La pala del Mantegna trovala in un casolare di Giuliano Marchesini
La pala del Mantegna trovala in un casolare Il dipinto è tornato a San Zeno in Verona La pala del Mantegna trovala in un casolare Ha riportato soltanto qualche scalfittura nella parte superiore che non intacca il valore dell'opera - Una telefonata anonima ha messo i dirigenti dell'ospedale veronese sulla traccia precisa - Era appoggiata al muro di un cascinale abbandonato in aperta campagna - Gli interessati hanno affermato che "non è stata pagata neppure una lira ai ladri per la restituzione" (Dal nostro inviato speciale) Verona, 26 giugno. Sono finite questa notte le ansie per la pala del Mantegna rubata dieci giorni fa nella basilica di San Zeno. Il famoso dipinto è stato recuperato in maniera piuttosto avventurosa: seguendo la traccia indicata da un paio di telefonate anonime, l'hanno trovato i dirigenti dell'ospedale veronese in un cascinale abbandonato in mezzo alla campagna, a una quindicina di chilometri dalla città. Il quadro è salvo, ha riportato soltanto qualche scalfittura nella parte superiore, che non intacca l'immenso valore dell'opera. «Non è stata pagata una lira per la restituzione», dicono. Sulla vicenda, comunque, resta qualche perplessità. Il ritorno della pala del Mantegna nella basilica era dato per imminente, nel pomeriggio di ieri: qualcosa s'era mosso in un certo ambiente della malavita, attraverso misteriosi canali era giunta una voce secondo la quale i ladri stavano per «mollare» il preziosissimo bottino. Nelle giornate precedenti, diversi esponenti della città avevano manifestato il fermo proposito di non aderire a eventuali richieste di denaro da parte dei trafugatori. Perché l'ipotesi più attendibile era che l'inestimabile dipinto fosse stato rubato nell'intento di ricavare un'ingente somma dalla restituzione: del resto, sarebbe stato quasi impossibile collocare sul mercato clandestino una simile opera d'arte, notissima e compresa in tutti i cataloghi. Lo stesso sindaco, Leonzio Veggio, aveva espresso un rigido parere: «Non si deve cedere al ricatto». Così, è continuato questo «braccio di ferro» tra i veroneri e coloro che si erano portato via uno dei tesori della basilica di San Zeno. Recentemente l'abate, monsignor Ampelio Martinelli, è stato scosso parecchie volte dallo squillo del telefono. Si dev'essere inserito nella rete anche qualche personaggio del tutto estraneo al furto, che tentava di approfittare della situazione. «Mi consegnerete cento milioni — ha intimato un misterioso individuo — altrimenti vi restituisco il quadro a pezzi, uno per giorno». E l'abate a rispondere che soldi non ce n'erano. «Fate una colletta in tutta la città — è sta- ta la risposta — arrangiatevi». Direttamente interessata a questa vicenda era l'amministrazione dell'ospedale civile, propietaria del trittico del Mantegna, in base a un editto che risale all'epoca in cui Napoleone confiscò tutti i beni della basilica, facendone dono agli istituti ospitalieri. E la telefonata giunta ieri mattina nello studio dell'avvocato Giambattista Rossi, presidente dell'ospedale, era quella buona. Una voce anonima, frettolosa: «Se volete riavere la pala del Mantegna, andate questa sera a Desenzano. Poi vi diremo il resto». L'informatore ha indicato un bar poco lontano dalla cittadina: «Aspettate là, e non fate sapere niente ai carabinieri, alla polizia e nemmeno ai preti. i Altrimenti non se ne fa nulla». i n o , o . 0 a i e i a i Come è avvenuto il recupero, ce lo racconta l'avvocato Giulio Olivi, legale degli istii tuti ospitalieri, che insieme con il presidente ha partecipato a questa delicatissima operazione notturna: «Verso le 20 siamo andati a prendere un camioncino, ci siamo messi subito in viaggio e abbiamo raggiunto il locale indicato. Abbiamo atteso quasi quattro ore, si cominciava a pensare che si fosse trattato d'uno scherzo. Ma poco dopo la mezzanotte è arrivata la telefonata. Ci hanno detto di aspettare ancora una mezz'ora, poi dovevamo dirigerci verso la località Crocìoni di Bussolengo, e infilare la strada che conduce a Sommacampagna: sulla sinistra avremmo trovato un cascinale disabitato. Là, ci assicuravano, c'era il quadro». La traccia era precisa, l'avvocato Rossi e il suo accompagnatore non hanno avuto difficoltà ad arrivare sul posto. «Imbocchiamo una stradicciola di campagna — prosegue Giulio Olivi — accendiamo gli abbaglianti e ci troviamo di fronte al casolare, immerso nel silenzio. Scendiamo, mi sento parecchio emozionato. Non c'è da cercare molto: la pala del Mantegna è addossata a un muro, avvolta da tela di sacco. La solleviamo e, con comprensibile trepidazione, la posiamo sul camioncino. E ci mettiamo in viaggio per il ritorno». Verso le due del mattino, una scampanellata fa accorrere alla porta l'abate della basilica di San Zeno: il dipinto del Mantegna è davanti ai suoi occhi e monsignor Martinelli non riesce quasi a parlare, sopraffatto dalla commozione. Possibile, si chiede ora la gente, che non si sia dovuto pagare nulla per riavere quest'opera d'arte? Gli amministratori dell'ospedale escludono che vi sia stato un riscatto: «Il nostro è un ente pubblico — precisano — non avremmo nemmeno potuto destinare del denaro a questo recupero». «I ladri erano ormai braccati — dice l'avvocato Olivi — a un certo momento devono essersi resi conto che non c'era niente da fare e hanno mollato». Qualcuno, però, ritiene possibile che una certa somma sia giunta ai trafugatori da qualche altra parte: «Forse una cifra molto meno vistosa di quella che i malviventi si proponevano di ottenere». Polizia e carabinieri stanno ora conducendo intense indagini, nella speranza di giungere agli autori dell'impresa. Oggi, dopo un primo minuzioso esame da parte di un incaricato della Sovrintendenza, la pala del Mantegna è tornata nella basilica di San Zeno. Per il momento, l'hanno appoggiata all'altare maggiore. Decine di veronesi sono andati a vederla: è stato quasi un pellegrinaggio. Giuliano Marchesini La pala del Mantegna. La tavola a sinistra è quella trafugata e recuperata (Foto Ansa)
Luoghi citati: Bussolengo, Crocìoni, Desenzano, San Zeno, Sommacampagna, Verona
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