Sospetti sul caso di eutanasia: la studentessa si fece aiutare per uccidere il vecchio padre?

Sospetti sul caso di eutanasia: la studentessa si fece aiutare per uccidere il vecchio padre? Il capitano di marina in pensione strangolato in casa con il foulard Sospetti sul caso di eutanasia: la studentessa si fece aiutare per uccidere il vecchio padre? Vacilla la difesa di Marina Fabiano - Il medico e una cameriera: "Il genitore della giovane soffriva solo di gastrite" (Nostro servizio particolare) Catania, 10 giugno. Le indagini, sul parricidio di Marina Fabiano, la studentessa in medicina di 21 anni che domenica 27 maggio ha ucciso il padre, Concetto, di 71 anni, strangolandolo con un foulard di seta, non hanno potuto ancora accertare in maniera tassativa il vero movente del parricidio. La giovane, come è noto, durante la confessione resa ai carabinieri per scritto (riempì di suo pugno cinque cartelle) dichiarò di aver strangolato il genitore per non farlo più soffrire. Disse, infatti, che Concetto Fabiano, capitano di lungo corso in pensione, vedovo da tre anni, era affetto da un cancro allo stomaco che gli procurava crisi di lancinanti dolori. Secondo la giovane, il padre le aveva più volte chiesto di aiutarlo a morire, dato che egli non aveva il coraggio di uccidersi. Sulle prime, (è sempre il racconto della ragazza) Marina Fabiano avrebbe resistito a quelle implorazioni. La sera di domenica 27 maggio, però, nuovamente incitata dal padre a finirlo in qualche modo, dapprima lo colpì con un pesante piatto, stordendolo, quindi lo strangolò con un foulard. Successivamente trascinò il corpo sin nello stanzino da bagno, lo denudò e lo gettò nella vasca piena d'acqua allo scopo di simulare la disgrazia nella speranza di assicurarsi l'impunità. Poi si mise a letto. Il movente del delitto per «eutanasia», ha cominciato a vacillare allorché il medico legale ha scoperto che il Fabiano non era affetto da male incurabile bensì da una semplice gastrite. La posizione della parricida si è ulteriormente aggravata in conseguenza di taluni particolari venuti successivamente alla luce. L'autopsia ha accertato anche che il capitano presentava tre costole rotte e alcuni graffi risalenti a prima del decesso. La cameriera ad ore, che prestava servizio in casa Fabiano, Sarina Corsaro, di 50 anni, rintracciata dai carabinieri e interrogata, ha dichiarato che il Fabiano era molto legato alla figlia e che non le risulta che l'uomo volesse morire. «Posso anzi dire che teneva alla salute. Non faceva altro che parlare di sua fi¬ glia, ripeteva che sognava ad occhi aperti il giorno in cui la ragazza si sarebbe laureata. Non mi diede mai l'impressione di una persona così sofferente al punto da voler chiudere gli occhi anzitempo. Aveva in effetti qualche disturbo, ma chi non ne ha?». Il dottor Romeo, medico di famiglia dei Fabiano, che si è rifiutato di stendere il certificato di morte, è dello stesso parere: « Il capitano — dice — non aveva alcuna intenzione di morire, almeno non mi espresse mai una intenzione del genere. Anzi veniva a trovarmi per farsi visitare, e si curava con meticolosità. Non mi parlò mai di un presunto carcinoma». Sul vero movente del parricidio, dunque, ci sono ancora dei dubbi atroci, Vero è che la tesi dell'autanasia sino a questo momento non è stata demolita; tuttavia non è stata neanche confermata dalle indagini. Tra l'altro non è stata ancora definitivamente scartata l'ipotesi secondo la quale la Fabiano avrebbe ucciso il padre non soltanto per un motivo diverso da quello che sostiene, ma che addirittura si sia fatta aiutare da un'altra persona. Franco Sampognaro

Persone citate: Concetto Fabiano, Franco Sampognaro, Marina Fabiano

Luoghi citati: Catania