I cantastorie si sfidano a Bologna cronache di amore, mafia, delitti di Francesco Fornari

I cantastorie si sfidano a Bologna cronache di amore, mafia, delitti Oggi la sagra annuale giunta all'undicesima edizione I cantastorie si sfidano a Bologna cronache di amore, mafia, delitti Sono giunti da tutta l'Italia con i loro strumenti, i disegni un po' infantili e tanto entusiasmo Sindacalmente fanno parte della categoria dei commercianti, sono poeti che cantano in piazza Tra gli argomenti di quest'anno: dalla strage di Milano davanti alla questura, al femminismo (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 23 giugno. I cantastorie, ultimi testimoni di un mondo sempre più lontano, s'incontreranno domani a Bologna per festeggiare la loro sagra annuale, giunta all'undicesima edizione. Sono arrivati da ogni regione d'Italia, con i loro strumenti, con i disegni un po' infantili che illustrano agli spettatori le loro canzoni (qualcosa che va oltre al semplice tratto grafico, e racchiude invece la più genuina espressione na'ive), il loro spontaneo entusiasmo. Precursori dei cantanti folk, i cantastorie sono stati per an- ni gli umili « gazzettieri » della povera gente. Le loro origini si perdono nella polvere dei secoli: sono stati sempre alle, base della più schietta tradizione popolare, arguti interpreti degli avvenimenti del\p. loro epoca. Quanti sono oggi i cantastorie? Impossibile farne un censimento. Sindacalmente fanno parte della categoria dei commercianti ambulanti: si possono incontrare in giro per l'Italia, alle fiere, alle sagre, nei mercati di paese. Ma non rifuggono dalle grandi città: nei rioni popolari di Torino, Milano, Genova è facile imbattersi in un'auto munita di altoparlante che percorre lentamente le strade del quartiere invitando la gente a partecipare allo spettacolo del cantastorie. Anch'essi hanno in parte ceduto alle lusinghe del progresso: qualcuno si avvale di complessi apparati amplificatori, altri si sono uniti in gruppo, hanno messo sù una piccola orchestrina, girano le città su autocarri che in un battibaleno possono essere trasformati in palI coscenici. Quello che non è mutato, però, è il genuino entusiasmo, l'immediatezza dell'ispirazione. Il cantastorie è un autentico artista che recita in un teatro sprovvisto di quinte e scenari. Il suo copione trae ragion d'essere dai fatti della vita di ogni giorno. Come si diventa cantastorie? Non esiste una scuola, non ci si può improvvisare. « Si nasce », dice Lorenzo De Antiquis, 64 anni, da Forlì. Figlio di cantastorie, ha incominciato a esibirsi sulle piazze a nove anni: « Per necessità. A quei tempi, il cantastorie lottava ogni giorno per assicurarsi il pane ». Da più di mezzo secolo va in giro per le fiere e i mercati d'Italia con la fisarmonica e le sue canzoni. « Guerre, epidemie, morti violente, briganti, santi, amori impossibili, storie tristi e allegre: ho cantato di tutto. E' sufficiente guardarsi attorno per trovare l'ispirazione. La vita of¬ fre continuamente qualcosa su cui esercitare il proprio estro ». Si considera il « cronista della povera gente ». « Adesso i tempi sono cambiati, ma per molti anni noi siamo stati gli unici informatori per tutti quelli che non potevano comperare il giornale o possedere la radio. Sovente, con le nostre canzoni abbiamo rivelato al pubblico quelle cose che non potevano leggere sui giornali, sottoposti a a una rigida censura ». Adriano Callegari, 50 anni, da Pavia, è un altro figlio d'arte. « Mio padre, Agostino, nel nostro mondo è conosciuto come il "Fausto Coppi dei cantastorie". Nel 1912 è stato il primo a uscire in strada con la fisarmonica. Prima si accompagnavano soltanto con la chitarra ». Oggi, Callegari si avvale del sassofono e della collaborazione di tre colleghi, con i quali ha formato il «Quartetto di Pavia». Lavora tutti i giorni: «Non mi i concedo mai un giorno di festa. Le vacanze degli altri coincidono sempre con i momenti migliori per il nostro lavoro ». Lorenzo De Antiquis, vincitore durante la sagra dell'anno scorso del titolo di « Trovatore d'Italia 1972 », invece ha molti rimpianti. « E' vero, una volta era un mestieraccio. Si moriva di caldo sotto il sole, si rischiava la polmonite d'inverno, ma il pubblico era numeroso. Adesso è sempre più difficile trovare un posto dove lavorare. Nelle grandi città del Nord, tra il traffico convulso, è quasi impossibile farsi ascoltare. Soltanto in Sicilia troviamo ancora quell'accoglienza genuina, entusiasta di un tempo ». E' arrabbiato perché molti colleghi hanno tradito il mestiere: « Adesso hanno il banco in piazza, vendono i dischi e si ricordano di andare a cantare soltanto quando vengono invitati a qualche spettacolo. Sono diventati dei commercianti ». Ma lo spirito è rimasto quello di una volta. Almeno a giudicare dai testi delle canzoni che saranno eseguite domattina nel cortile di Palazzo d'Accursio: all'autore della più bella verrà assegnato il titolo di « Trovatore d'Italia 1973 ». I « fatti » scelti e presentati da questi esponenti del più genuino folclore sono legati ad argomenti tratti dalla cronaca più recente. Franco Zappala, di Catania, si è ispirato allo « Spiunaggiu telefonicu ». Il telefono, che una volta « era na rarità», ora, invece, ce l'hanno tutti e « sta appuntu ccà la nuvità: ppi mezzu di telefunu, la spia ora si fa ». Giovanni Borlini e Angelo Brivio, di Milano, in « Ancora sangue e terrore a Milano », rievocano la strage di via Fatebenefrateili: « Questa è stata la vendetta più assurda, dei presenti quattro finn perso la vita ». Altre canzoni si ispirano a « La conquista dell'Everest »; l'assassinio dell'agente Marino « in una strada di Milano il 12 aprile »; la sanguinosa rapina di Vicenza (conclusa con la morte dei banditi e degli ostaggi) « Ignoranza, terrore e tragedia a Vicenza »; la mafia « Orbu, surdu e taci, campa centu anni n paci »; al femminismo: in « La riscossa delle donne », la parificazione dei diritti fra uomini e donne è vista da un'angolatura nuova che non farà piacere ai mariti: « Parlando tra di noi, pur tra tante doglie, chi domina è la moglie!!! ». Francesco Fornari Franco Trincale, uno dei « re dei cantastorie », durante uno spettacolo in piazza

Persone citate: Adriano Callegari, Angelo Brivio, Callegari, Fausto Coppi, Franco Trincale, Franco Zappala, Giovanni Borlini, Lorenzo De Antiquis