Juventus, si congeda vincendo di Giovanni Arpino

Juventus, si congeda vincendo Contro l'Inter al Comunale continua la serie di successi dei bianconeri Juventus, si congeda vincendo Marchetti sblocca il risultato all'inizio - Due rigori di Altafìni (uno a segno, l'altro parato) che fallisce l'obiettivo del duecentesimo gol in campionato - Corso, di destro, realizza nel finale per i nerazzurri - Ottimo arbitraggio di Panzino Juventus Inter 2 1 vaJUVENTUS: Zoff 6; Longobucco 6, Marchetti 7; Furino 6, Marini 6, Salvadore 6 (dal 46' Savoldi 6); Haller 6, Causio 6, Altarini 6, Capello 7, Bettega 6. 12" Piloni. INTER: Vieri 5; Catellani 6, Pacchetti 7; Oriali 6, Giubertoni 6, Burgnich 6; Doldi 5, Bertini 6 (dal 60' Magi stralli 6), Bonin segna 5, Bedin 6, Corso 6. 12" Bordon. Arbitro: Panzino 7. Reti: Marchetti al 5', Altafini su rigore al 42' e Corso all'87'. Per accontentare i suoi tifosi e anche quelli di parte avversa (tra la nuvola di bandiere nerazzurre v'era anche qualche drappo di orgogliosi milanisti) la Juventus d'oggi avrebbe dovuto chiudere la partita di addio al Comunale col seguente punteggio: 10-7. Come in una supersfida tra Panatta e Nastase. Tanti, infatti, sono risultati i pallonigol, da parte bianconera e da parte nerazzurra. Nella sarabanda delle occasioni festosamente sbagliate o messe fuori per un pelo di neonato ci sta anche il duecentesimo gol che José «regala» su rigore. Se l'è mangiato proprio l'uomo che ha il piede, la caviglia, la tibia e l'astuzia manovriera senza paragoni. Che tocca in «souplesse» e vede il rettangolo della porta anche con la nuca. Ma è giusto così. Il suo autentico ((duecentesimo» don José Altarini se lo suderà con maggior fortuna ed eleganza scattando in azione: batterlo in rete dagli undici metri forse gli è apparso un traguardo banale. Anche Pelé c'è riuscito, dagli undici metri, per raggiungere quota 1000. Ma la bizzarria altafinesca evidentemente pretende maggiori difficoltà. Com'è stata Juve-Inter, una «classica» leggermente declassata solo per i demeriti del club meneghino, così balordo in questa annata? A lungo è apparsa una gara sonnacchiosa, ravvivata da qualche brivido di classe singola, da qualche spunto personale, da tentativi che rallegravano la cornice tifosa ma certo non esprimevano gran calcio. Subito un gol per una colossale papera di Vieri, costretta a scoprirsi (e qui le sue «nudità» hanno dimostrato di valere assai poco) l'Inter ha dovuto dopo cinque minuti mutare il modulo prefissatosi, ed attaccare proprio nella sua massima stagione negativa. Così concede due falli sul contropiede bianconero, che l'arbitro Panzino (forse il migliore in campo) è costretto a punire con altrettanti penalties, e rischia il «cappotto». Esprime poi un affaticatissimo forcing nella ripresa, ma dall'altalena dei palloni-gol strappa una rete di rapina solo a cinque minuti dalla fine, con un destro (ma sì) di Corso. La Juventus, concentrata, dinamica, anche se attenta alle gambe, non ha dovuto spendere sette camicie. E malgrado la preoccupazione di non rischiare caviglie, così preziose a Belgrado, s'è vista Salvadore abbottato da Oriali e Furino che opponendosi a due spaventose «lecche» di Pacchetti su punizione ha terminato con una coscia color aragosta. Il resto è apparso trotto salutare, svagatezze quasi normali (si fa per dire: vero Causio?) e tentativi di dialogo poco fruttiferi. Le novità? Alcuni tiri di Bettega da fuori area, non potenti ma da sottolineare perché Bobby certe volte insiste troppo nel triangolo e non sfrutta con tempismo quando è «solo» a quindici metri dalla porta; e poi tocchi pregevoli di José, l'ottima regìa di Capello, presente e lucido come se la stagione cominciasse adesso; e ancora la sicurezza di Marchetti, che nella ripresa ha sostituito Salvadore come «libero», riuscendo a chiudere in bellezza vari corridoi alle «punte» interiste. Della squadra nerazzurra il migliore è ancora il gran Giacinto, benché abbottato nell'incavo del ginocchio sette giorni fa. Il resto è spocchiosa melina, una ricerca di schemi che risalgono a un calcio da Anni Sessanta e che risultano controllabili o frantumagli o intuibili. Quando avanza, l'Inter d'oggi, pur avendo un Corso che nel trantran del Comunale riusciva ancora a far la sua figura, cerca di viaggiare con palla a terra su triangoli che anche i ragazzini dei vivai esperimentano. Mettici un piede, opera uno scatto (da Furino a Marchetti a Capello) e quel minuscolo