S. M. il Barolo re delle Langhe

S. M. il Barolo re delle Langhe Concorso di "Stampa Sera,, S. M. il Barolo re delle Langhe I vincitori nelle prime due selezioni - Il prossimo turno a Canale, Alba e Monf orte (Dal nostro inviato speciale) Barolo, 20 maggio. E' entrato in scena il re. Ieri in due paesi delle Langhe, nebbiose come in una giornata d'autunno, si è assaggiato, bevuto e celebrato il barolo. Oltre cinquanta produttori della zona hanno sottoposto il loro vino alla giuria di Stampa Sera, nella prima delle tre giornate che il nostro concorso dedica al più illustre vitigno piemontese. E' toccato a La Morra e Barolo aprire la sfilata, sabato prossimo sarà la volta di Canale, domenica Alba e Monforte. Primo appuntamento a La Morra, ore 11, sul piazzale in cima al paese, ghiotta meta di chi gira le Langhe cercando le piole dove si mangia bene e si beve meglio. Nei casolari sparsi sulla collina, tra i ripari delle cantine, decine di viticoltori conservano il loro nettare. Gelosamente, a dispetto di gloria e soldi: « Non si può immaginare — dice il prof. Giorgio Sapetti, insegnante alla scuola professionale di viticoltura ed enologia di Grinzane Cavour — come è stato difficile convincere i piccoli artigiani a partecipare al concorso, a mostrare in pubblico il loro vino. In genere lo fanno solo per gli amici, per quelli che arrivano a nome degli amici e sanno ritrovare la strada della loro cantina anche a distanza di anni ». Ben ventuno produttori hanno comunque risposto all'appello. Ed eccoli qui in piazza a trepidare confusi nella folla, mentre le loro bottiglie, nascoste da un sacchetto, aspettano il giudizio degli esperti. I ventuno sono Mascarello, Finelli, Voerzio, Cogno, Francesco Borgogno, Colla, Tarasco, Crissante Alessandria, Luigi Alessandria, Viberti, Dotta, Oberto, Altare, Accommasso, Stroppiana, il canonico Don Grasso, parroco di La Morra, l'azienda agricola « La corte », Ascheri, Denegri, Marengo, Silvio Alessandria. La giuria ha il suo daffare. La compongono, sotto la presidenza del nostro collaboratore Roberto Biasiol, il prof. Sapetti, Ernesto Molino, Giacomo Brandino e Arturo Nervo, tutti assaggiatori. Mentre Rosanna Canavero intrattiene il pubblico e la banda intona qualche inno piemontese, i giurati osservano, sorseggiano, fanno girare in bocca e infine sputano (ma non sempre) i ventun tipi di barolo. Di ognuno stabiliscono colore (rosso pallido, rosso rubino, intenso, vivace, brunastro, mattone), limpidezza (velato, senza vivacità, limpido, brillante), odori (difettoso, gradevole, fine) e sapore (franco, sano, armonico, sapido, generoso) dosando i punti come un alchimista dosa i suoi intrugli. « Sono tutti buoni — dice il prof. Sapetti —. Solo uno o due non sono all'altezza ». Ma siccome alla finale sono ammessi soltanto tre prò duttori di La Morra, la do lorosa scelta va fatta. Escono vincitori a pari merito Paolo Colla della frazione Serra, Luigi Viberti detto « Gilet » della frazione Tet ti e l'azienda agricola « La corte » di Carmela Olivero della frazione Rivalta. Secondo appuntamento a Barolo, ore 16. Ma prima lungo la strada che congiunge i due paesi, tra le gobbe segnate dai filari, è d'obbligo visitare una, due, tre cantine, dove eserciti di bottiglie dormono sublimando aromi sottratti al vento, alle solitudini fertili delle Langhe. Poi, l'antichissimo castello di Barolo: qui, nella biblioteca, « dove una bionda luce — si legge — indugia su pareti e preziosi volumi, appassionate ore il Pellico dedicò alla lettura ». Oggi, in parte spogliato, il castello è culla e regno del barolo, e se la biblioteca è vuota, l'enoteca è piena. Nella loggia, tra banda e majorettes, è al lavoro un'altra giuria, della quale fa parte anche Folco Portinari, professore di letteratura italiana moderna all'Università di Torino e fervido amante del buon vino. Ci sono addirittura trentatré produttori, ed è necessaria una « preselezione ». Questi i nomi: Giacomo Borgogno, Scarzello di Vergne, Giovanni Alessandria, Bruno Boschis, Germano, Fontana, Marchesi di Barolo, Terzano, Bianco, Barale, Brezza, Cantina « Terre del Barolo», Rinaldi, Francesco Boschis, Bartolomeo Cabutto, Pirra, Eraldo Borgogno, Seletto, Mascarello, Teobaldo Prandi, Giorgio Scarzello, Abbona, Patrito, Giovanni Cabutto, Enrico e Ludovico Borgogno, Camerano, Massimo Prandi, Damilano, Serio e Battista Borgogno, Antonio Viberti, Scanavino, Pittatore, Carretta. La scelta cade sui fratelli Lodovico e Francesco Bianco di Vergne, Eraldo Borgogno, Teobaldo Prandi e Giacomo Damilano. E' sera, le facce sono arrossate per il vento ed il barolo. Banda e majorettes lasciano il campo a Ugo d'Verdun che con la chitarra in braccio e un bicchier di vino sul tavolo canta: «La vendemmiada u re finia I 'r vin 'n crota u re sistema I 'r vent a suffia buna alegria I tut dismentiuma cun na cimpa ». Carlo Sartori