Edilizia: per i costruttori deboli sintomi di ripresa di Arturo Barone
Edilizia: per i costruttori deboli sintomi di ripresa Voci pessimistiche all'assemblea Ance Edilizia: per i costruttori deboli sintomi di ripresa Secondo il presidente, sen. Perri, il settore rappresenta "l'incognita più grave" "Non ci è dato di ravvisare elementi rasserenanti di valutazione" - Lamentata la mancata soluzione da parte governativa di pressanti problemi -1 dati della crisi (Nostro servizio particolare) Roma, 27 giugno. I sintomi di miglioramento, sia pure ancora incerti, che il recente rapporto dell'Iseo riteneva di potere scorgere nell'attività edilizia, non trovano conferma presso i costruttori. Il sen. Francesco Perri, presentando stamane all'assemblea delle associazioni aderenti all'Ance il consuntivo annuale, è stato categorico: nella prospettiva di ripresa, «l'incognita più grave è l'edilizia». Per quanto attenti a spiare l'evoluzione congiunturale «non ci è dato di ravvisare elementi rasserenanti di valutazione nello stato del settore». Perri ha anzi invitato «a non assumere dati o fatti contingenti e parziali quali significativi di una mutata tendenza della produzione edilizia», per non alimentare con simili j interpretazioni il sospetto di volere «sfuggire alle non lievi responsabilità di una politica di rilancio dell'edilizia in tutti i suoi comparti». A causa della crisi governativa nessun ministro era presente alla riunione, sicché non si sa se del monito si terrà il conto dovuto. La perdurante crisi dell'edilizia abitativa è sintetizzabile in poche cifre: appena 240 mila alloggi sono stati ultimati nel 1972, ossia un numero nettamente inferiore a quello delle nuove famiglie formatesi lo scorso anno (per la prima volta dopo parecchi anni di flessione o di stasi l'indice di nuzialità è risalito al 7,6 per mille, a causa dell'ondata di giovani nati nel secondo dopoguerra che ormai sono giunti in età di sposarsi). L'apertura di nuovi cantieri è stata nel 1972 in ulteriore regresso rispetto al 1971: le abitazioni iniziate sono state 250 mila, e per giunta la maggior parte di esse fuori dei grandi centri urbani, dove più alta è la domanda di case. Pare quindi fondata la previsione che nel biennio 1973-74 il numero delle abitazioni ultimate non potrà superare in maniera sostanziale l'insoddisfacente consuntivo 1972. Se si considera che la ripresa economica dovrebbe provocare un aumento della richiesta di abitazioni nelle aree industriali, la mancata soluzione del problema della casa rischia di essere un ostacolo insuperabile alla diffusione delle tendenze espansive e causa di gravi tensioni sociali. Esistono purtroppo parecchi motivi che fanno temere di non poter giungere a modificare la tendenza dì fondo con la rapidità auspicabile. Le Regioni sono tuttora impegnate in una dura polemica con lo Stato per l'affermazione delle proprie competenze e funzioni in materia di assetto del territorio, di esecuzione delle opere pubbliche e dì edilizia abitativa pubblica; solo una legge-quadro, coraggiosamente innovatrice, sembra in grado di porre fine al paralizzante dissidio. La prossima scadenza (1 dicembre 1973) dei vincoli della legge-ponte ripropone all'intera classe dirigente l'urgenza di riesaminare le decisioni prese a suo tempo in materia di espropri, decisioni parzialmente bocciate dalla Corte Costituzionale. Una semplice proroga può essere la soluzione più facile, non quella più soddisfacente sotto il profilo della «certezza del diritto». Anche il prolungarsi delle polemiche attorno alla «Legge per la casa», che la commissione Piga suggeriva di modificare radicalmente e alcune forze politiche (socialisti e loro alleati) ritengono di dover difendere in blocco, legittima molti dubbi circa la possibilità di un compromesso che riesca ad essere veramente operativo. Il sen. Perri, liberale, ha per parte sua sostenuto che la politica della casa è falli¬ mentare in ogni aspetto. L'edilizia pubblica, mentre la Gescal sta portando faticosamente a conclusione i suoi programmi, soffre tuttora dei conflitti di competenza fra Stato e Regioni e dell'irrisolto problema del finanziamento. Egli ha chiesto mille miliardi l'anno per almeno un decennio, da reperire da varie fonti e in vari modi, purché tutto il denaro affluisca ad un «unico organismo finanziario, autonomamente gestito». Anche l'edilizia convenzionata è ferma al palo di partenza, per la difficoltà di accordarsi su modalità e ammontare di un eventuale sussidio-casa che dovrebbe consentire di «saltare il divario tra costo della casa e possibilità di spesa di chi vi aspira». Nonostante le difficoltà, i costruttori continuano a puntare su questa formula, di cui peraltro non esiste alcun esempio. Uno schema di convenzione-tipo è allo studio presso gli uffici dell'Ance. Arturo Barone
Persone citate: Francesco Perri, Perri, Piga
Luoghi citati: Roma
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