Peron

Peron Peron (Segue dalla 1" pagina) può essere definito peronista. La centrale sindacale (Cgt) ha dimostrato in più occasioni una scarsa disponibilità alla lotta ad oltranza quando il momento si fa bruciante: i suoi maggiori dirigenti hanno preferito la conciliazione allo scontro, una volta di fronte al regime militare di Ongania e dei generali che lo hanno seguito dal giugno 1966 fino al mese scorso, mostrandosi piuttosto timidi ancora durante la recente campagna elettorale. La forza maggiore di Perón sembra risiedere, sostanzialmente, nel suo rapporto diretto con le masse (i ceti .semiproletari, frange cospicue di piccola e media borghesia delle città, gran parte dei lavoratori rurali) e nella quasi incredibile capacità di mobilitarli in suo nome. Ma Perón non vuole essere soltanto il leader di un movimento, sia pure maggioritario. Egli intende proporsi come un nuovo padre della patria. Come già nel 1954, quando, resosi conto del deterioramento subito dal suo governo, disse che cessava di considerarsi l'espressione di una parte per rappresentare tutti gli argentini, cerca adesso di realizzare la più ampia delle alleanze. Conta così di poter disporre di un maggiore spazio di manovra. Per questo porge innanzitutto la mano alla seconda grande forza politica argentina, il partito radicale di Ricardo Balbin, progressista moderato, dicendo: « sceglieremo gli uomini migliori, da qualsiasi parte essi provengano ». E le prime reazioni sono positive. Perón chiede agli argentini di stringere ancora i denti e tirare avanti. Il modesto aumento salariale concesso nei primi giorni del governo Càmpora (10 mila lire mensili), è stato rapidamente divorato dall'aumento delle tariffe dei trasporti pubblici, del carburante e da un lievitare continuo del costo della vita contro cui nulla può il blocco imposto ai prezzi di alcuni prodotti di prima necessità. 1. z.

Persone citate: Peron, Ricardo Balbin