Bertinotti e Pecoraro «Non si è schierato contro la guerra»

Bertinotti e Pecoraro «Non si è schierato contro la guerra» Bertinotti e Pecoraro «Non si è schierato contro la guerra» ROMA ~ Consensi bipartisan sugli altri argomenti affrontati, solo le parole di Carlo Azeglio Ciampi sulla guerra hanno provocato reazioni critiche, con accenti più o meno decisi nella sinistra. «Caro Presidente, non in nostro nome»: questo il commento del segretario del Partito della Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti a quella parte del messaggio del Capo dello Stato. «Il Fresidente della Repubblica - ha aggiunto Bertinotti ha pronunciato, nell'incombere della guerra, parole per noi inaccettabili. La Costituzione italiana ripudia la guerra, ma la guerra nordamericana è alle porte, il realismo non può piegare la Costituzione. La nostra Costituzione impone all'Italia il no alla guerra». Meno spumeggiante nella forma, ma critico ugualmente nella sostanza anche Armando Cossutta, presidente del Partito dei comunisti italiani. Cossutta, commentando il discorso del Capo dello Stato, muove «rispettosamente» due critiche al messaggio. «La prima - spiega - è che le riforme vanno fatte e vanno fatte con il massimo consenso; ma vanno fatte in Parlamento in un confronto pSBère'B aperto. L'Ulivo farà'le sue pròptoste, la Casa delle Libertà avanzerà le proprie; ma in concreto deve essere ribadito il rifiuto netto ad ogni ipotesi di inciucio.■ E su devolution e presidenzialismo non vedo neanche lontanamente l'ombra di un possibile consenso». «La seconda: sulla guerra non bastano più gli appelli o le prediche aggiunge Cossutta - ed è l'ora di assumere atti precisi e concreti. Occorre dichiarare che l'Italia si oppone comunque alla guerra senza lItalia si oppone comunse e senza ma. Non un soldato, non un centesimo per questa guerra che si affaccia, una sporca guerra, sporca di sangue e di petrolio. Si deve affermare - conclude l'esponente comunista - il no reciso ad un coinvolgimento nel conflitto della Nato e nella Nato. Un no totale all'uso di basi militari e di sorvoli militari sul nostro territorio nazionale». Anche Alfonso Pecoraro Scanio, leader dei Verdi, è rimasto deluso: «Mi aspettavo più coraggio sui temi della pace, dell'ambiente, della clemenza e della globalizzazione». Lo ha detto dal Brasile, dove assisterà all'insediamento del presidente Lula (l'esponente ambientalista ha seguito il messaggio di fine anno del Capo dello Stato via internet). «Di fronte a un mondo che cambia - ha spiegato con il pericolo di una nuova guerra, con le grandi speranze dei movimenti per una nuova globalizzazione, la pace e la salvaguardia dell'ambiente, mi sarei aspettato un preciso riferimento del Presidente sulla necessità di nuove istituzioni politiche ed economiche mondiali - ha aggiunto Pecoraro Scanio - nonché una parola sul tema della clemenza per i detenuti». Gli fa eco Paolo Cento, dello stesso partito: «Proprio su una questione di politica internazionale decisiva per il futuro dell'Italia e per lo stesso ruolo dell'Europa - sostiene Cento sembra aver accettato la guerra come un dato permanente e ineluttabile, facendo propri i contenuti della propaganda americana e ridimensionando addirittura lo stesso significato dell'articolo II della Costituzione. C'è una parte rilevante dell'opinione pubblica italiana che questa volta non si riconosce nelle parole del Presidente della Repubblica. L'auspicio - conclude - ò quello che nei prossimi giorni sappia tener conto di questa volontà contro la guerra crescente nell'opinione pubblica italiana, comunque e senza condizioni perché ritenuta politicamente inefficace ed eticamente sbagliata». Positivo invece il commento del repubblicano Giorgio La Malfa: «Abbiamo apprezzato e condividiamo pienamente il messaggio di fine anno del Capo dello Stato, soprattutto per l'equilibrato riferimento alle questioni della pace internazionale ed il richiamo alle responsabilità ed ai doveri del nostro paese nei confronti della guerra al terrorismo - ha detto il presidente del Fri -, e l'affermazione del valore indisponibile dell'unità nazionale ed il limite che essa comporta nei confronti delle riforme istituzionali». [r. r.) Fausto Bertinotti i

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