La Cee è soddisfatta delle misure di Bonn di Renato Proni

La Cee è soddisfatta delle misure di Bonn La notizia alle 4 di ieri La Cee è soddisfatta delle misure di Bonn Prima ancora che la rivalutazione fosse "ufficiale" messa in moto la macchina comunitaria per adeguare le tasse compensative alle frontiere del Mec agricolo (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 29 giugno. I commenti, ufficiali e di corridoio, alla Cee, sono concordi nel giudicare la nuova modifica del marco come un fatto positivo, poiché indica con quanta decisione i tedeschi difendano il « serpente », gracile, ma vitale embrione di integrazione valutaria europea. E ciò anche a costo di nuove penalizzazioni all'industria e di importanti strette deflazionistiche. « La Commissione constata — dice un documento ufficiale pubblicato stamane dalla Cee — che la decisione del governo tedesco permette il mantenimento dell'attuale sistema di cambio fra i Paesi della Comunità ». Infatti, il rispetto del margine di oscillazione del 2,25 per cento fra le valute europee (appunto il « serpente ») stava correndo un serio pericolo, come aveva osservato un po' compiaciuto ieri Malagodi: (« L'animaletto soffre di lombaggine agli arti inferiori e di infiammazione a quelli superiori»). La pressione speculativa sul marco, registrata negli ultimi tempi, stava scavando un profondo fossato tra la moneta di Bonn e le valute più deboli, come il fiorino olandese, e la Bundesbank era dovuta intervenire massicciamente per colmarlo. Rivalutando, la speculazione si raffredda e il marco non corre più, almeno per il momento, il rischio di perforare il tetto della fascia di oscillazione e di uccidere il « serpente ». La notizia della rivalutazione del marco è arrivata alla Cee alle quattro di stamane, quando i responsabili della politica monetaria tedesca hanno informato le autorità europee della loro intenzione di elevare il « tasso centrale di cambio » (non la parità ufficiale). Già ieri pomeriggio, nel Lussemburgo, gli inviati di Bonn avevano consultato, come prevedono le norme Cee, i loro partners e avevamo registrato l'intensificarsi delle voci di rivalutazione. All'alba si è messa così in moto discretamente (la notizia non era ancora ufficiale) la macchina burocratica comunitaria, che deve adeguare le attività europee alle nuove realtà valutarie. Sono così in corso di modifica le cosiddette « tasse compensative », che dovrebbero annullare gli effetti della rivalutazione sulla fluidità del « Mercato Comune Verde » Alle frontiere agricole tedesche verranno così applicate sovvenzioni alle esportazioni e tasse alle importazioni pari a un complessivo 12 per cento (differenza fra l'attuale saggio di cambio del marco e la sua parità ufficiale in Unità di conto). Per dare un'idea dei dislivelli esistenti all'interno dell'Europa Verde, provocati da svalutazioni, rivalutazioni e fluttuazioni, si pensi che fra l'Italia e la Germania esistono tasse di compensazione pari al 37,03 per cento, somma della rivalutazione tedesca e della svalutazione di fatto italiana. Le spese di questa « bardatura » doganale sono a carico del Fondo Agricolo Cee. Sembra improbabile che venga convocata una riunione straordinaria di ministri (esteri, finanziari o agricoli) nei prossimi giorni. Essa, almeno, non è necessaria dal punto di vista procedurale, in quanto la parità ufficiale non è stata ritoccata. Si tratta di una pura scappatoia formale: la situazione dell'intesa monetaria Cee è gravissima, come dimostra anche la richiesta franco-tedesca avanzata ieri nel Lussemburgo di rinviare sine die la seconda tappa dell'Unione economica e monetaria, fissata dal « Vertice » di Parigi. Alla Cee si è convinti che, non appena l'Italia avrà un nuovo governo, i massimi responsabili politici ed economici dei Nove dovrebbero incontrarsi per chiarire una volta per tutte le loro intenzioni anche di fronte all'opinione pubblica europea: la rivalutazione del marco è interpretata a Bruxelles anche come un invito indiretto al nostro Paese affinché rientri nel « serpente ». Gli esperti monetari della Comunità fanno osservare che il nuovo apprezzamento della moneta tedesca la rende più resistente agli attacchi speculativi e, quindi, rende meno duro il compito delle valute deboli, costrette a seguirla entro i limiti del 2,25 per cento. Ormai non è un mistero che Bonn sarebbe pronta a rafforzare il Fondo di cooperazione monetaria europea, dotato di oltre otto miliardi di dollari, per sostenere le monete in crisi, come la lira, e risparmiare alla Banca d'Italia emorragie di riserve, del resto non evitate neppure dalla fluttuazione. Renato Proni

Persone citate: Malagodi