Un convegno sull'eccessivo severità della legge contro chi uso la droga

Un convegno sull'eccessivo severità della legge contro chi uso la droga Si è aperto ieri a Roma all'Istituto superiore di sanità Un convegno sull'eccessivo severità della legge contro chi uso la droga Vi partecipano psichiatri, farmacologi, giuristi, uomini politici e psicologi - Si vuole anche ridimensionare, su basi scientifiche, il grado di pericolosità della marijuana (Nostro servizio particolare) Roma, 23 giugno. « Libertà e droga » è il tema di un convegno apertosi oggi a Roma presso l'Istituto superiore di sanità. E' il primo a carattere scientifico che si svolge su questo importante e delicato problema e vi partecipano psichiatri, farmacologi, giuristi, uomini politici e psicologi. Il convegno non ha il crisma dell'ufficialità. E' stato promosso, in collaborazione col partito radicale e « Stampa alternativa », da un comitato al quale hanno aderito il prof. Buzzati-Traverso, vice presidente dell'Unesco; il sen. Giuseppe Branca, ex presidente della Corte Costituzionale, e il deputato socialista Ruggero Orlando. Scopo principale degli organizzatori è quello di dimostrare l'eccessiva severità repressiva della legge nei confronti di coloro che fanno uso della droga e di ridimensionare, su basi scientifiche, la pericolosità della « marijuana », ritenuta meno dannosa per la salute dell'uomo rispetto ad altre « droghe » legali quali l'alcool, i barbiturici, il tabacco e gli psicofarmaci. Alla prima giornata di lavori ha partecipato un folto pubblico tra cui moltissimi giovani. Ha parlato per primo Ruggero Orlando, affermando che il fumare canapa indiana «fa male soprattutto se è proibito ». Si è detto del parere che la legge non dovrebbe colpire chi l'usa, più di quanto non accada per l'alcol, poiché la persecuzione verso questa droga leggera non fa altro che aumentare la diffusione degli oppia¬ cei. La tesi, avanzata anche in altri successivi interventi, è che il « proibizionismo » della marijuana fa aumentare 10 spaccio di altre sostanze stupefacenti; non perché la canapa indiana rappresenti di per sé il primo gradino verso le droghe « pesanti », ciò che non ha riscontro scientifico, ma perché lo spacciatore mentre guadagna il 30-40 per cento vendendo canapa indiana, ricava il tremila, cinquemila per cento vendendo eroina. Negli Stati Uniti, per costringere alla assuefazione da droga pesante, gli spacciatori mischiano alla marijuana foglioline di oppiacei. Dopo un breve intervento del sen. Venanzetti (pri), il sociologo Guido Blumir ha osservato che seimila persone sono state finora incarcerate per uso di stupefacenti. 11 95 per cento di essi erano o sono accusati di aver fatto uso di marijuana. Per il prof. Ignazio Maiore, psicoanalista e presidente della Società italiana di analisi mentale, è essenziale distinguere tra sostanze realmente tossiche (eroina, morfina, anfetamina) e sostanze relativamente innocue come i derivati della canapa la cui liberalizzazione avrebbe — a suo giudizio — il grosso vantaggio di smitizzare la droga rendendo il pubblico cosciente degli effettivi pericoli. Anche il prof. Giorgio Segre, direttore dell'Istituto di farmacologia dell'Università di Siena, ha sostenuto che la marijuana dovrebbe essere depennata dall'elenco degli stupefacenti e per scoraggiare l'uso dovrebbero essere inflitte al massimo pene pecuniarie. Pur condividendo le critiche mosse alla legge « troppo dura», il prof. Luigi Cancrini, dell'Istituto di psichiatria dell'Università di Roma, si è detto « esitante » dinanzi ad una crociata per la liberalizzazione della canapa indiana. Egli ha centrato il suo intervento soprattutto sulla pericolosità degli psicofarmaci, i cosidetti « tranquillanti », il cui uso è legale e notevolmente diffuso anche nel nostro Paese: tali « farmaci » rappresentano il 16 -18 per cento dell'intero fatturato delle industrie farmaceutiche italiane. Nel corso del convegno è stato inoltre presentato un documento nel quale si denuncia che 23 ricoverati dell'ospedale psichiatrico di Collegno sarebbero stati « forzati a ingerire un potentissimo allucinogeno da tre psichiatri della clinica delle malattie nervose di Torino, a scopo esclusivamente sperimentale e non terapeutico ». Un'indagine compiuta su un centinaio di ammalati ricoverati nell'ospedale psichiatrico di Roma, dove come in tutti gli altri istituti se ne fa largo uso, ha stabilito che il prolungato assorbimento di questi farmaci aveva provocato in loro seri danni cardiaci, epatici e neurologici spesso irreversibili, g. fr.

Persone citate: Buzzati, Giorgio Segre, Giuseppe Branca, Ignazio Maiore, Luigi Cancrini, Ruggero Orlando, Venanzetti

Luoghi citati: Collegno, Roma, Siena, Stati Uniti, Torino