Il diplomatico che sa ridere di Lietta Tornabuoni

Il diplomatico che sa ridere Brevi incontri Il diplomatico che sa ridere Il nuovo stile diplomatico inaugurato da Breznev nei sette giorni del suo viaggio americano diverrà abituale, regolerà da ora in poi le relazioni pubbliche internazionali? Certo ha segnato la fine del già vacillante regno dei cerimoniali imbalsamati, della contegnosità pomposa, del tetro imbarazzo dell'ufficialità: lasciando da parte la grande importanza e il grande successo dell'incontro, bisogna riconoscere che la performance di Leonid Ilic non ha permesso un attimo di noia. Breznev era già noto come dispensatore di baci a leaders internazionali e indossatore di copricapi nazional-corporativi: ma in America ha superato se stesso lasciandosi andare, scrive YObserver, a un « jovial clowning », un gioviale buffoneggiare. Ha fatto scherzosamente finta di buttarsi tutto vestito in piscina. Puerilmente ha mimato a braccia spalancate (e, si immagina, imitando pure con la voce il rombo del motore) l'atterraggio di un aereo. Si è allegramente versato addosso, sbruffando, una sorsata di champagne. Si è lasciato burlescamente prendere in braccio dall'altissimo attore di western, Chuck Connors. Per Nixon, poi, ha ostentato più che una semplice amicizia. Ha varie volte recitato con lui, di fronte a porte d'ingresso o a poltrone, il complimentoso gioco del « prego prima lei » in cui eccellevano sull'antico Corrierino dei piccoli Alphonse e Gaston, amici di Fortunello. Ma non basta. Diciamolo: con Nixon, Breznev si è addirittura preso delle libertà. Lo ha avvinto, gli ha sussurrato all'orecchio tante cose carine, gli ha tenuto le mani tra le sue, gli ha cinto affettuosamente la vita. Come Ridolini? Insomma, ha strafatto: niente di male, capita a molti innovatori travolti dall'entusiasmo e dalla buona volontà. Non si vorrebbe però che gli immancabili imitatori, adottando il nuovo stile diplomatico, lo esasperassero: come capita a molti imitatori. Se al diplomatico sorridente deve subentrare il diplomatico ridente a crepapelle, a quale escalation di frenetici shows assisteremo? I capi di Stato si faranno proiettare a scopo di documentazione, prima delle missioni all'estero, film di Woody Alien? Le automobili dei cortei ufficiali improvviseranno comici inseguimenti alla Ridolini? 1 presidenti si giocheranno scherzi dispettosi alla Harpo Marx, sottraendosi reciprocamente la sedia al momento della firma dei trattati, sforbiciandosi l'un l'altro il cavo del microfono nell'attimo dei discorsi conclusivi? Ebbri di amicizia e di proficua camaraderie, a quali eccessi espansivi arriveranno i leaders mondiali? Nixon e Breznev si sono incontrati in qualità di ex rivali: cosa mai faranno, incontrandosi, i leaders alleati? Ma non scherziamo, non esageriamo. I commentatori politici hanno spiegato molto bene che in America Breznev intendeva smentire la propria immagine di burocrate senza volto, freddo e pericoloso, che voleva far capire al popolo americano quanto il popolo sovietico tenesse all'instaurarsi di un rapporto di amicizia. Dicono che sia riuscito, che la sua visita negli Stati Uniti abbia avuto successo anche dal punto di vista delle pubbliche relazioni. Il successo, si sa, basta a se stesso. Forse per questo nessuno ha notato che per conquistare gli americani il leader sovietico ha usato una giovialità buontempona da campagna elettorale negli Stati del Sud, una disinvoltura comica da entertainer televisivo, una accattivante cordialità da sketch pubblicitario. Uomini 1973 « I pittori delle nuove generazioni, da Schifano a Cerali in giù, sono uomini stupendi: e più giovani sono, più sono belli », dice la fotografa Elisabetta Catalano, che ha infatti intitolato semplicemente « Uomini '73 » la mostra in cui ha esposto 35 ritratti fotografici di artisti d'avanguardia della corrente comportamentista. Baffuti, atteggiati, criniti, sorridenti, barbuti, narcisisti, i personaggi appesi alle pareti della galleria « Il Cortile » potrebbero benissimo essere fotografi, sarti, registi, designers, creatori di scarpe, costumisti, parrucchieri sofisticati, architetti, attori: come loro hanno la misteriosa capacità di essere fisicamente alla moda. « Almeno la metà sarebbero perfetti in¬ dossatori per le fotografie di moda: Sandro Chia, per esempio, ha una taille pazzesca, e le facce degli artisti sono molto più espressive di quelle dei modelli ». Bionda, bella, chic. Elisabetta Catalano, oltre a fotografare la moda, è ritrattista appassionata. Fare ritratti, spiega, è sempre più complicato: « L'indispensabile lavoro di ritocco costa carissimo, anche 50.000 lire per ogni copia di fotografia, e restano in pochi a saperlo fare. Quindi bisogna ricorrere a trucchi preventivi: molta luce in faccia per cancellare le rughe, una calza da donna sull'obiettivo per sfumare le luci, un velo di chiffon per ammorbidire le linee mentre si stampa, diffusori, filtri, velatini... ». Oggi, dice, la fotografia si è culturalizzata, ha acquisito valore artistico, è oggetto di collezione. Il fotografo non è più uno smar I-symbol, ma la fotografia è divenuta l'unica forma d'arte o almeno d'espressione praticata su scala di massa, specialmente d'estate; le riviste specializzate si moltiplicano, i settimanali inaugurano rubriche particolari. Molto è cambiato: «Solo chi si fa ritrarre vuole, immutabilmente, risultare perfettamente bello ». Lietta Tornabuoni

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