Modigliani didattico

Modigliani didattico la mostra al parco rignon Modigliani didattico La rassegna è aperta ai giovani - Si propone di far conoscere una delle più grandi figure della pittura all'inizio del secolo Da due giorni il salone della settecentesca villa un tempo detta «degli Amoretti», al centro del parco Eignon, provvidenziale «polmone verde» al margine meridionale di Torino, è aperto (crediamo per la prima volta) per ospitare una mostra documentaria e didattica di Amedeo Modigliani, della sua opera di pittore e scultore, dell'epoca e degli ambienti in cui visse, soprattutto Parigi, delle persone da lui frequentate, insomma dell'intera sua vita br^ve (Livorno, 1884 - Parigi, 192.0). Rivolta ai giovani e ai giovanissim', necessariamente ancor digt'ini o quasi di studi artistici, per fargli conoscere uno dei più grandi artisti dell'inizio del nostro secolo, la mostra rientra nel programma di propaganda culturale «decentrata» dall'assessorato torinese alla cultura. Si compone del materiale (un po' diminuito per motivi di spazio) scelto e presentato da Dario e Vera Durbé con la consulenza di Franco Russoli, Giovanni Scheiwiller, Lamberto Vitali, per la commemorazione di Modigliani nella Villa Fabbricotti di Livorno nel 1970-71, cinquantenario della sua morte: fotografie fortemente ingrandite, e disposte su vasti pannelli, di luoghi, personaggi, lettere, testimonianze varie, riproduzioni in nero ed a colori d'opere non soltanto sue ma anche di artisti suoi amici o ch'egli ammirò ed ebbero influenza sulla sua formazione, e persino di alcuni «primitivi» senesi, Duccio, Simone Martini, maestri da lui prediletti col Carpaccio, Sono dunque rievocati gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza a Livorno, dei primi studi alla scuola del postmacchiaiuolo Guglielmo Micheli, d'una convalescenza a Capri (la minaccia della tubercolosi gli fu sempre incombente); le gite a Napoli, Roma, Firenze, le dimore a Venezia e a Parigi, i brevi ritorni alla città natale, la sosta sulla Costa Azzurra poco prima della fine. Si vedono le immagini dei suoi ateliers in rue Caulaincourt, presso il famoso «Bateau Lavoir» di Picasso, ed a Cité Falguière vicino allo studio di Brancusi; i ritratti delle donne amate, da Beatrice Hastings a Jeanne Hébuterne, che non sopportò di vivere dopo la sua scomparsa e si uccise; quelli dei suoi rari acquirenti-mercanti, da Paul Guillaume al fido Léopold Zborowski; dei poeti e dei letterati che accostò. Si delinea, da documento a documento, la doppia sua personalità umana: di colui che Max Jacob definirà «un aristocrate», che per Paul Guillaume era « tonte grace, tonte colere, tout mépris»; e della vittima dell'alcol e della droga. Infine si ritrova un buon numero di riproduzioni delle sculture di Modigliani, d'altri suoi quadri famosi, tra i quali alcuni celeberrimi nudi femminili. Si sarebbe potuto esporre un originale: la non eccelsa Ragazza rossa della Galleria civica d'arte moderna; ma non lo si è ancora fatto per ragioni di sicurezza. Ottima, nel complesso, l'iniziativa dell'assessorato; ma qualche osservazione le si conviene. Non si può dire ai bambini ed ai ragazzi che giocano e corrono nel parco, o comunque ad un pubblico «da educare» all'arte: «Questo è Modigliani: ammiratene il magistero», e basta. Noi ricordiamo lo choc dei torinesi quando sul finir degli Anni Venti nel foyer del Teatro di Torino furono esposti i Modigliani stupendi della collezione di Riccardo Gualino: lo sbalordimento dei contemplanti per i «colli lunghi», i nasi a tromba, gli occhi vuoti di certi ritratti. D'accordo: in quasi cinquant'anni la gente ha imparato ad apprezzare l'arte moderna misurandola non con le regole dell'accademia o del naturalismo. Ma non bisogna far credere asvapgcnmdptdPptdagaLts ai neofiti (come purtroppo di solito e perentoriamente gli si vuol far credere) che tutto, in arte, cominci da oggi od appena da ieri; e che mentre un grande pittore si esprimeva con uno specifico linguaggio, non ne esistesse un altro, non meno grande, che lo contraddiceva con un linguaggio opposto. Si racconta d'un incontro sulla Costa Azzurra di Modigliani col vecchio Renoir. Pare che i due non si comprendessero. «Passo le giornate ad accarezzare col pennello delle natiche di donna», avrebbe detto Renoir. «Io, signore, non amo le natiche », avrebbe risposto Modigliani. La pittura non è fatta soltanto di natiche; ma esse possono servire per un confronto di gusti: Rubens e II Greco. Perciò non si può abbandonare Modigliani ai bambini del parco. Ne abbiamo visti parecchi, nel salone, incuriositi e divertiti. Ma c'è il rischio che s'immaginino che quella, e nessun'altra, è «la pittura»; e che domani, alla scuola del disegno libero, incitati dall'insegnante, disegnino tutti dei colli da giraffa. Se si vuole «fare cultura» bisogna farla completa; mostrare ai catecumeni le due facce della medaglia; e con visite guidate fargli intendere qual posto tiene Modigliani nel più vasto ambito dell'arte moderna. Una parola per la villa degli Amoretti. Ci è parsa alquanto trascurata (nel parco, poi, non abbiamo visto un vigile a salvaguardia degli alberi e dei prati). Non è certo che il salone sia stato decorato dai Galliari; comunque lo dipinsero decoratori della loro cerchia. Ed ora la pittura si stacca qua e là dai muri, sul pavimento si formano mucchietti di polvere colorata; e se dobbiamo credere a un custode della Galleria civica, di fazione alla mostra, qualche sfregio sarebbe già stato fatto al pregevole edificio, mar. ber.