Seconda la sorprendente Stratos

Seconda la sorprendente Stratos Seconda la sorprendente Stratos Merzario ha lamentato una foratura e il cedimento di un semiasse - Ickx esce di strada per evitare una grossa pietra - L'Alfa di De Adamich-Stommelen, dopo essere stata al comando per tre giri, si scontra con un'altra macchina La regolare marcia dei vincitori Van Lennep e Miiller - Brillantissima prova di Munari-Andruet sulla Lancia (Dal nostro inviato speciale) Palermo, 13 maggio. Ancora la Porsche nella Targa Florio. La Casa di Stoccarda ha conquistato oggi l'undicesimo successo con la Carrera «RSR» dell'olandese Gijs Van Lennep e dello svizzero Herbert Muller che hanno preceduto la Lancia Stratos di Sandro Munari e di Jean Claude Andruet. Questo il sorprendente risultato di una gara che avrebbe dovuto illuminarsi per la sfida tra le due Ferrari «312P» di Merzario-Vaccarella e di Ickx-Redman e l'Alfa Romeo «33 TT 12» di Stommelen-De Adamich. Le tre vetture, invece, si sono ritirate nei primi quattro giri, lasciando che l'ultima edizione della competizione siciliana si trascinasse stancamente verso la fine. E' questa la seconda affermazione della Porsche nel campionato mondiale marche 1973, di cui la Targa era il sesto appuntamento. La Casa tedesca, grazie a varie scuderie e, soprattutto, al team, organizzato con la Martini, ha guadagnato punti in tutte le corse e ora si trova addirittura al terzo posto in classifica con 62 punti, contro i 64 della Matra-Simca, qui assente, e i 75 della Ferrari, che ha raccolto solo un'altra amara delusione. Se la Carrera di Van Lennep-Muller (una gran turismo con sospensioni modificate rispetto al modello normale e con motore 6 cilindri di 2296 ce, 300 Cv, 280 km/h sul rettilineo di Buonfornello) ha ridato alla Porsche e alla Martini l'ebbrezza di tante vittorie e rispolverato il ricordo delle famose «917» e «908», la Stratos ha dimostrato di essere ormai matura per i grandi cimenti. La berlinetta con motore Dino Ferrari di 2400 ce e 245 Cv (ma appena 200 km/h a Buonfornello perché i rapporti erano quelli della versione rally) ha superato il test delle Madonie con spaval da sicurezza, girando in tempi assai vicini a quelli della macchina di Stoccarda e, soprattutto, offrendo una bella prova di competitività e di affidabilità. Il suo tallone d'Achille, molto banale, è stata la rottura del perno d'attacco del se dile di guida, per cui Munari e Andruet hanno condotto la vettura con grande sforzo. Sandro, che è più alto del francese e che quindi arrivava più facilmente alla pedaliera, ha finito per assumersi il maggiore onere della corsa, tenendo il volante per otto giri: un'impresa davvero notevole per il nostro bravissimo pilota. Naturalmente, l'inconveniente ha costretto la Stratos a ripetute soste al box (con relative perdite di tempo) per consentire ai meccanici di intervenire con blocchetti di legno e di ancorare la poltroncina alle sue guide. Tuttavia, ben altri e maggiori guai hanno colpito la Ferrari e l'Alfa Romeo, che aveva dovuto rinunciare al progetto di far salire Carlo Facetti e Clay Regazzoni sulla vecchia otto cilindri della «Brescia Corse». Dopo molte discussioni, il delegato della Csai, Ottorino Maffezzoli, si era rifiutato di accettare la macchina, che nelle prove di venerdì non si era qualificata. Merzario, Ickx e Stommelen sono saliti per il primo turno di guida. La strada, cosparsa di terriccio, era molto scivolosa. Stommelen ha cominciato a guadagnare sui due piloti della Ferrari, finché Merzario, captato dalle radio installate nel box della Casa modenese, ha esclamato: «Ho forato». Il comasco era nei pressi di Campofelice: fermarsi a un posto volante della Ferrari per farsi aiutare «in segreto' (la norma non lo permetterebbe) nella sostituzione della gomma — la posteriore sinistra — oppure proseguire lentamente per una decina di chilometri sino a Cerda? Merzario ha optato per questa soluzione, perdendo, naturalmente, del tempo: 40'23"8 