Rushdie, le patrie dell'uomo in esilio

Rushdie, le patrie dell'uomo in esilio AUTORITRATTO IN UNA NUOVA RACCOLTA DI SAGGI Rushdie, le patrie dell'uomo in esilio L'autore dei «Versi satanici» parla di sé e dell'India. Dall'impegno degli scrittori, che devono opporsi a ogni confine e censura, alla critica contro Naipaul, la cui opera, però, è fondamentale Madeline Merlin! QUAL è la patria mentale, X sentimentale, umorale delr«esiliato» Salman Rushdie? Forse non il suo ultimo romanzo. Furio (Mondadori, 2002). Molto più rivelatrice, invece, e molto più significativa, sembrerebbe Step Across This Line, raccolta di saggi scritti tra il 1992 e il 2002, appena uscita da Random House. Con questo libro Rushdie porta avanti il discorso iniziato in Patrie immaginarie e c'invita a superare le frontiere sia geografiche sia mentali. Nel 1991 egli afferma che l'emigrante è la figura che definisce il ventesimo secolo: «un vero emigrante soffre, tradizionalmente, di una triplice dislocazione: perde il suo luogo, entra in una lingua straniera e si trova circondato da esseri i cui codici di comportamento sociale sono molto diversi, e a volte persino offensivi, rispetto ai suoi. E questo è ciò che rende gli emigranti figure tanto importanti perché le radici, la lingua e le norme sociali sono fra le più importanti componenti nella definizione dell'essere umano. L'emigrante, cui sono negate tutte e tre, e obbligato a trovare nuovi modi di descrivere se stesso, nuovi modi di essere umano». In Sfep Across This Line Rushdie si rivela finalmente come essere umano e non soltanto ( I) un grandissimo scrittore. Secondo lui la famosa canzone Over the Rainbow nel Mago di Oz dovrebbe diventare l'inno (non nazionale, perché nel mondo sognato da Rushdie non ci saranno frontiere che dividono una nazione dalle altre) ma di tutti coloro che cercano l'Altrove. Nel Mago di Oz la piccola protagonista afferma di voler tornare al grigiore della sua casa nel Kansas, invece, quando Judy Garland canta Over The Rainbow, esprime un'aspirazione ben diversa: quella di ogni sradicato che vorrebbe andare in un posto migliore. Gli scrittori, in particolare, abitando già nel regno senza frontiere dell'immaginazione, devono opporsi ai confini, alla censura ed ai tabù. Rushdie racconta l'effetto della fatwa sulla sua vita privata ma insiste, come ha sempre fatto, che non è il solo a subire una simile ingiustizia. In particolare, cerca di infondere coraggio a Taslima Nasreen, colpevole di aver scritto Vergogna in cui alterna gli elenchi delle violenze subite dagli indù nel Bangladesh agli episodi di una vicenda fittizia. Nel saggio intitolato La lotta per l'anima dell'Islam Rushdie elenca alcuni crimini commessi dai fondamentalisti islamici in paesi diversi. Per esempio, l'anziano poeta Akhtar Hameed Khan ebbe la temerarietà di affermare che, mentre ammirava Maometto, la fonte della sua ispirazione era Buddha. Nel 1992 fu arrestato dai discendenti del Profeta per aver scritto dei versi a proposito di animali in cui i fondamentalisti riuscirono a scoprire un offensivo significato allegorico. A Sharjah, uno degli emirati arabi, un gruppo teatrale che ha rappresentato un'opera giudicata blasfema è stato incarcerato. In Turchia dei fondamentalisti islamici hanno ucciso il giornalista laico Ugur Mumau. In Egitto Farag Fonda è stato assassinato per aver offeso i fondamentalisti. Sempre in Egitto il professor Nasr Al-Zeid che insegna letteratura all'università del Cairo, essendo accusato di apostasia, dovrebbe di¬ vorziare per evitare che sua moglie venga lapidata perché è illegale essere sposato con un apostata. . L'India è stato il primo paese a condannare I versi satanici. Nel 1989 Rushdie aveva sperato di comperare una casa in India, ma non potè più mettervi piede. Nel saggio intitolato Un sogno di un ritorno glorioso egli racconta che, anche se, come molti suoi personaggi, ha abbandonato l'Oriente per l'Occidente, la sua immaginazione vi toma in continuazione. Se suo padre non avesse venduto la casa di Bombay, forse egli sarebbe ancora là. Con grande emozione racconta il ritomo in India dopo un'assenza di dodici anni e mezzo, accompagnato da suo figlio Zafar. Senza essere «politically incorrect» a proposito dell'India come fu a suo tempo V.S. Naipaul, soprattutto in Un'area di tenebra, Rushdie non esita a criticare alcuni aspetti del suo paese natale. Per esempio, afferma che il numero di casi in cui una sposa viene arsa viva perché la sua dote è stata ritenuta insufficiente è in aumento. (Spero non sia vero). Rushdie osa asserire che l'uccisione di bambini o per sgozzamento o per soffocamento è una specialità indiana. Data 1 enorme vitalità degli scrittori indiani, si rimane stupiti quando Rushdie afferma che sono ancora poco conosciuti negli Stati Uniti. In Italia appena esce un nuovo libro di Vikram Seth, per esempio, o di Hanif Kureishi, questo viene tradotto e, di solito, bene. Rushdie lancia le sue solite frecciate contro V.S. Naipaul ma ammette che nessun panorama della letteratura indoinglese sarebbe completo senza le sue opere: i suoi tre saggi sull'India sono dei libri-chiave. Rushdie riporta il commento di un certo romanziere indiano il quale gli ha detto che è anti-Naipaul in Occidente e pro-Naipaul quando torna in India. Rushdie apprezza il realismo «stendhaliano» di Rohinton Mistry, trova echi di Jane Austen in Anita Desai, e, più ovviamente, di Calvino in Kiran Desai. Che Rushdie amasse Calvino fu evidente già. ai tempi di Patrie immaginarie (1991): «Non riesco a pensare di avere accanto uno scrittore migliore di Calvino mentre l'Italia esplode, l'Inghilterra brucia e il mondo finisce». In Step Across This Line Rushdie racconta il suo incontro con Calvino. Come tutti gli scrittori, Rushdie è costretto a trovare un nuovo modo di esprimersi dopo l'I! settembre. Come gli altri scrittori indiani contemporanei, egli sente la necessità di cancellare la ricorrente pretesa degli orientalisti di esotizzare l'India. Gli scrittori indiani di oggi stanno rappresentando molte versioni diverse della realtà indiana che assomigliano alla vera India. Difficilmente si potrebbe dire che Rushdie sia un vero indiano o soltanto un indiano: varcando ogni frontiera e pagando di persona, è rimasto fedele all'impegno di descrivere sempre quella che, por lui, è la verità. AqPE1ast Salman Rushdie continua con la raccolta disaggi Step Across this Une Il discorso cominciato con Patrie immaginarie