva già bloccato, all'inizio di marzo di due anni fa. In manette, lo hanno portato al comando provinciale dell'Arma. Dove quando manca poco alla mezzanotte tutti sorridono e tutti si danno delle gran pacche sulle spalle per farsi i complimenti. E non importa se è stata una giornata convulsa, faticosa e stressante, l'importante è che sia finita, e bene, dopo nove ore. Tutto era cominciato all'ospedale «Degli infermi» a Biella dove, dal carcere, su un furgone blu, lo avevano portato per un controllo. Problemi di cuore, sembrava. E lui approfittando di un attimo di solitudine, lontano dagli occhi delle guardie, se n'era andato. Chiuso nel bagno del pronto soccorso, inspiegabilmente senza un vigilante a controllare tutti i suoi movimenti, ha scavalcato la finestra che si affaccia sulla pista d'arrivo delle ambulanze, infilato la porta che conduce all'esterno ed è sparito. Erano le 13,30. L'allarme vero, però, era scattato soltanto mezz'ora più tardi. Quando polizia e carabinieri si erano mobilitati in forze in una gigantesca caccia all'uomo durati tutto il pomeriggio e mezza serata. Elicotteri, unità cinofilo, rastrellamenti in giro per la città: nella zona doìle fabbriche, lungo le sponde del torrente Cervo, nella periferia. Tutti scatenati sulle tracce di un fantasma che avrebbe potuto essere ovunque: ancora nella Biella invasa dagli identikit del fuggiasco, distribuiti persino nei bar e nei negozi, oppure nella vicina Ivrea o addirittura a Torino dove aveva vissuto da semilibero e dove ha commesso gli omicidi che lo hanno riportato dietro le sbarre. Un pomeriggio di segnalazioni, tutte inutili. Fino alle 22. Quando un uomo lo ha visto, si è insospettito, e dal cellulare ha dato l'allarme: «Secondo me potrebbe essere quello che state cercando...». Era solo, Maurizio Minghella, quando lo hanno bloccato. Solo, ma non demoralizzato: un paio di volte ha tentato di buttarsi fuori dall'auto dove lo stavano caricando a forza, si è agitato per un po', ha imprecato. Poi ha portato le mani al petto e ha fatto segno di essere affaticato. Lo stesso gesto con il quale, all'alba di ieri, nel carcere di Biella aveva spiegato agli agenti di vigilanza che stava male: dolori al petto, e al braccio sinistro. Erano le 7. Dalla casa circondariale avevano subito chiamato la Guardia medica che aveva consigliato un ricovero in ospedale per altri accertamenti. Le solite cose, poco più che routine: elettrocardiogramma, ecografia all'addome, controllo cardiologico. Precauzioni di medici coscienziosi che non vogliono tentare diagnosi azzardate. Ma lui, forse, in testa aveva già altro: la fuga. Del resto Minghella lo aveva detto tante volte, in passato, che a lui le stanzette con le sbarre gli stavano strette. E che, prima poi, se ne sarebbe andato, volenti o nolenti magistrati e poliziotti. Ieri ce l'ha fatta. Ha aspettato l'ora di pranzo quando, a turno, i suoi angeli a custodi andavano a mangiare. Ha chiesto al medico che lo stava visitando di poter andare un attimo in bagno, ha intuito che un'occasione così non l'avrebbe mai più avuta e si è giocato tutto. Ha scavalcato la finestra senza sbarre, in una stanza dove oltre al water c'è di tutto: dalla macchina per lavare le attrezzature di Pronto soccorso, al lavabo per sciacquare i panni, ad una rastrelliera per attrezzature di varie, ed è fuggito. Se gli agenti se ne siano accorti subito o dopo pochi minuti questo ancora non si sa. Al carcere non parla nessuno. Per tutto il pomeriggio il questore Pezzano e il comandante provinciale dell'Arma, Maritano, restano in riunione, per decidere la strategia della caccia. Fino alle 22, quando la centrale operativa avvisa il colonnello: «Tutto a posto, lo abbiamo preso». IL LUOGO DELLA FUGA | Minghella entra in ambulanza | nello spazio del pronto Soccorso 1 dell'ospedale Degli Infermi di . Biella in via Caraccio a pochi ^ passi dal centro della città ito spazio è all'aperto ma chiuso Ida mura e da due porte scorrevoli, ima per entrare l'altra per uscire. Vicino a queste ci sono due pulsanti, che servono per l'apertura e la chiusura dei pannelli scorrevoli Minghella entra nel pronto f. soccorso, chiede di andare in bagno i due agenti, che non facevano parte del servizio scorta ma erano agenti del carcere lo portano nel bagno che si trova fuori dalle corsie per non farlo entrare in contatto con gli altri ammalati. Non si accorgono che il bagno ha una finestra e lo attendono 1 davanti alla porta della toilette Minghella, vestito con un paio di jeans e una maglietta beige, esce attraverso la finestra del bagno, preme il pulsante della porta di entrata delle ambulanze e sene va indisturbato Ha scavalcato una finestra del bagno del Pronto soccorso Nessuno lo controllava Un passante lo ha notato perché aveva abiti leggeri Minghella lo aveva detto tate volte, in passato, che a lui le posto, lo abbiamo preso. [lo. poi] Minghella (a sinistra, con il giubbotto chiaro) subito dopo l'arresto La finestra del Pronto soccorso, senza sbarre, da dove è fuggito Minghella | Ming| nello1 dell. Bie^ pito spaIda muraima perVl'Mf. socchservizdel carche si tnon faNon si u1 dava La finestra del Pronto soccorso, senza sbarre, da dove è fuggito Minghella

Luoghi citati: Biella, Genova, Ivrea, Torino