teorema non dà più soluzioni, bensì offre magnifici palloni al contrattacco avversario. In questa «lavagna» un Boninsegna può smaniare di rabbia essendo un centra- lasoptivpchuZptedgmrarcpsus vanti all'antica, bisognoso di Ilanci, finché termina lui stes so con lo sbagliare un paio di palloni-gol veramente regalati. Ecco la cronaca, fatta di divertimento e di sprechi: al primo secondo è subito Pacchetti, pronto ad incornare un cross di Catellani. Para Zoff, e sale in cattedra José, pennellando un tocco per Bettega: tiro da venti metri poco distante dal palo. Bene, ce la godremo, dicono queste pre¬ messe. Ma è Marchetti a leva-re ogni voglia di incertezza: al 5' riceve palla da Salvado- re-Furino-Capello, si trova a circa venticinque metri dalla porta interista, s'incurva e spara. Pallone forte ma che un certo Vieri dovrebbe far suo. Invece sor Lido sta in- chiodato sulla linea, agita una manina e subisce il diagonale con stupori fantascientifici. I suoi lo guardano come si occhieggia il nonno che lascia cadere la dentiera nel piatto. Uno a zero. Ed è 8', palla-gol per Bettega che spara alto dopo aver ricevuto da Capello-Causio. C'è però Zoff che vuole consolare il suo diretto rivale nerazzurro: al 17' esce sventatamente su Bertini liberato da Doldi, respinge con una peda¬ ta, a porta vuota ribatte da un quindici metri Boninse gna, e salva il palo sinistro della rete juventina. Vieri non può ringraziare come vorrebbe. Palla alta di Capel- lo al 18', poi, al 22', Vieri re-1 cupera un po' di se stesso, e- para su colpo di testa di Bet-1 tega che aveva «bevuto» in tuffo il suo marcatore Catellani (bravino, ma più nelle proiezioni che nel controllo d'area). Para un tiro di Bertini al 31' Zoff, si nota che l'Inter non sfrutta la posizione di Oriali, che Furino si danna come al solito marcando in «tourbillon» almeno tre uomini. Si impapera Bettega al 34' su un tocco liberante di José, e al 35' Boninsegna si mangia il pareggio: pallone lavorato da Corso che lo insinua in un corridoio dove il Feroce Saladino scatta, battendo di destro, ma ne esce un diagonale molle a tre metri da Zoff già inferocito per le scarse mar cature dei compagni, " E di qui si arriva ai rigori 40', azione Bettega-Furino- Bettega che restituisce al coriaceo «Furia» pronto a battere a rete dopo aver superato un paio di difensori: il povero Bedin, con Vieri ormai fuori causa, respinge dalla linea di porta opponendo la mano. Pallone sul dischetto, destro vellutato di José sulla destra del portiere nerazzurro, e naturale due a zero. Fa centonovantanove, e dopo un pallonegol che Bettega spara alto sulla traversa (azione FurinoAltafìni), al 43' Oriali chiude in una «forbice» Causio entrato in area. Il dito indice di Panzino non può esimersi, ecco ancora José dagli undici metri. Forse pensa, il furbo: adesso Vieri crede che io glielo batta dall'altra parte, ed io invece glielo siringo proprio come prima. Forse pensa Vieri: toscano sono, quel «brasilero» crede che io me lo aspetti a sinistra, invece lui vuole ripetersi a destra. Come se gli avessi letto nel pensiero: José batte, ma appena più alto di prima (una spanna di troppo) e il sor Lido in volo fa ricredere i compagni che lo guardavano di brutto. La deviazione salva l'Inter da un probabile sfracello. La ripresa meriterebbe una pagina intera sulle disquisizioni tecniche e tattiche (Marchetti che arretra, Haller e Furino che proteggono, l'Inter che manovra assalti ma sembra un centenario occupato a rodere il torrone con le sole gengive: ahimè, è così, e facciamo tutti voti sportivissimi perché un club importante come quello nerazzurro ritorni presto sulla cresta dell'onda, nel '73-'74. Il gioco si frantuma fra mille occasioni, Zoff para un pallone-gol a Bertini (è l'ottavo minuto), l'innesto di Magistrelli non ravviva il forcing interista (anzi, al 17' è proprio il tredicesimo nerazzurro a sprecare una buona occasione), al 18' salva Facchetti su Bettega, al 23' Vieri si arrotola a terra «chiudendo» Haller liberato da Bobby. E ancora: al 31' Savoldi-Causio offrono un pallone-gol per Bettega, che in tuffo di testa sfiora il palo. Poi è l'accademico «serrate» nerazzurro, e in una rapida mischia creata da Oriali con tiro ribattuto da Zoff, il vecchio Corso usa la scarpa destra ancora lucida per infilare in rete (40'). I Giovanni Arpino n e a mtrapb Catellani affronta Capello affiancato da Corso: duello tra registi (Foto Moisio) I

Luoghi citati: Belgrado, Pacchetti