sul giro, contro i 36'31"8 di Stommelen e i 37'07"7 di Ickx. Ma era il terzo passaggio a risultare fatale per Merzario. Nella salita dopo Cerda si è rotto l'innesto del semiasse posteriore sinistro della «312P»: colpa dello sforzo patito nel tratto compiuto con la gomma a terra poco prima oppure altra causa? Arturo è convinto di non avere responsabilità, né è possibile per adesso stabilire il «perché» del guasto. In ogni caso, ci sembrerebbe ingiusto addossare al comasco la responsabilità della vicenda. Per la Ferrari questo terzo passaggio era « maledetto ». Jckx, nella veloce discesa che unisce Collerano a Campofelice, è finito fuori strada. Il belga ha raccontato: «Nell'af- fsmsshmsnspImmtcnJcal frontare una curva molto stretta, non ho visto che dalla montagna era rotolata sulla strada una grossa pietra. Ho sentito come un'esplosione, ho visto volare pezzi di gomma e di cerchione, il volante si è messo a ballare e sono finito diritto in una scarpata, sfiorando il muretto di un ponte. Un impatto terribile. Io non mi sono fatto nulla, ma la vettura è rimasta fortemente danneggiata, anche nel telaio, a mio avviso». Alcuni commissari di percorso hanno confermato le parole di Jckx, spiegando di aver visto cadere il sasso, ma di non aver fatto in tempo a toglierlo dalla carreggiata. Questa è vera sfortuna, uno di quegli eventi veramente imprevedibili che le corse, e in particolare la Targa Florio, riservano. Peccato per la Ferrari che, come sapete, cercava punti per il campionato mon- diale e che tentava, soprattutto, di riprendere ardore dopo la sconfitta patita a Spa. Più consueto, seppure altrettanto amaro, il motivo del ritiro della debuttante Alfa Romeo. Stommelen ha ceduto il volante a De Adamich dopo tre giri e l'italiano si è urtato in fase di sorpasso con la Lancia Fulvia di un concorrente siciliano, Adamo. Andrea ha detto: «Dopo Bivio Polizzi mi son trovato davanti una Fulvia. Le sono stato alle spalle per un po', poi, in un rettilineo che si chiudeva con una curva a destra, l'ho affiancata. In quel momento il pilota si è allargato e mi ha urtato. Con la ruota anteriore sinistra ho toccato un paracarro e sì è rotto un attacco. Che cosa potevo fare? Non certo compiere tutta la Targa dietro a quella macchina». Era la fine della corsa anche per la «33 TT 12», che fino a quel momento si era comportata in modo assai brillante. Non sappiamo se avrebbe tenuto sino in fondo, certo la sua prestazione è stata assai incoraggiante per i tecnici milanesi. Peccato che De Adamich non abbia forse atteso un'occasione più sicura per il sorpasso. Con quasi dieci minuti di vantaggio sulla Carrera di Van Lennep-Muller il gioco pareva già compiuto. «La Targa — ha commentato Carlo Chitti, responsabile tecnico dell'Alfa Romeo — è proprio una roulette». Una roulette per settecentomila spet¬ tatori, secondo i rilevamenti della polizia stradale, che ha contato duecentomila vetture intorno ai 72 chilometri del percorso. Ed ha finito per vincere una Casa tedesca. Che rabbia per molti. Michele Fenu Così al traguardo 1) Porsche Carrera «RSR» (Miiller-Van Lennep), 11 giri di km 72 pari a km 792 in h 6.54'19"1, alla media oraria di km 114,691; 2) Lancia Stratos (Munari-Andruet) a 6'10"6; 3) Porsche Carrera (Kinnunen-Haldy) a 18'22"6; 4) Chevron (Me Boden-Moreschi) a 23'14"5; 5) Lola (Nicodemi-Moser) a 31'15"6; 6) Porsche Carrera (Stekkonig-Pucci) a 33'10"; 7) Porsche (Borri-Barone) a 1 giro; 8) Porsche (Zhinden-Ilotte) a 1 giro; 9) Chevron (Bonelli-Nesti) a 1 giro; 10 Alfa Romeo (Zanetti-Galimberti) a 1 giro. Giro più veloce: il terzo di Stommelen (Alfa Romeo «33 TT 12») in 34'13"1, media km 126,248. Dopo sei prove (Daytona, Vallelunga, Digione, Monza, Spa e Targa Florio) la clas-1 sifica del campionato del \ mondo marche è la seguente: 1) Ferrari, p. 75; 2) Matra-Simca, 64; 3) Porsche, 62; 4) Lola, 36; 5) Gulf Mirage, 28; 6) Chevron, 17; 7) Lancia, 15; 8) Chevrolet, 12; 9) Alfa Romeo, 9; 10) Bmw, 4. Sandro Munari