L'isolamento dell'uomo in montagna e nella confusione delle grandi città
L'isolamento dell'uomo in montagna e nella confusione delle grandi città L'isolamento dell'uomo in montagna e nella confusione delle grandi città I motivi della ricerca in un convegno di antropologi alla Fondazione Agnelli - Contributo della scienza agli studi sull'assetto del territorio Una cinquantina di studiosi italiani, svizzeri, francesi, inglesi, americani raccolti intorno a un lungo tavolo nel salone della Fondazione Agnelli discutono un argomento di attualità viva: l'adattamento delle popolazioni umane all'ambiente alpino. Ieri, annunciando il tema del convegno, abbiamo illustrato i risultati delle ricerche condotte dall'Istituto di antropologia della nostra università in Val Varaita e in Val Maira; nella seduta essi sono stati indicati come punto di partenza per un approfondimento delle indagini in tutto l'arco alpino coinvolgendo non solo tutte le regioni italiane, ma anche quelle francesi, svizzere, austriache, jugoslave. Sono ricerche «multidisciplinari», cioè vi partecipano specialisti di vari settori. Per esempio in Val Varaita, e particolarmente a Bellino, hanno lavorato e lavorano, sotto il coordinamento del professor Chiarelli direttore dell'Istituto, la sociologa Walman; il direttore della Banca del sangue, professor Peyretti, e la professoressa Maria Lange, primario trasfusionista del Regina Margherita, che stanno esaminando circa 300 cam¬ pioni prelevati; il linguista Clivio, che tiene cattedra a Toronto; un entomologo di Toronto, oltre ai ricercatori dell'Istituto tra i quali il professor Masali (assistente, con attività didattica anche a Modena e a Milano). Masali ha fatto ricerche anche nelle valli intorno al lago di Como «studiando gli effetti di isolamento provocati dal lago». Effetti di isolamento si hanno anche nelle grandi città, ne abbiamo la prova ogni giorno; ma studi a questo livello forse non ne sono ancora stati fatti. Significativa a questo proposito la presenza al convegno del professor Sertorio, cattedratico di sociologia. Il professor Torre, direttore dell'Istituto di psichiatria sta conducendo, sempre nella Valle di Bellino, studi sulla valutazione quantitativa dell'intelligenza in comunità limitate e valutazioni sulla personalità. Il professor De Michelis, direttore della Clinica odontostomatologica, conduce indagini sulla dentatura e sulle anomalie. In genere la popolazione risponde positivamente a queste ricerche e il rapporto numero 1 pub¬ blicato dal gruppo di ricercatori che ha cominciato a lavorare nel 1968 ne è un esempio. Ma non sempre è così: lo svizzero Moeschler ha parlato di difficoltà incontrate tra la popolazione del Giura Bernese. «Obiettivo ultimo di queste ricerche — ha detto il professor Chiarelli — è la ricostruzione della storia naturale di alcune popolazioni alpine», che può servire come base per le attuali ricerche sull'assetto delle zone di montagna. Un contributo di studio alla Regione. Già se ne è avuta una prova con i suggerimenti che l'Istituto di urbanistica montana, ieri rappresentato dall'architetto Cellino, ha dato a proposito del rapporto preliminare dell'Ires sul piano di sviluppo della regione. Qui il discorso diventa politico, ma la politica non può non accogliere i contributi, seri, che le vengono dalla scienza. La scienza dell'uomo è fondamentale e l'uomo, come ha ricordato in un breve intervento il dottor Attilio Saisotto, capo ispettorato regionale delle foreste, «è il protagonista della vita della montagna ».
Persone citate: Cellino, Chiarelli, De Michelis, Maira, Maria Lange, Masali, Peyretti, Sertorio
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