Condannato all'ergastolo querela la Rai per una trasmissione alla tv
Condannato all'ergastolo querela la Rai per una trasmissione alla tv Condannato all'ergastolo querela la Rai per una trasmissione alla tv E' in attesa del processo d'appello e teme che lo sceneggiato che racconta il crimine di cui è stato accusato possa influire negativamente sull'opinione dei giudici Roma, 10 giugno. (g. g.) Un tappezziere, Vincente Teti, condannato all'ergastolo per avere ucciso due suoi amici, i coniugi Graziano Lovaglio e Teresa Pcidomani, sezionandone i cadaveri e gettandoli nel Tevere ha denunciato la televisione italiana. Si ritiene diffamato perché nel quinto episodio della serie televisiva Qui, Squadra mobile, è stato raccontato l'episodio di cronaca di cui è protagonista. Vincenzo Teti, romano, 34 anni, quasi sempre disoccupato e comparsa cinematografica a tempo perso fu arrestato nel luglio 1969: pochi giorni prima nel fiume erano affiorati, chiusi in sacchi di iu¬ ta, i resti sfigurati dei coniugi Lovaglio. I due erano scomparsi da un paio di settimane e Vincenzo Teti si era preoccupato di accreditare la tesi che erano partiti da Roma per un viaggio di piacere. Fu subito accusato di essere l'assassino e lo squartatore: Teti ha sempre negato sostenendo che il delitto sarebbe stato compiuto da un trafficante di droga con il quale Graziano Lovaglio era in contatto. I giudici della corte d'assise non dettero alcun credito alla versione difensiva e condannarono l'anno scorso Vincenzo Teti all'ergastolo. Alla base della querela per diffamazione, Teti ha posto il principio costituzionale per cui «l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva». Oltre a sostenere d'essere stato diffamato perché gli autori dello sceneggiato televisivo, pur modificando nomi ed ambienti gli avrebbero attribuita la responsabilità di un duplice e terribile omicidio del quale egli si ritiene innocente, Vincenzo Teti ha assunto l'iniziativa di trascinare la Rai-tv in tribunale perché teme che la trasmissione possa influire negativamente sulla opinione dei giudici della corte d'assise d'appello che tra breve dovranno celebrare il processo nel quale egli è convinto di dimostrare la propria innocenza.
Persone citate: Lovaglio, Vincenzo Teti
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