QUALCHE TITOLO IN VETRINA

QUALCHE TITOLO IN VETRINA QUALCHE TITOLO IN VETRINA L'esordio narrativo di Dario Bellezza, con L'innocenza (1970), aveva rivelato una personalità forte di scrittore: il tema del romanzo era quello di un trauma di un giovane che scopre, con la perdita della propria « innocenza », la corruzione del mondo, sotto l'ordine apparente delle cose. E corruzione significa — per Bellezza — violenza, distruzione dell'uomo. Successivamente con Lettere da Sodoma (1972), Bellezza aveva cercato una sorta di confessione in pubblico, spietata e crudele nella sua immediatezza e nella sua sincerità, della propria « corruzione », che era violenza su di sé, autodistruzione fisica e morale. Ora con II carnefice (Ed. Garzanti, lire 2300) si ritorna alla medesima prospettiva (« Non credo a niente: non posso opporre niente alla distruzione o alla autodistruzione ») e si giunge alla stessa desolante visione di un mondo dominato dalla morte e dalla solitudine assoluta dell'uomo (« I rapporti umani non esistono, sono pura follia o convenzione umiliante e snobistica »). Ma c'è un riscatto, che sta nel rifiuto — questa volta — di una semplice trascrizione cronachistica della propria « miseria » interiore, della propria ossessione psichica; nel tentativo invece di una lirica interpretazione: quasi di una distillazione del « male ». * -k Un ricco presidente di una fondazione, che ha apparentemente scopi culturali ed assistenziali, ma che in realtà copre affari misteriosi che fruttano una rendita di diecimila dollari, decide, preso da scrupoli morali, che il suo patrimonio costituitosi in modo illegittimo debba essere ridistribuito fra chi soffre e lotta per la sopravvivenza. Il presidente, Eliot Ro- sewater, pensa così di « riparare » ai torli commessi nei confronti della società: ma la società ammette di essere rapinala, non di essere commiserata. Chi riceve soldi da Eliot, si chiede se sia giusto o no riceverne nella misura in cui ne ha ottenuti; chi non ne ottiene si chiede il perché di questa esclusione. Di qui nasce una ridda di sospetti e gelosie, di macchinazioni e risentimenti, che sfoceranno alla fine nel progetto, da parte di un avvocalucolo spregiudicalo, di una clamorosa espropriazione della fortuna di Eliot, per la sua incapacità di intendere e volere. Dio la benedica, signor Rosewater o Le perle ai porci (Ed. Mondadori, lire 2800) conferma le doti satiriche, violentissime nei confronti della società americana, di Kurth Vonnegut jr., che già avevamo potuto osservare in Mattatoio n. 5. g. der.

Persone citate: Dario Bellezza, Eliot Ro, Garzanti, Kurth Vonnegut

Luoghi citati: Sodoma